giovedì 5 gennaio 2012

Gli imprenditori suicidati di serie A e di serie B




Mortacci vostri

di Marco Travaglio

Uccisi dalle tasse”, titolava ieri il Giornale di zio Tibia, al secolo Sallusti. Poi sottotitolava: “Ieri ancora un suicidio, e fanno 13. Gli imprenditori sono disperati, ma nessuno li difende”. Sarebbe il caso di aggiungere che quelli disperati sono gli imprenditori onesti, non certo gli evasori: quel che è saltato fuori a Cortina nella prima visita della Guardia di Finanza da almeno vent’anni a questa parte parla da sé. Ma, soprattutto, sarebbe il caso di ricordare chi ha governato dal 2008 al 2011: l’unico premier al mondo che, mentre gli altri combattevano la crisi, la negava. “Crisi psicologica”. Colpa di Annozero e dei “programmi Rai che diffondono pessimismo, panico e sfiducia” e dei giornali che “sono essi stessi fattori di crisi”. Ma anche delle agenzie di rating, “le organizzazioni internazionali che un giorno sì e uno no dicono: deficit +5%, consumi -5%, crisi di qui crisi di là, crisi fino al 2011: un disastro! Chiudiamogli la bocca”. La famosa crisi percepita, un fenomeno di autosuggestione collettiva. “Tranquilli, abbiamo l’83% di case di proprietà, più auto e più telefonini di ogni altro paese europeo” e poi“ gli aerei e i ristoranti sono pieni”. Un giorno ammise che la crisi c’era, ma “ne usciremo prima degli altri perché siamo i migliori”. “Siamo in piena ripresa”, si portò avanti Brunetta. E B., l’autunno scorso: “il Paese è solido, la crisi è colpa dei mercati che – diceva mio padre – sono orologi rotti”. E pure della magistratura, altro noto “fattore di crisi”. Intanto nel Nordest si ammazzavano imprenditori su imprenditori: ma guai a parlarne, per non diffondere pessimismo. Il 27 marzo 2010 il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei rivelò davanti al presidente Napolitano e al governatore Draghi: “Solo nel Nordest, da inizio crisi a oggi, ci sono stati 18 suicidi di imprenditori: questo per dire quanto sia crudele e drammatica la situazione”. Nei tre giorni seguenti la rassegna stampa della Camera raccoglie 168 fra articoli e prime pagine del Giornale: ma cercarvi le parole “suicidi” e “Bombassei” è sforzo vano. Governava B., dunque il suicidio degl’imprenditori “uccisi dalle tasse” era un perfido esercizio di antiberlusconismo. Ora che invece governa Monti (da 50 giorni), allora sì che gli imprenditori suicidi, anzi “uccisi dalle tasse” fanno notizia e meritano la prima pagina. Dove quel gran genio di Nicola Porro ci spiega che “la crisi economica è seria” (benvenuto!) e “il fenomeno dei suicidi è una costante”, ma “ciò che cambia è che l’urlo di disperazione e di rabbia dei nostri concittadini questa volta ha un indirizzo ben preciso: lo Stato”. Ecco, “questa volta” il suicida è “ucciso dalle tasse”. E chi le ha messe, le tasse? La sinistra e Monti, ça va sans dire. B. invece, com’è noto, le toglieva. E pazienza se la pressione fiscale è aumentata proprio sotto il governo dell’uomo che prometteva “due sole aliquote del 23 e del 33%” e giurava di non aver “mai messo le mani nelle tasche degli italiani”. Infatti dal recente libro Tassati e mazziati di Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, si scopre che “lo Stato preleva ai contribuenti onesti il 51% del reddito lordo” fra tasse dirette, indirette e occulte. Il Tax Freedom Day, cioè il giorno dell’anno in cui possiamo finalmente metterci in tasca tutta la nostra paga senza prelievi fiscali, nel 2000 (ultimo anno della legislatura del centrosinistra) arrivava il 1° giugno. Nel 2010, dopo sette anni su dieci con B. al governo, s’era spostato al 6 giugno. Brutta bestia, il doppiopesismo. Ci sono giornali filomontiani “a prescindere”, che ogni giorno “aprivano” con lo spread alto finché governava B e, ora che governano i tecnici e i sobrii, lo tengono basso anche se resta alto come prima. E c’è il Giornale, che contravviene addirittura alla regola della “Livella” di Totò (almeno davanti alla morte siamo tutti uguali): zio Tibia divide i suicidi in due categorie: quelli di serie A, che si tolgono la vita sotto Monti; e quelli di serie B che, essendosela tolta sotto Berlusconi, sono un po’ meno morti. Anzi, è come se fossero ancora vivi.



Continua la saga sulla cosiddetta informazione del Giornale di Sallusti insieme ai validi collaboratori,meglio dire la negazione della onesta informazione,tutti quanti noi possiamo trattare qualsiasi notizia secondo la nostra ottica,ma da quelle parti non sanno cosa voglia dire essere professionalmente seri,devono compiacere il gioiello di famiglia,altrimenti sono costretti a cambiare necessariamente aria...

&& S.I. &&


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2 commenti:

Katrina Uragano ha detto...

Ma infatti chi soffre sono gli imprenditori onesti, quelli che hanno sempre pagato...ed ora non sanno più che pesci prendere.

Ivo Serenthà ha detto...

Tocca rivedere la legge anti evasione fiscale,stangando il più possibile,così pagando tutti pagheremo tutti di meno.