mercoledì 6 luglio 2011

Le mancate province da tagliare e il fallimento del federalismo



TAGLIANO TUTTO MA LE PROVINCE NON SI POSSONO TOCCARE

Bocciata la proposta dell’Idv, la affonda anche il Pd

di Chiara Paolin

La manovra viaggia ormai verso il varo tracciando solchi di profondo sacrificio per i cittadini comuni, ma la politica ha deciso ieri di lasciare intatto il suo peso confermando una delle sue istituzioni più discusse: le Province.
MASSIMO DONADI, Idv, era riuscito in un mezzo miracolo, cioè mettere in calendario alla Camera un disegno di legge per abolire l'ente nonostante nessun altro partito avesse spinto per infilare la norma in giorni tesissimi di grande manovre (non solo economiche). Eppure il testo è arrivato in aula e tutti gli onorevoli hanno potuto finalmente esprimersi in modo netto: Province sì o no? Voti contrari: 225, cioè quasi tutto il Pdl e la Lega. Favorevoli: 83 tra Idv, Terzo Polo e qualche cane sciolto. Astenuti: 240, praticamente il Pd intero. “Si è verificato un tradimento generalizzato degli impegni e dei programmi elettorali fatti da destra a sinistra”, ha tuonato Antonio Di Pietro. Aggiungendo: “Dell’abolizione delle Province si parla dal 1960 ma c’è stato un comportamento patetico anche nella nostra coalizione, qualcuno ha chiesto l’ennesimo rinvio per riflettere. C’è una maggioranza trasversale che possiamo chiamare 'maggioranza della casta', tipica da Prima Repubblica. E spiace che la Lega, che parla tanto di sprechi e costi della politica, sia poi in prima fila quando si tratta di sistemare le cadreghine locali”.
Di Pietro insomma è arrabbiato con tutti, ma più di tutti col Pd, che nel suo programma elettorale 2008 così dichiarava: “Eliminazione, entro un anno, di tutti gli Ambiti Territoriali Ottimali, settoriali e non, attribuendo le loro competenze alle Province. Eliminazione delle Province là dove si costituiscono le Città Metropolitane”.
In realtà nessuno ha voluto intervenire sulle amministrazioni locali innovando la distribuzione delle competenze, e tanto-meno si potrà parlarne ora che la legislatura volge al termine (magari anticipata al 2012). Meglio concentrarsi sulla manovra imposta dall’Unione europea e dagli squali della speculazione giocando anche qui su un doppio binario: rinvio dei provvedimenti più pesanti e nessun taglio sulla rappresentanza politica.
Perché se è vero che all’articolo 1 del decreto della manovra si parla di riallineare gli stipendi dei parlamentari e degli amministratori locali alla media europea, ciò accadrà solo in base agli studi che appronterà una costituenda commissione, e solo per i mandati futuri.
NEL FRATTEMPO, i partiti politici vedranno decurtarsi i rimborsi di ben 7,67 milioni di euro a partire dal 2013, mentre le stangate vere saranno sui trasferimenti a Regioni e Comuni, sulla sanità (il cui taglio arriva alla cifra di 7,5 miliardi), sulle pensioni e sul prevedibilissimo aumento delle assicurazioni. Soldi in uscita? Qualcosina per smuovere i patti di stabilità dei Comuni (200 milioni ) e un gruzzoletto di 5,8 miliardi di euro per attuare la manovra di bilancio 2012. Insomma quel filo d’aria prezioso per un anno che sa già di nuove elezioni.



Comuni, Province e Regioni contro la manovra

“E’ fortemente iniqua. Vanifica il federalismo” Comuni, Province e Regioni si scagliano contro la manovra finanziaria approvata dal governo. E parlano di una manovra fortemente “iniqua”, che vanifica il percorso verso il federalismo fiscale. Anzi ci mette sopra una “pietra tombale”. Per questo gli enti locali chiedono un incontro urgente con il governo.

Secondo il presidente dell’Associazione dei comuni italiani (Anci), Osvaldo Napoli, con la manovra “il federalismo fiscale è finito”. Ancor più duro il vicepresidente dell’Anci, il sindaco di Reggio Emilia Graziano Del Rio: “Questa manovra mette la pietra tombale sul federalismo e sulla nostra collaborazione al processo di riforma. Non siamo più disposti a parlare di fabbisogni standard o di federalismo demaniale nel momento in cui si configura un nuovo centralismo che mette le manette ai Comuni”. Altrettanto chiara è la metafora sulla manovra utilizzata da Del Rio: “E’ come se fossimo in un condominio in cui, ai piani alti, crescono le spese per i ministeri o la previdenza e si cercano le perdite staccando i tubi al piano di sotto, dove ci sono i comuni che continuano a subire tagli: da qui al 2014 noi dovremmo rinunciare a circa un terzo delle risorse attualmente disponibili”. Il presidente Napoli sottolinea infine che “l’Anci in questi anni ha sempre chiesto di rivedere il patto di stabilità e ora i Comuni lanciano un appello al Parlamento per aprire un confronto sulla manovra”.

Ai rappresentanti dei Comuni fa eco il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani: “Il percorso del federalismo fiscale fin qui non ha nessuna credibilità – dice -. La manovra vanifica il percorso verso il federalismo”. Non solo. Secondo Errani, “così com’è la manovra comporta la non governabilità del territorio”. D’accordo anche il presidente dell’Upi (Unione delle Province d’Italia), Giuseppe Castiglione.

Gli enti locali chiedono un incontro urgente con il governo, per discutere delle modifiche che ritengono necessarie. ”Siamo pronti e vogliamo stare al tavolo del confronto ma nella chiarezza – dice Errani- e i cittadini devono sapere quali sono le conseguenze della manovra”. I Comuni arrivano a minacciare la sospensione della loro partecipazione a qualsiasi attività inerente il federalismo fiscale. ”Chiediamo la convocazione urgente della conferenza unificata, alla presenza del ministro Tremonti per illustrare gli effetti della manovra sui Comuni – dice Osvaldo Napoli -. Fino ad allora non ci presenteremo a nessun tavolo politico”. D’accordo con i colleghi è il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che dichiara: ”Pieno appoggio alla posizione espressa oggi dal’Ufficio di Presidenza dell’Anci. La manovra presentata dal governo non è sostenibile per i Comuni italiani ed è quindi necessario un profondo ripensamento che la modifichi sostanzialmente”.




Mi rifaccio ad una massima del senatur,il quale disse alla signora che sventolava il tricolore di buttarlo nel cesso.

Come un boomerang consiglio al ducetto di Pontedilegno,di interpretare la medesima azione con il federalismo,aver votato decine di leggi adpersonam per compiacere,non è valso a nulla.

Sull'astensione del Pd a riguardo,no comment,la solita banda di squinternati senza senso.

&& S.I. &&

1 commento:

francesco ha detto...

il PD qui è stato penoso....