venerdì 8 aprile 2011
La gerontocrazia imperante
di Massimo Gramellini
Diversamente giovani
Prematuramente estromesso dal risiko del potere all’alba dei 76 anni, il banchiere Cesare Geronzi marchia i suoi successori col nomignolo irridente di «gioventù anziana». In effetti molti eterni delfini sembrano condividere il destino di Carlo d’Inghilterra, invecchiato in sala d’attesa, o quello di certi «enfant prodige» che col tempo smarriscono il «prodige» e si tengono solo l’«enfant». Se però oggi persino un sessantenne può sembrare un giovanotto arrembante è perché i «diversamente giovani» non mollano la presa. A cominciare dalla politica, dove il bastone del comando è in mano a Berlusconi e Bossi, 75 e 70 anni, e appena un sindaco su sedici ne ha meno di 35. Un’età in cui all’estero diventano già leader, rottamando dei quaranta-cinquantenni che si riciclano in altri mestieri senza farla troppo lunga.
Il problema è che in Italia il narcisismo sta diventando una malattia senile. Altrove il capo di un partito (banca, ospedale, università) si congeda dal palcoscenico e scivola con tutti gli onori dietro le quinte o nella buca del suggeritore. Qui invece rimane aggrappato al proscenio con le unghie e coi denti, se è il caso anche con la dentiera. Gli incarichi consultivi, prerogativa sacrosanta dei vecchi saggi, lo deprimono. Lui vuole esserci, apparire, contare. E così innesca l’effetto-tappo: poiché si rifiuta di scendere dall’autobus, chi gli sta dietro non riesce ad avanzare e quelli ancora più dietro neppure a salire. Deve aver confuso il prolungamento della vita con quello della poltrona. Forse perché per lui solo la poltrona è vita.
Evidentemente il potere è una grave dipendenza,chi ha determinate cariche non riesce a vedersi nei panni del nonno,alla bocciofila o a pesca,senza pensare alla moglie stufa di vederlo sempre a casa.Non rendendosi conto che al posto del potere potrebbe vivere gustandosi la vita,poichè quegli anni persi non torneranno mai più.
&& S.I. &&
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