venerdì 8 aprile 2011

Dai voli di stato privati di La Russa e Calderoli,al contratto Rai milionario per Sgarbi




Illegittima Difesa: La Russa allo stadio con il volo di Stato
EMERGENZA NAZIONALE: IL MINISTRO SI MOBILITA PER VEDERE L’INTER

di Gianni Barbacetto
   Può un ministro della Repubblica usare l’aereo di Stato come fosse un taxi per andare allo stadio? Ignazio La Russa lo fa. Lo ha fatto martedì 5 aprile, per andare da Roma a Milano, dove giocava la sua Inter, e poi tornare in nottata nella capitale. E lo ha fatto altre volte in passato. Come un Clemente Mastella qualsiasi. È atterrato a Milano, secondo quanto risulta al Fatto Quotidiano, attorno alle 18.30 di martedì. Ha viaggiato a bordo di un aereo P180 dell’Arma dei carabinieri proveniente da Roma. È poi ripartito attorno alle 23, con un aereo dell’Aeronautica militare, identificativo MM 62210. In mezzo, la partita allo stadio di San Siro, dove l’Inter è stata sconfitta 5 a 2 dallo Schalke, la squadra decima in classifica del campionato tedesco.Dopo la batosta sportiva, il ministro della Difesa ha avuto anche tempo di dare una stoccatina all’allenatore dell’Inter, Leonardo, dichiarando alla Gazzetta dello sport: “Kharja non l’avrei tolto, avrei levato Motta. Con una condizione così carente, l’atteggiamento tattico dovrebbe essere meno fantasioso”.
   La Russa stava vivendo a Roma giornate difficili. Nella mattinata di martedì 5, l’ufficio di presidenza della Camera dei deputati aveva deciso di sanzionarlo con la censura, per il suo comportamento in aula del mercoledì precedente, quando aveva tirato un “vaffa” al presidente Gianfranco Fini. Dopo quello show, il ministro rimette piede a Montecitorio proprio nel pomeriggio 
di martedì 5, mantenendo un basso profilo e sedendosi nei banchi dei deputati del Pdl e non in quelli (peraltro tutti occupati) del governo. “Ho attraversato gli anni di piombo senza una condanna”, dichiara all'agenzia Dire, “comando il mio partito a Milano da 17 anni, anche negli anni della corruzione. E mai mi è stato contestato qualcosa”. Poi cerca di dare una spiegazione del suo ormai proverbiale nervosismo: “Non è semplice superare quello che è successo in questi mesi nel mio partito, sto metabolizzando la rottura con Fini”. Poi via, verso San Siro, a bordo dell’aereo di Stato. Incassata la sonora sconfitta in campo, il ministro torna a Roma, con un altro aereo, ma sempre a spese del contribuente. La mattina del giorno dopo, la Camera vota il conflitto d’attribuzione tra poteri dello Stato, con l’obiettivo di bloccare il processo a Silvio Berlusconi per il caso Ruby. La maggioranza è traballante, dunque tutti i deputati Pdl sono precettati in aula, compresi i 14 ministri che (come La Russa) hanno un seggio a Montecitorio.
   IL CENTRODESTRA attaccò duramente Clemente Ma-stella, quando era ministro della Giustizia del governo Prodi e usò un volo di Stato per andare, nel settembre 2007, al Gran premio di Monza di Formula 1. La Padania allora titolò: “L’inGiustizia vola al Gran premio”. E il Giornale argomentò: “Non dicevano di voler tagliare i costi della politica? Forse usare l’aereo di Stato più faraonico che ci sia per assistere al Gp di Monza non è il 
miglior modo di risparmiare. O no? Per dire: il Gran premio lo trasmettevano pure su Raiuno, il cui segnale, ci risulta, dovrebbe arrivare fino a Ceppaloni”. Anche la partita Inter-Schalke è stata trasmessa in tv ed era visibile dunque anche a Roma, su Sky e Mediaset premium. Il malcostume di centrosinistra diventa accettabile quando ha protagonisti di centrodestra? Ci sono dei precedenti. Il 25 maggio 2009 il ministro La Russa, accompagnato dal coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini e da altri esponenti di partito, era arrivato a bordo di un Boeing 737 dell’Aeronautica militare all’aeroporto Baccarini di Grosseto. Per partecipare a un aperitivo elettorale in sostegno di un candidato locale del Pdl. Lo stesso La Russa ha firmato nel 2009 il contratto alla Fon-sai dell’amico Salvatore Ligresti che si è aggiudicato l’appalto dei servizi assicurativi per i rischi aeronautici connessi al trasporto aereo di Stato e di governo. In quella occasione, la copertura assicurativa è stata allargata non soltanto ai presidenti della Repubblica, della Camera e del Senato, agli ex capi di Stato e ai presidenti del Consiglio, ma anche agli estranei imbarcati sui voli. Una copertura assicurativa amplissima: i passeggeri dovranno essere risarciti in caso di infortunio, avvelenamento, punture di insetti e molto altro; pochissimi i rischi esclusi, tra cui i danni da fusione nucleare.
   ANCHE BERLUSCONI è stato al centro di polemiche per i voli di Stato: fu messo sotto indagine (e poi archiviato) per i viaggi con cui nel maggio-giugno 2008 andava a villa Certosa, in Sardegna, accompagnato da vari ospiti, tra cui il cantante Mariano Apicella. Il ministro senza portafoglio Michela Vittoria Brambilla ha invece querelato il Fatto Quotidiano per aver raccontato le sue avventure in elicottero, a spese dei contribuenti. La direttiva sui voli di Stato voluta nel luglio 2008 dal governo Berlusconi stabilisce che per autorizzare il volo devono sussistere 
“comprovate e inderogabili esigenze di trasferimento connesse all’efficace esercizio delle funzioni istituzionali”; e che devono non essere “disponibili voli di linea né altre modalità di trasporto compatibili con l’efficace svolgimento di dette funzioni”. La partita dell’Inter rientra nelle funzioni istituzionali del ministro della Difesa? La regina di Spagna, Sofia, quando ha dovuto correre da Madrid a Londra per andare a trovare il fratello, Costantino di Grecia, ricoverato in ospedale, ha preso un volo Raynair, comprando il biglietto online con la carta di credito. Altro stile.






RAI, 8 MILIONI DI SGARBI
Un “gemello” per Ferrara: arriva un maxicontratto in prima serata. Per il critico 200mila euro a puntata

di Carlo Tecce
   Per un critico d'arte scegliere un nome è il compito più difficile. Vittorio Sgarbi cambia ogni giorno titolo al suo programma per il debutto in Rai: Il mio canto libero, Il bene e il male, Capra e cavoli. Sul contratto e i costi di produzione, l'arte si fa da parte, e la cifra è tonda: cinque serate su Raiuno, otto milioni di euro. Per scongiurare lunghe riflessioni e ripensamenti, il direttore generale Masi ha offerto a Sgarbi un accordo in esclusiva di un milione di euro, spalmato in cinque comode rate: 200 mila euro a puntata. Masi con i suoi preferiti è un dirigente premuroso e sbrigativo, un mecenate grondante di soldi pubblici. Impose a Vieni via con me di ospitare gratis Roberto Benigni. Obbliga Vauro e Marco Travaglio a lavorare gratis ad Annozero. Ricordate? Roba vecchia.
   PER L’APPALTO esterno con la società di Bibì Ballandi, incaricata di costruire la trasmissione X di Sgarbi, viale Mazzini spende 2,350 milioni di euro, un pelino sotto i 2,5 per evitare il fastidioso voto in Consiglio di amministrazione. E maniche larghe ovunque: 3,150 milioni di euro per i costi di rete, più 1,5 milioni per la produzione. Totale (Sgarbi compreso): 8 milioni di euro, 1,6 a serata. E per cosa? Per un programma misterioso che slitta nel palinsesto perché a maggio, il mese indicato, cadono le elezioni amministrative: Sgarbi, versione sindaco di Salemi, viola la par condicio 
. Nessun problema, le regole in Rai mica valgono per tutti. Masi è flessibile: prima scrive nelle sue amate circolari che i nuovi contratti vanno sforbiciati del 20 per cento, poi ingaggia Giuliano Ferrara con un sontuoso triennale e temporeggia sui rinnovi di mezza (e odiata) Raitre, Fabio Fazio, Giovanni Floris, Milena Gabanelli e Serena Dandini. E fa pure una pernacchia ai dipendenti: piano industriale di lacrime e sangue, e dunque niente aumenti. Così per settembre Raitre sarà in bilico: Che tempo che fa, Parla con me, Ballarò, Report. Masi è un direttore generale che tutti danno in uscita, ma con i piedi saldamente dentro. L'ultima partita per normalizzare viale Mazzini la gioca da solo, chi ha i contratti in scadenza deve passare nel suo ufficio, almeno un paio di volte, per poi sentirsi rimandato, richiamato , tenuto in sospeso. Masi mostra la sua efficienza per Ferrara, un triennale firmato all'istante (senza nemmeno avvisare il Cda) oppure per Sgarbi, invocato per fare il contraddittorio a Marco Travaglio ad Annozero e precettato a novembre per creare un Vieni via con me in salsa berlusconiana. Una salsa talmente forte che Oliviero Toscani, già assessore a Salemi, lasciò il gruppo dell’ex ministro senza convenevoli: “Non presto il fianco al Cavaliere”. La Rai investe al buio 8 milioni di euro per una trasmissione che nessuno conosce, che potrebbe esordire a giugno per una concorrenza balneare con Mediaset. Per salvare il sindaco di Salemi dal duello pubblicitario - il famoso periodo di garanzia – e farlo gareggiare con la terza replica dei Cesaroni.
   MAI VIALE Mazzini ha svuotato le casse per il palinsesto estivo, il fuori stagione televisivo. Provi a chiedere a Ballandì quando andrà in onda? Risposta, mercoledì 18. Ri(provi) con la Rai? Anticipano di un paio di mercoledì. E autori, ospiti, argomenti? Chissà. L'idea di Sgarbi fu estemporanea, ispirata a Vieni via con me: “Io sarò l'anti-Saviano 
. Adesso prepariamo il numero zero. L’importante è che vada in onda – disse a novembre - in prima serata per avere una risonanza tale da rispondere ai dibattiti suscitati da Fazio”. Il prototipo è proprio lo speciale-evento di Raitre. Aspettando un confronto di ascolti, Sgarbi stravince il paragone dei costi: lo scrittore di Gomorra guadagnava 50 mila euro a serata (lui 4 volte di più), Vieni via con me con una media del 29 per cento di share legittimava i 500 mila euro a puntata (lui 3 volte in più).
   NON SERVE spulciare troppo i conti dei programmi sgraditi al governo, Sgarbi casca sempre male: Annozero, 194 mila euro a puntata; Ballarò, 110 mila; Report, 139 mi-la. E tutti registrano ascolti che fanno incassare pubblicità all'azienda. L’ingaggio di Sgarbi (un mese!) è il doppio di quanto prendono in un anno Michele Santoro e Floris. Cinque volte lo stipendio di Gianluigi Paragone e Lucia Annunziata, per non parlare della Gabanelli. E via con moltiplicazioni e divisioni. Non pretendete che un critico d'arte sappia maneggiare i numeri: “Quelle di B. sono amanti, non escort”.









QUANTA FRETTA È la città della sua compagna
Calderoli-Cuneo, toccata e fuga con l’Airbus militare

di Stefano Caselli e Chiara Paolin
   Con tutte queste inutili leggi da semplificare (e magari da bruciare), rimane davvero poco tempo per la vita privata. Giusto, dunque, approfittare di ogni momento libero. Questa volta, però, il ministro Roberto Calderoli, forse, ha un po’ esagerato: per passare tre ore a Cuneo - dove risiede la sua compagna Gianna Gancia, presidente della Provincia - la mattina del 19 gennaio 2011 ha usato un volo di Stato. Questo è quanto sostiene Fabrizio Biolè, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle (nonché cuneese doc) che ha presentato un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica del capoluogo della Granda ipotizzando il reato di abuso d’ufficio: “So da fonte certa – racconta Biolè – che il mattino del 19 gennaio 2011 è atterrato all’aeroporto di Cuneo Levaldigi un Airbus 319 CJ dell’aeronautica Militare da cui è sceso il ministro Calderoli. L’aereo, poi, è ripartito per Roma dopo poche ore, per un conto totale di circa 20 mila euro a carico della collettività”.
   Ma che ci faceva Calderoli quella mattina a Cuneo? Non si sa di preciso, e i malevoli hanno un'idea: che si sia trattato di un blitz (anche) a uso personale? Di certo il velivolo fa parte della flotta di Stato di stanza a Ciampino a disposizione del Presidente della Repubblica (e dei suoi predecessori), dei presidenti del Consiglio, delle Camere e della Corte Costituzionale. Quanto ai ministri, secondo la direttiva del presidente del Consiglio del 25 luglio 2008, l’utilizzo dei voli di Stato è limitato ai casi in cui sussistano “comprovate ed inderogabili esigenze di trasferimento connesse all’efficace esercizio delle funzioni” o non siano disponibili “altre modalità di trasporto compatibili con l’efficace svolgimento di dette funzioni”. “Inderogabili esigenze” che, nel caso specifico, non sembrano particolarmente evidenti: 
“Sono stato a Levaldigi – dichiara Biolè – per avere informazioni sul volo di Stato in qualità di consigliere regionale, mi è stato risposto che il passeggero del volo in questione aveva una copertura di sicurezza ‘di terzo livello’ e dunque non ho ottenuto nessuna informazione ufficiale”. Biolè non molla e denuncia pubblicamente il fatto, senza peraltro fare il nome di Calderoli, ma dicendo comunque abbastanza, dal momento che l’entourage del ministero sente immediatamente il bisogno di rispondere al consigliere grillino: “Hanno confermato il viaggio di Calderoli, ma solo per il viaggio di ritorno, che in un primo momento avrebbe dovuto partire da Linate per poi essere dirottato su Cuneo, motivandolo con un impegno ufficiale in Commissione Federalismo. Ma il 19 gennaio 2011, come si può facilmente verificare, non c’è traccia della seduta in nessun resoconto dei lavori parlamentari”. Dal ministero sbuffano di aver già chiarito la questione: “Non c’è nulla da aggiungere – dichiara il portavoce di Calderoli – per noi la questione è chiusa”. In effetti il ministro della Semplificazione, quel giorno, risulta aver relazionato alla commissione Bilancio della Camera le modifiche del governo al decreto sul fisco comunale. Rimane il fatto che, pur avendo un impegno di tale importanza, Calderoli è corso a Cuneo per poche ore “costringendosi” così a viaggiare in volo di Stato per non mancare all’impegno romano. Forse potrà spiegarlo direttamente al Parlamento visto che, su sollecitazione di Biolè, è stata presentata un’interrogazione in Commissione Affari Costituzionali, il cui primo firmatario è il deputato del Pd Emanuele Fiano.






Hanno scambiato l'Italia per un loro personale impero,del resto è sufficiente difendere con leggi e verbalmente il padrone del carrozzone,e qualsiasi nefandezza attingendo alla spesa pubblica può essere effettuata.Un profilo da basso impero in decadenza,sperando che il popolo sovrano sappia finalmente valutar, cosa governa effettivamente  la cricca non solo dei lavori pubblici.


&& S.I. &&

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