giovedì 13 gennaio 2011

Rock o non Rock,questo è il problema,di Massimo Gramellini



Le riviste musicali di mezzo mondo annunciano la morte del rock. Dopo il romanzo e il cinema sarebbe deceduto anche lui per consunzione: fra le cento canzoni più vendute nella madrepatria Inghilterra, soltanto tre ospitano ancora chitarre arroventate e rollii di batteria. Per fortuna il rock, come il romanzo e il cinema, è già morto e risorto parecchie volte, e poiché di solito dà il meglio di sé quando i giovani sono arrabbiati con gli adulti, c’è da scommettere che produrrà presto nuovi capolavori.

Quando noi diciamo che qualcosa muore, in realtà sta solo cambiando il nostro modo di percepirlo. Il tempo. Che nel precedente evo tecnologico, quello dei telefoni a gettone e del duplex in casa, era composto di strisce lunghe e ininterrotte, durante le quali potevi assaporare senza distrazioni l’assolo dell’organista dei Pink Floyd in «Ummagumma» (12 minuti) o Maigret alla tv che ispezionava il luogo del delitto in una scena che non durava mai meno di un quarto d’ora. Telefonino e computer hanno frantumato le strisce del tempo: oggi sappiamo godere di più cose insieme, ma di nessuna troppo a lungo. Tutto ci distrae e subito dopo ci annoia. Una musica o una storia, per attirarci, devono essere brevi. Ma ciò che poi ce le fa dimenticare in fretta non è la brevità. È la mancanza di passione. Il rock è nato breve e passionale e quindi saprà rimodellarsi all’era moderna. Non date troppo ascolto ai becchini: il rock non morirà mai. Non fino a quando il piede di un sognatore batterà a ritmo con il suo cuore.

La musica rock è solo appannata,i momenti epocali sono diversi,saranno le nuove generazioni sicuramente molto arrabbiate nel sviluppare nuovi temi musicali,se poi si chiamerà ancora rock non ne ho idea,ma scommetto che ci sarà un futuro artisticamente molto produttivo,basta guardarsi intorno!

&& S.I. &&

Nessun commento: