domenica 5 settembre 2010

I legittimi fischi a Schifani,di Peter Gomez




“Fuori la mafia dallo Stato”, “Mafioso” Alla festa Pd di Torino proteste contro il presidente del Senato per i suoi trascorsi siciliani

di Peter Gomez

È sbagliato paragonare agli “squadristi” i cittadini che hanno rumorosamente contestato la presenza di Renato Schifani alla festa del PD. Ieri a Torino, chi ha tentato di partecipare al dibattito pubblico tra il presidente del Senato e Piero Fassino, senza però poterlo fare a causa del servizio d’ordine, era infatti spinto non solo da una perfettamente legittima e democratica indignazione. A convincerlo alla protesta c’era pure un altro desiderio. Porre delle domande e avere delle spiegazioni. Ottenere dei chiarimenti sul passato della seconda carica dello Stato e sul tipo di attività professionale da lui svolta in favore di personaggi legati a Cosa Nostra. Nell’ultimo anno, del resto, sebbene sul conto di Schifani siano emersi interrogativi di ogni tipo, nessuno in Parlamento ha detto una parola. Il Fatto Quotidiano,assieme a pochi altri, con un duro lavoro d’inchiesta ha ricostruito parte della sua carriera di avvocato civilista e di affari. Ha fornito un primo elenco dei sui assistiti, i cui nomi erano fin qui rimasti segreti . E ha avanzato un quesito squisitamente politico: per il buon nome delle istituzioni è un bene o un male avere alla testa di Palazzo Madama un uomo che oggi si scopre aver fornito consulenze all’imprenditoria considerata mafiosa? È ovvio che gli eventuali aspetti penali della vita di Schifani siano di competenza della magistratura. In Parlamento non si può e non si deve discutere delle dichiarazioni, ancora da verificare, dei pentiti (Spatuzza e Campanella). Si può, e si deve, invece, discutere di fatti. In ogni democrazia che si rispetti il primo potere di controllo su ciò che accade nelle istituzioni e sul loro decoro non è né dei giornali, né dei giudici, ma delle opposizioni. Il Partito Democratico sul caso Schifani (e su molti altri), però non lo ha esercitato. E continua a non esercitarlo. Invitare alla propria festa il presidente del Senato, senza prima aver-gli domandato di chiarire tutto, magari rendendo nota la lista completa della sua discutibile clientela e dell’attività di consulenza legale e paralegale svolta per essa, vuol dire non capire ciò che chiedono gli elettori. E soprattutto vuol dire venir meno a un proprio dovere. Perché i cittadini leggono, s’informano sul Web, e domandano di essere rappresentati. Non farlo, per la democrazia, è molto più grave di qualche fischio e urlo indirizzato, non verso un avversario politico, ma contro chi ostinatamente siede ai vertici delle istituzioni rifiutando la trasparenza.



Come ho espresso ieri le contestazioni al Presidente del Senato sono reazioni popolari alla deriva politica della nostra classe dirigente,se c'è omertà di poter far chiarezza sulle pesanti accuse che sono state rivolte al passato di Schifani,non ci si può meravigliare delle forti contestazioni,a mio avviso non organizzate ad hoc,ma assolutamente spontanee.

&& S.I. &&

9 commenti:

storico sgrz ha detto...

vorrei ricordare che Schifani non è stato condannato per alcun fatto di mafia; e le accuse che gli sono rivolte , da pentiti che sono e rimangono dei pluriomicidi, vedono nel tribunale il luogo deputato in cui essere chiarite

Detto ciò la volontà di mettere a tacere qualcuno come è avvenuto con Schifani e prima con Dell'Utri non ha nulla a che vedere con la legittima espressione di un dissenso e nonpuò essere giustificata


Dopo Dell'Utri, Schifani. Far tacere l'avversario politico: la logica pericolosa dell'arroganza tramutata in diritto

Ivo Serenthà ha detto...

Che non vi sia una condanna è fuor di dubbio,ma il passato della seconda carica dello Stato imporrebbero in una qualsiasi democrazia le dimissioni.

Un paese dove una buona parte del parlamento,Senato-Camera,vi risiedono dei pluri condannati e sotto processo,è un paese profondamente malato destinato a mettere in grave rischio la democrazia.

Una situazione che nessun paese al mondo,dove sovrani la democrazia potrebbe tollerare.

Il popolo sovrano,quella parte che non ne può più dell'olezzo di una diffusa classe dirigente a tutti i livelli,trova nelle manifestazioni come quella di ieri una valvola di sfogo e molto probabilmente sono destinate a ripetersi.

Aggiungo che se le manifestazioni di ieri possono essere giudicate negativamente,che dire della potenza mediatica interpretata da certi giornali e televisioni nel delegittimare chi esce fuori dal coro,in modo automatico e ripetitivo.

Caso Boffo,Fini e calzini azzurri d'un certo giudice....per citare quelli più eclatanti!

storico sgrz ha detto...

Caro Ivo

premesso che Schifani non piace nemmeno a me, volgiamo impostare la lotta politica contro i politici che non ci piacciono pendendo dalle labbra di pentiti di mafia pluriomicidi che spesso fanno le loro rivelazioni con l'obiettivo di ottenere qualche vantaggio carcerario dai magistrati? Vorrei ricordare che il fatto che le rivelazioni su Schifani finora non abbiano avuto alcuna rilevanza penale è un fatto estremamente rilevante.

e ancora vogliamo impostare la lotta politica in maniera propositiva o come hanno fatto i signori di Torino impedendo di parlare a chi la pensa diversamente? Perché se a sinistra si intende adoperare l'arma della prepotenza zittendo l'avversario non fatico a capire il motivo per cui molta gente di questo modo di agire non ne voglia più sentire parlare.

infine l'atteggiamento dei vari Feltri, Belpietro & C. non mi piace affatto il mio blog avrai conferma che ho continuamente preso le distanze in maniera argomentata da questi pseudo giornalisti; ma questo nono deve in alcuna maniera legittimare il comportamento di chi vuole impedire agli altri di parlare.

Un saluto e a presto risentirci sul mio e sul tuo spazio :)

Ivo Serenthà ha detto...

Ti rispondo con un esempio che può fotografare la diversa condizione della politica democratica nel Regno Unito,ma potrebbe essere una qualsiasi democrazia occidentale.

Una Ministra inglese ha rassegnato le dimissioni su una spesa fatto dal marito a carico della collettività,e non fu il dvd porno ad essere decisivo nelle dimissioni.

Se si leggono le frequentazioni dell'attuale Presidente del Senato ai tempi della professione d'avvocato,sarebbe stato impossibile per qualsiasi forza politica europea inserirlo nelle liste elettorali e men che mai proporlo come seconda carica dello Stato.

Questa è la grande,immensa differenza tra noi e buona parte ,quella che conta,della comunità europea.

Saluti

storico sgrz ha detto...

il ministro inglese si è dimessa. ma non gli è stato impedito di parlare
Zittire qualcuno resta sempre un atto di violenza

Ivo Serenthà ha detto...

Come spiega Travaglio nel passaparola di oggi,al popolo sovrano non omologato non rimane che dissentire in questo modo,non avendo altre possibilità,fagocitati da una forza mediatica che nasconde ed è ossequiente al volere politico di un solo personaggio,che si è modellato anche l'opposizione di questo paese.

storico sgrz ha detto...

Allora Travaglio fa apologia della violenza. E' un bel misero modo quello che suggerisce per opporsi al Cavaliere
Il fine non giustifica i mezzi. E i mezzi sono illiberali.
Io dissento da Berlusconi e dalle sue politiche ma non mi permetterai mai di zittire chi la pensa diversamente

Ivo Serenthà ha detto...

Altro che violenza,libertà di espressione e di contestazione in una pubblica piazza.

Ma ho idea che potremmo scriverne all'infinito,e due rette parallele pur viaggiando all'infinito non s'incontrano mai.

storico sgrz ha detto...

Caro Ivo la nostra libertà trova un limite nel rispetto di quella degli altri.
E zittire una persona è oggettivamente una violenza all'altrui libertà di espressione.



Comunque hai ragione: su questo ben difficilmente troveremo un punto di accordo

Ma almeno il nostro confronto si è fondato sull'esprimere i nostri punti di vista senza impedire all'altro di fare altrettanto.
Mi sembra già un buon punto di partenza.
A presto :)