martedì 24 agosto 2010

Fiat Melfi,come calpestare il contratto nazionale dei lavoratori

Dopo la sentenza che ha deciso il reintegro degli operai sospesi




La Fiom denuncia la Fiat Melfi in sede penale per il mancato reintegro al lavoro dei tre operai riammessi da una sentenza del giudice del lavoro.

Sono usciti dallo stabilimento Fiat di Melfi, per l'azienda potranno fare attività sindacale in una saletta ma non tornare al loro posto di lavoro i tre operai rientrati con una sentenza: hanno deciso di far uscire Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli i legali della Fiom, dopo che un avvocato e un ufficiale giudiziario sono entrati in fabbrica, dove hanno avuto conferma che l'azienda accetterebbe la loro presenza a patto che i tre occupino una saletta e svolgano solo attività sindacale, senza tornare al lavoro sulle linee di produzione. Una linea che vuole umiliare. Lina Grosso, legale della Fiom, intende presentare una denuncia penale alla Procura della Repubblica di Melfi (Potenza). «Quella della Fiat è una strategia autoritaria inaccettabile», attacca il segretario confederale del sindacato di Corso d'Italia, Vincenzo Scudiere. L'azienda viola «le più elementari regole democratiche», rincara il leader della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, La Fiat replica: nostri provvedimenti legittimi, abbiamo fiducia nei giudici.

In serata la denuncia penale per la mancata osservanza del decreto con cui il giudice del lavoro ha ordinato il reintegro dei tre operai. Secondo il collegio difensivo della Fiom, il reato è previsto dallo stesso articolo 28 dello Statuto dei lavoratori sulla «repressione della condotta antisindacale», che rinvia al Codice penale (articolo 650) sulla «inosservanza dei provvedimenti dell'Autorità». I legali della Fiom richiamano, inoltre, una sentenza della Cassazione secondo cui il pagamento della retribuzione non equivale al reintegro sul posto di lavoro.

Intorno alle 13 i tre operai licenziati dalla Fiat e reintegrati dal giudice del lavoro di Melfi hanno passato i tornelli che danno accesso alla stabilimento, ma sono stati immediatamente bloccati dai vigilantes che li hanno portati in un ufficio. Il turno di lavoro dovrebbe cominciare alle 14. L'entrata dei tre operai, due dei quali delegati Fiom, è stata salutata con un applauso dei lavoratori. Al momento non è dato sapere se potranno tornare alla catena di montaggio. L'azienda, infatti, ha invitato i tre lavoratori a restare a casa fino al 6 ottobre, giorno in cui è fissata l'udienza di appello. Contro l'azione della Fiat la Fiom-Cgil ha proclamato uno sciopero dalle 14 alle 16 nell'azienda di Melfi. L'astensione dal lavoro riguarda il secondo e terzo turno.

Davanti ai cancelli dello stabilimento sono presenti anche il coordinatore nazionale del settore auto della Fiom-Cgil, Enzo Masini, e il segretario della Fiom Basilicata, Emanuele De Nicola. «Spero di riuscire ad entrare perché voglio andare a lavorare». Marco Pignatelli, intervistato dalle tv, è il terzo dei tre operai dello stabilimento della Fiat di Melfi che il giudice del lavoro ha reintegrato con un decreto, condannando l'azienda piemontese per comportamento antisindacale per il licenziamento di luglio. La Fiat ha già fatto sapere agli stessi operai di volerli tenere a casa pur essendo disposta a stipendiarli, fino al 6 ottobre data dell'udienza per il ricorso presentato dalla stessa Fiat.

«Da quello che la Fiat ci ha scritto penso che non ce la faremo - dice Barozzino - se sarà così, vedremo di muoverci con denunce. C'è la disposizione di un giudice che dice che siamo reintegrati. Noi non abbiamo fatto niente. Cosa ci aspettiamo? Il 6 ottobre c'è la prima udienza del loro ricorso, spero che andrà bene». Fuori dallo stabilimento ci sono tre volanti dei carabinieri e due della polizia mentre sono in allerta i vigilanti dello stabilimento, oltre ad una telecamera allestita in un gabbiotto per riprendere eventuali incidenti.

L'avvocato Lina Grosso aveva annunciato una denuncia penale per la mancata esecuzione della sentenza di reintegro. Il legale della Fiom ha detto ai giornalisti anche chiederà al giudice del lavoro che ha riammesso i tre operai di «stabilire con esattezza le modalità del loro reintegro. È inaccettabile la posizione della Fiat, che vuole relegare i tre operai in una saletta sindacale, mentre il giudice li ha reintegrati nel loro posto di lavoro. In questo modo non si esegue la sentenza».

Per la Sata S.p.A. «non avvalersi della sola prestazione di attività lavorativa dei tre interessati, che costituisce prassi consolidata nelle cause di lavoro e che ha l'obiettivo di evitare ulteriori occasioni di lite tra le parti in causa, trova ampia e giustificata motivazione nei comportamenti contestati che si riflettono negativamente sul rapporto fiduciario fra azienda e lavoratori».


Il servizio di skyTg24 sulla vicenda e la breve intervista ai tre operai


Dopo la sentenza che scagiona i tre dipendenti Fiat nel non aver bloccato alcuna linea di produzione,tesi avallata da più testimonianze,anzi la linea in questione è ferma da tempo e continua ad esserlo,pare a chiunque abbia buon senso una condotta del genere da parte dei vertici Fiat sia intollerabile e vergognosa.
Poichè la linea dura senza tener conto della più importante confederazione sindacale,e rifiutando di discutere qualsiasi progetto attuale e futuro del gruppo automobilistico,possa essere definito tutto ciò un harakiri economico per tutto il paese.
Tenendo conto dei pochissimi investimenti fatti dal gruppo torinese a confronto di altre realtà automobilistiche,degli stipendi più bassi rispetto a lavoratori tedeschi,francesi e spagnoli,e di una delocalizzazione che non ha eguali in Europa,quella che conta,naturalmente.
Bene hanno fatto i tre lavoratori e la Fiom a presentare un'ulteriore denuncia per comportamento anti sindacale e contro i più elementari diritti dei lavoratori,sulla base del contratto nazionale dei metalmeccanici.



Marchionne osannato negli States,sta bruciando sempre di più la stima che lo aveva accompagnato negli ultimi anni,almeno tra i nostri confini.

&& S.I. &&

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