domenica 25 aprile 2010
Il misterioso personale outing nei social network,dove pentirsene risulterà molto probabile
di Maria Laura Rodotà
In Italia non siamo ancora arrivati, come succede agli americani, a mettere online il numero della carta di credito. Ma la tendenza è quella: condividere tutto, dai film visti agli stati d’animo, sui social network, senza rispetto per la propria privacy. E senza pensare che una notizia messa in rete resta lì per sempre.
In Italia, non succede, al momento. Perché gli italiani sono malfidati, e non danno volentieri il numero di carta di credito online. Perché gli italiani non amano le ricevute fiscali; da noi non ci sarebbe un Mark Brooks di San Francisco, che «vuol far sapere a tutto il Web di aver speso 24 dollari in un ristorante e 6.450 dollari per una plastica al naso». Il ristoratore amico gli avrebbe fatto un piccolo sconto se pagava in contanti, il chirurgo avrebbe fatturato solo la sala operatoria facendosi pagare in nero. In futuro, chissà.
Chissà, perché anche gli italiani sono presenti in massa sui social networks. E raccontano volentieri di film visti e trattorie visitate (i ragazzini postano anche i numeri di telefono, scrivendo «sono senza credito chiamami qui»; accidenti a loro). E condividono molto i loro stati d’animo. Dagli stati d’animo ai consumi dettagliati il passo, pare, è breve. Tanto che dall’autunno scorso sul Web americano fioriscono siti di condivisione di tutto. Il più noto è Blippy, che ha come slogan «cosa stanno comprando i tuoi amici?»; sta per venire affiancato da Swipely, sempre dedicato a diffondere notizie di acquisto; poi c’è Foursquare, che segnala dove si trovano gli utenti (uno studente olandese ha creato un contro-sito per segnalare le case da derubare, visto che gli occupanti raccontano sempre dove sono la sera); c’è Skimble, cronaca nonstop di attività sportive; e così via. I più interessanti, ovvio, sono i siti sugli acquisti. Piacciono a imprese e pubblicitari, che possono avere notizie continue e affidabili. Piace amolti utenti. Alla faccia della riservatezza. Il mese scorso, il sito di vendite online Amazon aveva bloccato Blippy per motivi di privacy. Blippy ha chiesto ai suoi utenti di poter entrare nelle loro caselle di posta Gmail; per leggere le ricevute degli acquisti su Amazon (libri, tra l’altro) e pubblicarle. In migliaia hanno detto di sì.
In Italia non siamo ancora arrivati, come succede agli americani, a mettere online il numero della carta di credito. Ma la tendenza è quella: condividere tutto, dai film visti agli stati d’animo, sui social network, senza rispetto per la propria privacy. E senza pensare che una notizia messa in rete resta lì per sempre.
In Italia, non succede, al momento. Perché gli italiani sono malfidati, e non danno volentieri il numero di carta di credito online. Perché gli italiani non amano le ricevute fiscali; da noi non ci sarebbe un Mark Brooks di San Francisco, che «vuol far sapere a tutto il Web di aver speso 24 dollari in un ristorante e 6.450 dollari per una plastica al naso». Il ristoratore amico gli avrebbe fatto un piccolo sconto se pagava in contanti, il chirurgo avrebbe fatturato solo la sala operatoria facendosi pagare in nero. In futuro, chissà.
Chissà, perché anche gli italiani sono presenti in massa sui social networks. E raccontano volentieri di film visti e trattorie visitate (i ragazzini postano anche i numeri di telefono, scrivendo «sono senza credito chiamami qui»; accidenti a loro). E condividono molto i loro stati d’animo. Dagli stati d’animo ai consumi dettagliati il passo, pare, è breve. Tanto che dall’autunno scorso sul Web americano fioriscono siti di condivisione di tutto. Il più noto è Blippy, che ha come slogan «cosa stanno comprando i tuoi amici?»; sta per venire affiancato da Swipely, sempre dedicato a diffondere notizie di acquisto; poi c’è Foursquare, che segnala dove si trovano gli utenti (uno studente olandese ha creato un contro-sito per segnalare le case da derubare, visto che gli occupanti raccontano sempre dove sono la sera); c’è Skimble, cronaca nonstop di attività sportive; e così via. I più interessanti, ovvio, sono i siti sugli acquisti. Piacciono a imprese e pubblicitari, che possono avere notizie continue e affidabili. Piace amolti utenti. Alla faccia della riservatezza. Il mese scorso, il sito di vendite online Amazon aveva bloccato Blippy per motivi di privacy. Blippy ha chiesto ai suoi utenti di poter entrare nelle loro caselle di posta Gmail; per leggere le ricevute degli acquisti su Amazon (libri, tra l’altro) e pubblicarle. In migliaia hanno detto di sì.
[ da Corsera ]
In effetti si sta esagerando nel raccontare i fatti personali dentro le varie realtà dei social network,se poi si rilasciano i dati personali addirittura della carta di credito come avviene negli States si rischia oltre ricevere brutte sorprese,davvero il surreale,dalle nostre parti al momento si deve stare attenti col fishing legato alle mail ricevute,dove fingono d'essere la propria banca e richiedono dati personali del conto corrente,è la mini rovina o grande che sia,è compiuta!
Dalle parti di Freedom l'outing dei vari componenti è limitato alle proprie idee politiche e non solo,tramite le varie riflessioni come questa del resto,l'articolo di Maria Laura Rodotà si riferisce a ben altro,ovvero al proprio intimo,dal cazzeggio a particolari più riservati,i quali difficilmente potranno essere cancellati in rete,e pentirsi per tutto ciò risulterà molto probabile.
@ Dalida @
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