giovedì 25 marzo 2010
Anno zero sul web,la Rai liberata per una notte
Il bavaglio è diventato un megafono. E Sofia al massimo il nome di una signorina, non più Capitale di un editto forse abrogato per sempre. Chi la fa l’aspetti e la rivincita va in scena in un Palazzetto dello sport. Di solito gli spalti si riempiono per le partite di basket, una cosa fuori moda con le regole e un arbitro che fischia i falli senza badare al colore della maglia. Il Paladozza stasera accoglie tutti gli squalificati di un gioco senza regole né arbitri: ecco Raiperunanotte, (e)versione di Annozero dopo il cartellino rosso dell’Authority. Michele Santoro l’aveva spiegato: “Stiamo dentro un filo spinato, ma proviamo a tagliarlo”. Dal bucodellaimpar-condiciounilaterale, violata a piacimento dal premier (e se se n’è accorta perfino l’Agcom) sono passate migliaia – forse milioni – di cittadini, davanti a computer, televisioni, maxischermi. Resistere si può e chi intendeva spegnere voci “stonate” ha ottenuto esattamente il risultato opposto. Quelli che “rompono sempre i coglioni”, continuano a farlo: la rispettosa dichiarazione viene rilasciata a Luca Bertazzoni, inviato di Santoro, da un militante del Pdl durante l’affollata manifestazione di piazza San Giovanni.
Le altre affettuose parole sono poco riferibili: le più tenere si augurano la morte di Di Pietro, Travaglio, Santoro. Come si dice: quanti crimini sono stati commessi in nome dell’amore? Ammorbati – dal mal d’amore al cancro – è la campagna elettorale delle malattie. Il segretario nazionale della Federazione nazionale della stampa Siddi spiega al pubblico che il “vero cancro è la manipolazione”. Ed è solo l’antipasto. Michele Santoro, nell’editoriale di apertura della puntata, si rivolge al presidente Napolitano per suggerirgli che dei tanti acciacchi che affliggono la nostra malridotta democrazia il peggiore è il conflitto d’interessi. Poco prima erano andati in onda due spezzoni registrati: un Mussolini affacciato al balcone e un preoccupantemente simile Silvio Berlusconi in piazza San Giovanni. “Presidente”, inizia Santoro, “noi non siamo dentro il fascismo. Ma certe assonanze sono davvero preoccupanti. E ricorda proprio oggi ricorre l’anniversario della chiusura della Radio Libera di Partinico – l’emittente di Danilo Dolci – silenziata il 25 marzo del 1970. La prima radio libera che dalla Sicilia mandava un sos “perché qui si marcisce di chiacchiere e di ingiustizia. Sos perché la nostra Costituzione dice che tutti hanno diritto di esprimere la loro opinione. Così diceva Danilo Dolci, presidente. E cosa vuol dire tutti? Tutti escluso noi? Vorrei ricordarle, con grande umiltà, che il presidente Nixon per una telefonata dovette dimettersi”. Poi Santoro cita ancora il sociologo siciliano: “E’ un delitto di enorme gravità quando si registra un’interferenza diretta della politica sulla libertà d’informazione”. E aggiunge: “Questa è una violenza fatta alla Costituzione”. Però attenzione, perché come spiega Gad Lerner: “La censura crea sempre il suo antidoto”.
Il telefono no – “Chiudere i pollai pagati con i soldi pubblici”. Era l’ordine di Berlusconi a Innocenzi dell’Agcom. Invece le galline sono scappate e dimostrano che libere nell’aia fanno più casino che chiuse nel recinto. Così le intercettazioni, eterno cruccio di un premier che non riesce nemmeno se legato a star lontano dalla cornetta, vanno in onda: Mills, Cosentino, Trani, un po’ per tutti i gusti. Santoro le ripropone per dimostrare che tutti i paletti messi ad Annozero non erano un caso. “Non si parla di processi in tv. I processi si fanno in tribunale” (quando si riesce). E infatti, guarda la coincidenza, le docu-fiction vengono ritirate dal commercio. Pochi minuti prima dell’inizio, il segretario della Fnsi Paolo Natale parla al pubblico del Paladozza strapieno.Eraccontacheaisignori di “questa vergognosa Rai” il vizio di telefonare non passa: in queste ore continuano a telefonare per sapere che cosa andrà in onda. Come se dovesse interessare alla Rai un programma che va in onda praticamente dappertutto fuorché sulla Rai. Anche se in Fede, le intercettazioni mica sono il Vangelo. “Berlusconi non vuol far chiudere nessuno”, spiega dallo schermo il direttore del Tg4 intervistato da Stefano Maria Bianchi, così in solluchero che quasi quasi gli dispiace di non essere presente. Testimonial – in effetti chi c’è c’è, chi non c’è si nota. Lo dice Elio in una pausa delle prove, che si aggira aggrottando le sopracciglio-ne. “Molti miei colleghi avrebbero potuto venire, invece hanno scelto di non correre nessun rischio”. Lui, con Storie tese, ha deciso cantare “Italia amore mio” del trio degli orrori, liberamente interpretata. Ma anche senza cambiare il testo va bene lo stesso: “Io non avevo fatto niente e non potevo ritornare”. Da Emanuele Filiberto a Santoro, il paradosso degli esilii. E poi ci sono Giovanni Floris, Norma Rangeri, Vauro, Roberto Pozzan, Giulia Innocenzi, Marco Travaglio applauditissimo. E ancora i volti di Rai-Tre Milena Gabanelli, Riccardo Iacona. La sigla è live: per l’occasione suonata al piano dall’autore, il maestro Nicola Piovani. Sandro Ruotolo ha registrato uno sketch con Roberto Benigni. Si esibiscono Teresa De Sio, Antonio Cornacchione, il trio Medusa. Gillo Dorfles parla e lo ascoltano moltissimi giornalisti venuti perché tutto questo è voluto anche da Fnsi e Usigrai. C’è Morgan, simbolo (vabbè) della censura tossica, c’è Antonello Venditti che chiude lafestaconSara:tuva’drittanonti devi vergognare. Non c’è Enzo Biagi, però c’è Loris Mazzetti, suo storico collaboratore, dirigente Rai,iconadellaparcondicioadue velocità. Nella Rai di Masi e Minzolini,luièstatosospesoperdieci giorni a causa degli articoli apparsi sul Fatto. Siede dietro un filo spinato (ma ha un sacco di buchi).
Verrebbe da augurarsi che la trasmissione Anno zero sia epurata dalla Rai,la puntata organizzata sul web stasera sarà ricordata nella storia della libertà di parola in questo paese,e non solo per le presenze nello stesso istante di navigatori web collegati,tutto ciò grazie alla rete e le realtà televisive e radiofoniche che hanno voluto aderire.
Grazie a tutti noi
[@#& blog Freedom &#@]
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