La Argento, il magistrato che ha escluso la lista, “rea” di essere stata ripresa vicino a un ritratto del Che
E ora anche per Anna Argento, giudice e presidente della prima Corte d'Assise di Roma, è partita la caccia. Il partito di Berlusconi ha già provveduto a denunciarla per abuso d'ufficio, ma non basta. Ora si scava nella sua vita, si analizzano le rare interviste rilasciate ai giornali, si cercano amicizie e simpatie politicamente "compromettenti". E' partito il "Giornale" di Paolo Berlusconi. Titolo: "Il giudice che escluse gli azzurri tiene in ufficio il ritratto del Che". Sopra una foto tratta dal "Tg3", la Presidente Argento sta indossando la toga, sullo sfondo, appoggiato a una parete e a testa in giù, un poster di Ernesto Guevara. Il testo dell'articolo racconta "il nuovo idolo della sinistra". Anna Argento e i suoi fan su Facebook, i voti sul video dell'intervista del magistrato rilanciata da You tube. "E' la prima intervista al mondo che faccio - dice la presidente Argento - io parlo con i miei provvedimenti, ho parlato per dare sfogo a una coscienza che volevo dimostrare di avere". Parole ferme, precise, ma che non piacciono alla stampa di famiglia che ha bisogno di indicare alla "sua" opinione pubblica un'altra toga rossa. Tanto che Alfredo Milioni, il rappresentante del Pdl autore del pasticcio delle liste, ieri ha annunciato di voler denunciare il magistrato. "L'ho riconosciuta nella foto de Il Giornale, è lei che mi ha impedito di consegnare le liste. Ha avuto un atteggiamento ostativo e più che ostile nei miei confronti". "Stiamo vivendo un momento veramente basso, se anche su questa vicenda si cerca di strumentalizzare il ruolo di un giudice” , è il commento di Luca Palamara, presidente dell'Anm. Anche la giudice ieri ha parlato del "caso" poster del Che. Lo ha fatto al Tg3. "Di quel ritratto non ne conoscevo l'esistenza. Non ho mai notato che fosse lì, ma forse lo ha lasciato qualcuno dei miei predecessori. In ogni caso, anche se lo avessi visto, non avrebbe certamente condizionato le mie decisioni". Sugli attacchi la presidente Argento ha parole ferme. "Non li capisco, anzi, credo che ognuno sia libero di avere dentro la stanza quello che vuole. Non è mio, ma non disconosco questa figura di uomo che può essere stato pure un uomo importante. Che io poi condivida il suo modo di vivere è un altro discorso, ma non credo che quel poster possa essere ritenuto uno strumento utile a dare una colorazione alla mia figura, alla mia persona. La posizione del giudice in questo momento è difficile. Certo, prevedo strumentalizzazioni, ma francamente non le temo".
Altri attacchi arriveranno, questo è certo, soprattutto dopo l'ennesima bocciatura della lista Pdl alle regionali del Lazio. L'ultimo giudice-nemico a finire nel mirino dei media del capo del governo è Raimondo Mesiano. La sua colpa aver firmato la sentenza Cir-Finivest. Viene seguito per giorni, le telecamere di "Mattino Cinque" non gli danno tregua, fissano i suoi atteggiamenti mentre aspetta l'autobus, mentre va dal barbiere, il conduttore in studio ironizza finanche sul colore delle calze del giudice. Un "pestaggio mediatico", una "intollerabile intromissione nella privacy di una persona". Attacchi e colpi bassi anche nei confronti di Fabio De Pasquale, pm del processo Mills che spesso si oppone ai legittimi impedimenti del premier. Accuse di essere "un giudice comunista" in diretta televisiva per Flavio Lapertosa, presidente della sezione penale che ha condannato l'avvocato Mills, salvo poi a scoprire che si trattava dello stesso giudice che due anni prima aveva assolto Berlusconi nella vicenda Sme. Stessa sorte per Nicoletta Gandus, presidente della prima sezione penale del Tribunale di Milano, anche per lei accuse di essere una toga rossa, si analizzano i suoi interventi ai convegni di Magistratura democratica, finanche i suoi viaggi all'estero.
Dopo De Pasquale (caso Mills),Mesiano (Cir-Finivest-Mondadori),Gandus (grazie alla sua inchiesta gli è vietato presenziare a convegni), ora è il turno di Anna Argento (complice la mancata accettazione della lista Polverini alla provincia di Roma),il manifesto del Che Guevara nello sfondo della foto che la ritraeva,pareva l'accusa senza scusanti d'essere una toga rossa,ma anche in questo caso dopo i calzini azzurri di Mesiano,è balzato agli occhi e al pubblico ludibrio la pochezza dei vari staff,mediaset e giornale di famiglia fanno la solita figura da dilettanti al servizio del potente,perlomeno se li scelga meglio i dipendenti,ultimamente tra guardie del corpo che non vedono statuette e giornalisti scodinzolanti che fanno solo danni,penso che gli stipendi devoluti siano davvero sprecati.
Altro che vincere facile,nonostante i numeri da dilettanti allo sbaraglio,gli elettori della destra non fanno mancare la fiducia.
Meglio non disquisire troppo sui perchè?
&& S.I. &&
2 commenti:
Certo che 'ste toghe rosse sono come i papaveri: spuntano dapertutto! Mica come i garofani, che sono fiori di altri tempi... per il resto, ennesima dimostrazione di come la televisione sia la spazzatura del governo ed il riciclo del malcostume di chi può, di chi vuol potere ancora di più e che di ciò ne fa spudorata arroganza! Scusa, ma mi fa davvero arrabbiare!!
P.S. Bell'articolo, come sempre.
Sono sicuro che è diventato un incubo per lui,che continua ad occhi aperti.
Un padre padrone aziendalista come lui,non può accettare che possa essere messo in discussione,nella fattispecie poi,le giustificazioni della mancata accettazione della lista Polverini alla provincia di Roma è davvero grottesca,c'è un rapporto dei carabinieri che lo sbugiardano su tutti i fronti,a riguardo del panino e del ritardo.
Ciao Daniela,
&& S.I. &&
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