Malata di Gratta & Vinci. Angela è la classica vittima della febbre del gioco all’apparenza più innocente nel panorama dell’azzardo di Stato. Madre di tre figlie adolescenti, questa donna di 48 anni ha sempre lavorato duro senza concedersi mai niente. Fino a quando, alcuni anni fa, ha comperato un biglietto «per provare»: quel gioco divertente la prima volta le ha fatto vincere 200 euro. Una piccola fortuna che l’ha baciata, drogata e distrutta. Lei come tante e tanti altri. Ora Angela cede due quinti dello stipendio a due finanziarie per i debiti accumulati a forza di tagliandi comprati in tabaccherie e supermercati. Lavora anche la domenica, ma i soldi non bastano mai. Non bastano più a rimettersi in piedi e a dimenticare la malattia dalla quale sta cercando di remergere grazie alle figlie che l’hanno accompagnata quasi a forza, un anno fa, al Servizio Gioco d’azzardo patologico (Gap) del Dipartimento Patologie delle dipendenze dell’Asl Torino 3, la prima ad aver creato in Piemonte un servizio strutturato per il trattamento dei giocatori compulsivi.
I giocatori problematici aumentano, come ha denunciato anche il recente appello di un parroco torinese, don Mario Foradini, che vede impiegati e pensionati ordinare sempre più spesso un caffè e due Gratta e Vinci, e come confermano al servizio Gap.
Complici la crisi e il marketing di Lottomatica, «molto più aggressivo da quando - osserva la dottoressa Marzia Spagnolo, responsabile del Gap - le condizioni economiche degli italiani sono peggiorate. Ci sono studi molto seri che mettono in relazione il dilagare del gioco sia con i tempi di recessione sia con quelli di maggior benessere. Solo che nei prosperi anni ‘80 i ricchi frequentavano i casinò. Oggi sono le casalinghe, i cassintegrati e i pensionati a trovare le occasioni nel bar o nella tabaccheria sotto casa, alla cassa del supermercato». Con la cassiera che, con un sorriso, addirittura ti propone un biglietto.
La politica di rendere l’offerta di Gratta & Vinci capillare non è sfuggita alle osservazioni degli esperti che curano la dipendenza da gioco d’azzardo - lotto, enalotto, bingo, videopoker, scommesse sportive e, appunto, Gratta & Vinci - alla stregua di quella da sostanze. «Nell’ultimo anno i Monopoli hanno investito molto sulla diffusione. Nelle stazioni ferroviarie e nei supermercati stanno comparendo i distributori automatici. L’altra settimana con dei colleghi - racconta la dottoressa Spagnolo - siamo stati in Puglia a un seminario. In piena notte abbiamo visto persone servirsi di Gratta & Vinci al distributore della stazione, poi andare in macchina a grattare, quindi ritornare un’altra volta al distributore. In questo tipo di gioco l’aspetto “virulento” è l’immediatezza della vincita».
Per «star bene subito», Lottomatica moltiplica le occasioni all’infinito su internet. Comodamente, da casa propria. «Rispetto ai tossicodipendenti, molto spesso soli, chi finisce dentro il gioco compulsivo è un adulto quasi sempre sposato, che nasconde il suo problema fino a quando può. Quando viene scoperto e accompagnato da noi dai familiari, il peggio è compiuto: è indebitato fino al collo, ha sicuramente rovinato l’esistenza del coniuge e dei figli». L’identikit? «Persone semplici, per lo più, operai, impiegati. Uomini e donne che, oltre ai giochi, hanno trovato sulla loro strada - spiega Marzia Spagnolo - anche le facili offerte delle finanziarie, i cui volantini infestano i parcheggi di ogni media azienda».
Nessuno pensi, comunque, che lo Stato - che nel 2008 è passato da 42 a 50 miliardi di euro incassati con i giochi d’azzardo, sicuri secondo la sua pubblicità - strizzi l’occhio solo a casalinghe, pensionati e adulti in genere. «Alcune edizioni recenti di Gratta & Vinci guardano esplicitamente ai ragazzi e ai bambini: Spiderman e Indiana Jones, per esempio», dice la dottoressa Spagnolo. Poi, c’è la pubblicità televisiva martellante, suadente proprio perché in apparenza innocente. Chi non ha visto almeno una volta il naufrago Robinson, gli occhi coperti da un paio di mani nere, indovinare il nome del suo compagno di naufragio, Venerdì? «Vincere è facile» rassicura lo spot.
«I nostri servizi, ormai presenti in tutta Italia, sono riusciti con il pressing a far inserire almeno l’appello “attenzione a non esagerare”». Contatti sono in corso anche con Federtabaccai e con i Comuni «perché irrigidiscano i regolamenti e facciano rispettare i limiti di età. Il nostro obiettivo è arrivare a condizioni analoghe a quelle dell’Europa del Nord, del Canada e dell’Australia, dove si può giocare poco e dove il controllo sociale funziona. Da dieci anni - aggiunge la responsabile del Servizio Gap - mi occupo di dipendenze: liberarsi dal gioco, paradossalmente, è più difficile che liberarsi dall’eroina. Con il percorso giusto dalla droga in qualche anno puoi essere fuori, dal gioco è più complesso». Ti perseguita anche dalla tivù.
[ da La stampa ]
Non solo gratta e vinci,sono alcuni anni con la complicità dello stato,che hanno disseminato di macchinette mangia soldi ogni angolo delle città,un paese ingordo di entrate finanziarie,non è sufficiente una pressione fiscale tra le più alte d'Europa,l'avidità non ha limiti,le spese gonfiate per qualsiasi opera pubblica è un motivo ricorrente.
Peccato che una fetta considerevole di popolazione non abbia freni inibitori,ed è l'inizio di un calvario familiare assurdo,sempre con lo stato complice,naturalmente.
@@ post inserito da Dalida @@
1 commento:
se al tabachinno si potesse vendere marijuana, le cose andrebbero diversamente.
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