lunedì 23 febbraio 2009
Venezia,Cacciari apre al colosso delle bibite
Sperando che l'acqua dei canali non diventi del colore della bibita...
VENEZIA - La Coca-Cola non compra Venezia. Ma servono soldi. Alla polemica sollevata da La Stampa, che parla di un accordo da 2 milioni e 100 mila euro con la multinazionale in cambio di distributori di snack e bevande disseminati ovunque, replica il sindaco Massimo Cacciari: «Attendo dalla Stampa i 2 milioni e 100 mila euro per la salvaguardia e il restauro di Venezia. È una strategia finanziaria oggi indispensabile per la salvaguardia del nostro patrimonio monumentale-artistico ed è esattamente in linea con quanto auspicato dal ministero dei Beni culturali». L'amministrazione spiega che le macchinette non solo non avranno il logo della Coca-Cola, ma non occuperanno il suolo pubblico, tanto meno gioielli come piazza San Marco o il ponte di Rialto.
«METODO PROFICUO» - «Ogni operazione è approvata dalla soprintendenza ai Beni architettonici e i fondi ottenuti vengono usati con la massima trasparenza ai fini di tutela e salvaguardia della città» sottolinea il sindaco, facendo notare che la partnership con la Coca-Cola «segue perfettamente il metodo già adottato per altre e altrettanto prestigiose collaborazioni». Secondo Cacciari, l'idea che la tutela e la salvaguardia di Venezia «possano essere garantite soltanto da gratuito mecenatismo è semplicemente irrealistica o dettata da pura malafede» e il Comune quindi «intende proseguire con decisione sulla strada così proficuamente intrapresa in questi anni». Non solo per «gli evidenti benefici economici», ma perché il sindaco-filosofo ritiene che la collaborazione tra pubblico e privato costituisca «l'asse di qualsiasi strategia amministrativa, in tutti i campi, nel prossimo futuro».
MARKETING - Maurizio Calligaro, capo di gabinetto del sindaco, assicura che non ci sarà «alcuna deturpazione della città». L'accordo prevede la collocazione di una sessantina di distributori automatici di lattine e snack in vari punti della città. «È un accordo di marketing territoriale come fanno tante altre città del mondo» spiega Calligaro, assicurando che la Coca-Cola non sporcherà l'immagine di Venezia con scritte pubblicitarie: «Se non in un caso e cioè vicino ai bagni dei Giardinetti reali - sottolinea con sarcasmo. - Una quindicina di distributori andranno sui principali imbarcaderi dei vaporetti, gli altri all'interno del garage comunale e nella Ztl della terraferma. Dov'è l'invasione?».
POLEMICHE - «Nei prossimi cinque anni i soldi che finiranno nelle casse comunali, costantemente alle prese con la mancanza di fondi per la tutela del patrimonio artistico della città, non saranno solo gli oltre 2 milioni di euro - precisa Calligaro - ma anche le royalties sulle vendite». La preoccupazione ora è che la polemica possa proprio far sfumare l'accordo in dirittura d'arrivo, su cui neppure la Sovrintendenza avrebbe da obiettare. La polemica del resto non è nuova: era già scoppiata alla vigilia del Carnevale, quando il Comune smentì che la Coca-Cola fosse stata scelta come la bibita ufficiale del grande evento, sia delle altre feste tradizionali di Venezia (Redentore, Regata Storica e Capodanno), ma solo come uno degli sponsor.
[ da Corsera ]
La decisione dello sponsor a Venezia,non suscita particolari allarmi,tenendo presente della mancata invasione delle macchinette,saranno tutto sommato collocate in zone e luoghi che non risulteranno devastanti per l'integrità d'immagine della città unica al mondo.
Una riflessione dovuta invece sono le necessità di Venezia di reperire finanziamenti,atti a salvaguardare la bellissima ma fragile struttura,dando atto di questo particolare,è difficile pensare che la città tra le più visitate al mondo non riesca a metter da parte quattrini per badare a se stessa,sono così necessari i milioni dati dal colosso americano??
Solite storie tutte italiane,di difficile comprensione.
Approfitto di questo post su Venezia-Cacciari per inserire l'ultimo affondo del sindaco di Venezia sulle ultime vicende del Pd.
La sua dichiarazione
"Certo che un partito chiamato a decidere tra Franceschini e Parisi il leader rasenta il ridicolo".
&& S.I. &&
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