venerdì 6 febbraio 2009
Rubare si,purchè sia il popolo indigeno,a cura di Massimo Gramellini
L'esigenza di privilegiare i lavoratori del proprio Paese sta animando il dibattito anche in Italia. Ha fatto scalpore la denuncia del leader nordista Alvise Tinsulto contro la proliferazione dei rapinatori stranieri, che nelle regioni settentrionali sottraggono lavoro alla manodopera del posto: «Non ho faticato tutta una vita per farmi svaligiare la casa da un romeno», ha dichiarato, regalando polemicamente il portafoglio (vuoto) a un ladruncolo brianzolo iscritto alle liste di disoccupazione. L'onorevole Tostafaccia, il cui motorino rubato è stato appena ritrovato in Turkmenistan, ha chiesto che i furti commessi dai residenti vengano depenalizzati, a patto che la refurtiva resti in Italia. L'imprenditore Pagopoi ha citato il fulgido esempio della Sicilia, dove non solo i criminali sono tutti rigorosamente italiani, ma reinvestono sul territorio una parte dei soldi guadagnati all'estero, con evidenti benefici per l'economia nazionale. Il senatore Calogero Mimmischio ha invece denunciato la situazione della Campania: lì le infiltrazioni della malavita extracomunitaria rischiano di depauperare la solida tradizione locale. Ha perciò invitato i commercianti di Napoli a pagare il pizzo soltanto ai camorristi che conoscono a memoria le canzoni di Mario Merola.
In un quadro così pessimista, l'unico refolo di speranza è arrivato dal sindacalista veneto Maneggiòn, secondo il quale il licenziamento di migliaia di concittadini consentirà nei prossimi mesi di immettere sul mercato del crimine una quantità significativa di forze fresche e motivate, oltre che autenticamente italiane.
[ da La stampa ]
Non ci sono dubbi sulle neo truppe nostrane,le quali si dedicheranno al malaffare,con l'impoverimento iniziato,ma siamo nelle prime fasi,la cosiddetta sicurezza nelle nostre città andrà modificandosi,con la competizione nostrana ed esotica nel spartirsi la piazza.
Dopo la globalizzazione emergerà la rubatizzazione,ovvero i neo Robin Hood per necessità.
&& S.I. &&
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