giovedì 26 febbraio 2009

Quando l'idiozia criminale è targata "animalista"

Falchi bruciati vivi dagli animalisti,ai laghi baite di Cumiana

Raid nello zoo con molotov e lanciafiamme. Non tutti gli uccelli sono riusciti a scappare



Una poiana sopravvissuta e due ricci morti nell'incendio. Ecco i risultati del raid animalista con molotov e lanciafiamme.



L'idiozia criminale è capace di scrivere



Un mucchio di cenere e ferro fuso. È tutto ciò che rimane della voliera del parco Laghi Baite, a Cumiana nel Torinese, dove un attentato incendiario degli animalisti dell’Alf ha condannato a morte 30 rapaci tra nibbi, gufi e poiane. Di fronte a quella confusa massa nero pece, il dubbio resta: i volatili saranno riusciti a scappare prima che il fuoco distruggesse tutto? Se lo chiedono i proprietari del parco. Ma se lo chiedono anche le frange animaliste più estreme. Perché se così non fosse, significherebbe che il commando di Animal Liberation Front entrato in azione la scorsa notte ha fallito completamente. Ha ucciso nel modo più terribile chi voleva liberare. Per ora non c’è stata rivendicazione ufficiale. Né una telefonata né un filmato video messo in onda sulla Rete come consuetudine del gruppo estremista. Ma modus operandi e scritta lasciata a mo’ di monito per i titolari del parco sembrano portare all’Alf.

«Questo è per gli animali imprigionati» recita la scritta in spray arancione lasciata sull’asfalto davanti ai resti di una porta carbonizzata dal fuoco. Le lettere, soprattutto le M e le N a serpentina e le A squadrate, sembrano proprio appartenere ai «liberatori». Eppure resta quel dubbio: si saranno salvati i trenta rapaci della voliera? Un dubbio che fa il giro della rete e fa sospettare immediati complotti agli animalisti vicini all’Alf: «Hanno voluto attribuire il gesto agli angeli dell’Alf per attirare l’odio verso di loro», «chi libera gli animali non li uccide», «qui c’è sotto qualcosa» scrivono i simpatizzanti sui forum. «L’unica cosa che so è che ho dovuto arrivare a 65 anni per vedere una cosa del genere» scuote la testa Giuseppe Casetta, padre del proprietario del Laghi Baite, Gianluigi. È stato proprio il signor Giuseppe a scoprire l’incendio, ieri mattina verso le cinque. «Mi ero alzato per andare in bagno - racconta - Io abito in quella cascina, proprio di fronte al parco. Sono arrivato alla finestra e ho visto la colonna di fumo che si alzava altissima in cielo. Ho pensato: “Ma cosa sta accadendo?”. Non ci volevo credere. Ho subito dato l’allarme».

Una fortuna, soprattutto per il vecchio custode del parco, il signor Franco Valpreda. Lui dormiva al primo piano di uno degli edifici nel parco, proprio sopra a uno degli incendi appiccati. Non si era accorto di nulla, rischiava di finire intossicato se non peggio. I vigili del fuoco e i carabinieri di Pinerolo stanno studiando i particolari inneschi utilizzati: cinque ordigni incendiari piazzati in punti diversi del parco. Erano costruiti a strati: sotto bottiglie molotov riempite di benzina, sopra alcune tavolette di diavolina, ancora più sopra un pacchetto di cerini. La miccia era uno zampirone, lento (per dare il tempo agli attentatori di fuggire) ma implacabile nel consumarsi. Un ordigno è stato piazzato davanti alla porta del bar del parco (incenerendola), un altro davanti a quella della sala riunioni (stesso risultato). Il terzo ordigno ha mandato in fumo la copertura di paglia di uno spogliatoio della recente piscina costruita. «Era un’opera d’arte - racconta Gianluigi Casetta - Erano venute maestranze ungheresi per intrecciare la paglia secondo la loro tecnica tradizionale. Ci avevano impiegato un mese». Quindi l’ordigno della voliera dei rapaci. E l’ultima, vicino ai bagni, inesplosa e subito sequestrata. Servirà agli investigatori per le impronte digitali. Così come le orme di piedi trovate vicino alla rete tagliata dal commando per entrare nel parco. «È allucinante che gli animalisti abbiano fatto tutto questo proprio a noi» dice Casetta.

Ingegnere ed ex manager McKinsey,Casetta un giorno ha deciso di dire basta. Ha girato il mondo per un anno visitando parchi zoologici. «All’estero lo Stato investe, noi siamo fermi alle gabbie». E così è nato il progetto Zoom. I Laghi Baite, creati dal padre alla fine degli anni Sessanta per gli operai Fiat, griglie e pesca sportiva, si sarebbero trasformati in un moderno parco zoologico. «Siamo stati accettati come candidati dall’Eaza, il circuito dei parchi per la protezione delle specie. Abbiamo le tigri indiane, il vecchio laghetto di pesca diventerà zona savana con gazzelle e giraffe. Ad aprile arriveranno i pinguini che nuoteranno accanto ai visitatori della piscina separati solo da un vetro. Tutto, rigorosamente, secondo i loro habitat. Un progetto da venti milioni di euro». Forse nessuno aveva avvertito gli animalisti.

[ da La stampa ]

Personalmente non sono di mio gradimento i parchi con gli animali,anche se in queste realtà da qualche tempo si cerca di rendere la vita meno difficile per i poveri ospiti,ma se la risposta ad un aspetto certamente criticabile,è incendiare tutto,uccidendo buona parte degli animali presenti e se fossero scappati in una certa percentuale,non hanno la possibilità di sopravvivere non essendo in grado di provvedere a se stessi,come titolato il mix tra imbecillità e delinquenza è assolutamente reale.

Mi auguro che le indagini portino alla scoperta dei delinquenti,e che siano incriminati per strage e tentato omicidio del guardiano.

&& S.I. &&

1 commento:

Tala Masca ha detto...

Ciao Ivo e Dalida,
il post è lungo e ora non lo posso leggere, cmq ho sentito al tg di questa grande sciocchezza che è stata fatta...ma si può essere più scemi? :) Ora tutti quei volatili gli piomberanno in testa morti stecchiti di fame oppure mangiati da altri animali!!
Come stai Ivo? Tutto a posto? a presto, ciao