sabato 28 febbraio 2009

I Peter Pan del terzo millennio,nascono da Torino

Manager, avvocati e studenti si sfidano: gli avversari “uccisi” da pistole ad acqua




Ci sono duecento persone che si stanno cercando per uccidersi con una pistola ad acqua. Ma quando si muore, magari si fa come Arale, nome in codice di una spia con i tacchi a spillo: «Salgo in casa, svuoto la pistola, la ripongo nel cassetto, e poi esco per andare al cine a vedere 007...». Perché questo è solo un gioco delle spie, che in America si chiamava Moustache sul sito streetwars.net, fino al giorno in cui non l’ha scoperto l’esperto di marketing Giuseppe Tempio che assieme ad Anna Porello l’ha riadattato a un vecchio film italiano degli Anni Settanta di Elio Petri, «La decima vittima», con Marcello Mastroianni: l’unica differenza è che lì le persone morivano per davvero. Qui lo fanno per finta. Si gioca solo a Torino, perché è cominciato qui: due edizioni concluse, e la terza che sta per partire. Tutti contro tutti. Uno soltanto vince. Per farlo può succedere che per far fuori il nome in codice Arale, uno si nasconda per due ore sdraiato sotto una macchina nel centro della città, con i passanti che non capiscono molto che cosa stia succedendo. E chissà cosa devono aver pensato alla fine, quando hanno visto quel disgraziato sbucare fuori all’improvviso e sparare con una pistola d’acqua contro una donna urlando «Ti ho eliminata!!!». C’è chi s’è travestito con il camice da infermiere ed è arrivato con l’ambulanza per beccare la sua vittima. E c’è chi ha organizzato persino una festa di vecchi compagni di scuola e quando la preda era più rilassata, al momento del brindisi, gli ha sparato in un occhio. Dell’acqua, certo. Gli ha sparato e gli ha detto: «Sei fuori!». Il gioco per cui cominciano a impazzire seriamente bravi professionisti, dirigenti d’azienda, studenti, avvocati, precari e disoccupati, funziona così, che ci si iscrive al sito torinospy.com, si versa una quota di 40 euro, e si parte a catena alla ricerca del tuo bersaglio, sapendo che ci sarà qualcuno che deve far fuori te: ogni volta che elimini uno ti accollerai la sua preda, fino a quando non si resta in due e chi vince si becca il premio da 500 euro.

Ogni partecipante ha il suo kit da spia con tanto di pistola ad acqua e il nome della tua vittima. A grandi linee, il gioco è questo. Il regolamento poi è un po’ più complesso, perché contempla errori, penali da scontare e obblighi da rispettare, salvataggi in extremis e un insieme di situazioni impensabili per chi non è dentro a questa guerra delle spie. Nel film di Elio Petri succedeva tutto nella fantascienza: in un mondo futuro senza più guerre, la violenza dell’uomo si risolveva in un gioco. Adesso che siamo un po’ più vicini al futuro, possiamo persino rallegrarci: anche se c’è chi continua a morire per niente, il gioco uccide ancora per finta. Per riuscirci può capitare di tutto, mentre attorno il mondo rimanda le solite immagini di sempre, della crisi, della paura, della guerra vera. C’è quello che ha sbagliato bersaglio sparando a una ignara signorina che lo guardava inorridita, mentre il padre lo riempiva di insulti e da un cespuglio sbucava fuori una che lo centrava per davvero spruzzandogli tutta l’acqua in faccia: eliminato! E’ normale che possa succedere: i concorrenti non si conoscono. Hanno solo una foto della preda, e possono sbagliare. Oppure possono fare anche qualcos’altro. Ci sono due giovani, un uomo e una donna, che dopo essersi inseguiti per dei giorni e delle notti senza fine al solo scopo di togliersi di mezzo, quando ce l’hanno fatta, hanno preso un aereo e sono partiti per le Bahamas. Non hanno detto niente a nessuno. Ma li ha visti un altro concorrente.

Il fatto è che se l’amore ci sta nelle guerre, può starci anche in un gioco. Una delle regole di questo gioco è che non puoi stare fermo per più di 24 ore, perché se no sarebbe troppo facile, come spiega Anna Porello: uno sa che devono colpirlo, si nasconde per tutto il tempo che vuole in casa ed esce solo per colpire lui. La controindicazione è che se uno trova dove abiti, si apposta lì fuori e ti aspetta. Prima o poi sarai obbligato a uscire. Ma tra le cose incredibili di questo gioco c’è pure la storia che racconta Anna, di quella signorina di 22 anni che ha coinvolto tutto il condominio per farsi proteggere, con i vicini di casa che le segnalavano dov’era appostata la spia, cercando pure di depistarla così che lei potesse uscire. A sentire Anna, sembrano le ragazze le più furbe. Ce n’è una che ha provocato la sua preda in un blog: sei un coniglio, non vali niente. Lui le ha risposto: ti dò una possibilità, incontriamoci in un caffè.

Lei ha mandato un’amica che le assomigliava, lui le ha sparato l’acqua, com’era facile immaginare che potesse succedere e quando ha scaricato la pistola è arrivata lei e l’ha fatto fuori. Invece, ce n’è stato uno che s’è chiuso in un cassonetto indossando una tuta mimetica per beccare la sua vittima. Ha dovuto aspettare quasi un giorno, ma alla fine lui è uscito e gli ha sparato tutta l’acqua che aveva. Anche se forse alla fine il più bello è un duello di piazza Vittorio fra due che si sono inseguiti e braccati come ossessi e che si sono ritrovati una sera in trappola nel parcheggio sotterraneo. Hanno accettato di sfidarsi. Sono saliti su e si sono messi al centro fissando le regole. Schiena contro schiena, le pistole posate per terra, dovevano staccarsi al via correre a prenderle e spararsi. Hanno barato tutt’e due: ne avevano nascosta un’altra in tasca. Ma si sono sparati lo stesso. La gente che passava non capiva perché avevano posato quelle altre. Magari non avrà capito un mucchio d’altre cose.


Il commento di Massimo Gramellini


Come potete leggere a pagina 19 nell'articolo di Pierangelo Sapegno, «ci sono duecento persone che si stanno cercando per uccidersi con una pistola ad acqua». Succede a Torino, un tempo città grigia e operaia, ora passerella elegante per mattacchioni di ogni risma. Ma è molto probabile che un gioco così conquisti rapidamente l'Italia intera, che la tv lo trasformi in un reality-giallo con Fiorello ispettore e le Veline guardie del corpo, che Massimo Boldi ne faccia il soggetto di un cine-panettone («Il pistola di Natale»), che un nostro autorevole uomo di Stato lo utilizzi per vivacizzare le riunioni del prossimo G8. Per adesso bastano 40 euro e si ricevono a casa una pistola ad acqua e il nome del bersaglio umano da schizzare. C'è gente di una certa età e di un certo blasone che si è nascosta per ore nel cassonetto della spazzatura o sotto un'automobile per cogliere la vittima di sorpresa. Molti si scandalizzeranno, specie fra i bambini che dovessero trovare il padre appiattito contro il muro del condominio con l'arma di plastica sotto l'ascella. Ma a costo di perdere definitivamente la patente di intellettuale che qualche lettore si ostina a infliggermi, vorrei fare i complimenti agli inventori del gioco. E' una regressione all'infanzia, me ne rendo conto. Ma di questi tempi preferisco la regressione alla depressione (e alla repressione). Insomma, se vedo due ragionieri che fanno la ronda impettiti, ho voglia di nascondermi in cantina. Ma se li vedo prendersi a pistolettate acquatiche per la strada, quasi quasi mi offro di portare le munizioni.

[ da La stampa ]


Alcune gesta dei neo Peter Pan moderni iniziarono qualche tempo fa tra i boschi,dotati di armi ad inchiostro giocavano a farsi guerra tra la vegetazione,non ho idea se il trend sia continuato,sempre per gioco,forse per comodità o necessità per altri,è iniziata la storia sempre dei Peter Pan metropolitani,dotati per non sporcare abiti di armi ad acqua,assoldati previa iscrizione d'uccidere ad acqua ignare vittime.
Di questi tempi potrebbe iniziare la lotta tra occupati-disoccupati,i primi a soccombere,i secondi per la rivincita virtuale,come diventeranno gli scioperi del resto.
Altra idea potrebbe essere quella di appostarsi di notte,sempre i disoccupati chiaramente,per spegnere incendi di ignoti piromani,a Torino va di moda anche questa pratica ultimamente,macchine e cassonetti le mete preferite...

Il rione potrebbe autofinanziarsi per la protezione dei propri beni su strada,ho lanciato un idea occupazionale,nonostante tutto mi sento ancora italiano,la famosa arte d'arrangiarsi non manca,basterà!!!

Il sito se siete di Torino,oppure per prendere riferimenti in altre città

TORINO SPY AD ACQUA

&& S.I. &&

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il Presidente della Fondazione Religio Mundi( Federico Cempella) abbandona il progetto di costruire un Santuario a Oriolo Romano un progetto già noto per essere stato respinto a Bassano Romano, per la realizzazione di un grande programma edilizio dedicato alla memoria di Giovanni Paolo II. Evidentemente un programma che aveva un carattere fortemente speculativo, di alto impatto ambientale, in una area che comprende oltre l?antica via Clodia anche numerose altre testimonianze archeologiche, e peraltro presentato con modalità che sembrano lasciare ampi dubbi sulla consistenza e sulle possibilità imprenditoriali dei proponenti stessi, i quali sono collegati con ambienti immobiliari e con esperienze attuali e pregresse davvero lontane dallo spirito ?religioso e devozionale? che viene propagandato.

tra antenne cosmiche e mecicina radionica per finire con sette neopagane alcuni dei proponenti il progetto non sembravano avere le necessarie credenziali.

Esprimiamo quindi forte preoccupazione e invitiamo le autorità a vigilare ed a respingere maldestri tentativi speculativi che sono sempre più numerosi.

Troppi gli affaristi e gli avventurieri che in questi ultimi anni sono giunti in terra di Tuscia prospettando lavoro e sviluppo salvo scoprire che si trattava di ben altro.

Quello presentato a Oriolo era un consistente intervento edificatorio, da realizzare in area agricola in deroga agli strumenti edilizi, presentato dalla Fondazione Religio Mundi che sostiene di voler ?edificare in Terra Etrusca un Santuario simboleggiante la Nuova Arca d?Alleanza?.

Una ?Arca? che prevedeva edifici e strutture per oltre 22 mila metri cubi solo per le residenze per un totale complessivo di circa 145 mila metri cubi, senza comprendere la Basilica. Ristoranti, impianti sportivi, un eliporto, e naturalmente il santuario: non per combinazione (e non per intervento divino) proprio lungo la linea ferroviaria Viterbo ? Roma.

Per Legambiente Viterbo

Pieranna Falasca

Ivo Serenthà ha detto...

Grazie per la positiva informazione,in effetti tocca sempre vigilare,gli affaristi nel settore della cementificazione sono diffusi,anzi,con le nuove leggi che stanno votando,le costruzioni selvagge saranno più numerose.

Saluti

[ blog Freedom ]