mercoledì 22 aprile 2020

Magari bastasse l'app immuni in Italia
















Dopo “Immuni” arrivano “Illese” e “Impuniti”: chi se ne frega della privacy

di Alessandro Robecchi

Prepariamoci all’assalto, portiamoci avanti col lavoro. Si discute animatamente della app “Immuni”, per avere un tracciamento elettronico dei contagi da Coronavirus: se sarà obbligatoria, facoltativa. volontaria, se quelli che non la installano dovranno andare in giro vestiti di arancione, o con le pinne, o se i vecchietti che non hanno familiarità con la tecnologia dovranno indossare un braccialetto elettronico (un suggerimento: fatelo lavabile, sennò fa più vittime delle RSA in Lombardia). Una cosa è certa, per giorni, settimane, mesi, avremo il refrain a reti unificate: “Installate l’app!”. Lascio agli scienziati dubbi e certezze, mi limito ad alcune perplessità dettate dall’esperienza: in un posto dove per avere una carta d’identità elettronica servono tre mesi (tipo Milano) si teorizza di un congegno che dice in tempo reale se hai la febbre a quello in coda davanti a te dal panettiere. In un posto dove per avere le mascherine nelle farmacie si è dovuto aspettare due mesi e 12.000 morti (tipo la Lombardia del presidente Fontana), si gestiranno miliardi di dati sensibili in pochi secondi. Mah.

Altre perplessità riguardano gli inventori della famosa app: nella compagine azionaria delle società produttrici figurano tra gli altri: tre figli di Berlusconi, un colosso della Sanità privata lombarda (Centro Medico Sant’Agostino), il finanziere leopoldo-londinese Davide Serra e altri. “Il salotto buono”, scrive Il Sole 24 Ore: tu pensa se era cattivo.

Ma basta con questi dubbi da disfattisti, passiamo alle proposte costruttive! Se d’un tratto si archivia ogni pretesa di privacy e di riservatezza sui dati clinici dei cittadini, ovvio che si apre un mondo di possibilità. Ecco alcune app che vi invito ad installare subito.

Illese – Un app dedicata alle donne. Segnala in tempo reale se il tizio che vi invita a cena ha precedenti per aver menato la fidanzata pregressa, se va in giro col coltello in tasca, se ha subito decreti di allontanamento. Un aggiornamento della app (“Illese Family”) dirà se per caso quel tizio è il marito che, per un motivo o per l’altro, volete lasciare e che si presenta all’improvviso con un mazzo di fiori nella sinistra e un punteruolo da ghiaccio nella destra. Illese sarà collegata ai server delle forze dell’ordine, e in subordine, a quelli – potenziati – delle pompe funebri. Un problema tecnico: funzionando con la tecnologia Bluetooth, Illese sarà efficace se qualcuno si avvicina a meno di due metri, quindi non risolve il problema dei femminicidi con armi da fuoco. Da migliorare.

Impuniti – Una app molto interessante messa a punto dalla Agenzia delle Entrate, rivelerà se chi chiede un contributo statale ha pagato tutto quello che doveva ed è in regola col fisco. La app, in tempo reale, potrà segnalare all’Inps la configurazione della Porsche Cabrio di uno che magari chiede 600 euro all’Inps, la planimetria della villa al mare di chi risulta nullatenente o il nome dello yacht di chi presenta un 730 che lo colloca al di sotto della media dei raccoglitori di arance della piana di Gioia Tauro. In questo caso, le perplessità sulla privacy si fanno più intense, strano, eh?

Indagati – Una app che segnala in tempo reale se un candidato alle elezioni comunali, regionali, politiche, a qualche nomina pubblica, a qualche posto statale o parastatale, ente, commissione, grande azienda, abbia già avuto qualche problema con la giustizia, o non addirittura qualche condanna in primo (alert giallo), secondo (alert arancione), terzo grado (alert rosso). Con questa straordinaria app, collegata a tutti i cellulari, i cittadini conoscerebbero in pochi secondi la fedina penale di chi occupa posti di responsabilità o cariche in grado di decidere sulle loro vite. Stranamente, anche in questo caso, la politica si dice molto preoccupata per la privacy.

DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT

Ce ne sarebbero di app da inserire in un Paese ad alta densità di evasori fiscali,di corruttori,di assassini e violenti trogloditi,o di chi viene pizzicato a chiedere il sussidio virus avendo ingenti conti correnti bancari,o con i soldi in qualche paradiso fiscale,i famosi accattoni arricchiti,e magari chi si dichiara fascista,e per quel che ne so mi risulta illegale,fino a quando non ci sarà una sorrate d’italia a legalizzare la pratica.

Ma vengo all’app immuni,per essere utile si dovrebbero fare test,tamponi a 60 milioni di italiani,stabilendo se si è infetti o se si è diventati immuni,e segnalare gli asintomatici che sono pericolosi quanto gli infetti.

E come ricorda lei,ho aspettato la prenotazione di tre mesi per avere la C.I. elettronica e d’incanto pensiamo di diventare efficienti come in Corea del Sud per caso?

Spero di essere smentito,ma chi ha inventato l’app e la gestirà,gli sarà permesso di fare unicamente business,quanto servirà non essendo obbligatoria lo scopriremo solo vivendo…

S.I.

iserentha@yahoo.it



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