mercoledì 4 marzo 2020

Riflessioni e interrogativi sul corona virus (covid-19)














E’ la legge dei mercati: quanti “nonni” siamo disposti a sacrificare?

di Alessandro Robecchi

Dunque pare sempre più evidente che il morbo cattivo che ci minaccia presenti un sintomo chiarissimo della famosa sindrome di Taranto. Cioè: si salva il lavoro o la salute? Detta dritta e brutale: quanto si può sacrificare del nostro Pil, dei nostri stili di vita, del nostro potere d’acquisto, del nostro preoccupato e mal distribuito benessere, per non far sobbalzare troppo le statistiche della mortalità? La domanda è quasi metafisica, perché nell’equazione spaventosa che ci si pone, entra una forza che sembrerebbe trascendente, potentissima, totalmente incontrollabile, che non si sa nemmeno come chiamarla. “I mercati”, oppure “i mercati finanziari”, poi naturalmente “le Borse”, che periodicamente “bruciano” (eh?) miliardi, eccetera eccetera. E’ obbligatoria la notazione linguistica: questo possente sistema di governo della ricchezza – basta guardare i titoli nelle pagine economiche – non ha volti, non ha nomi e cognomi, solo nomi comuni di cose (“i mercati”), che bastano da soli ad atterrire ogni discorso pubblico. Si esce insomma con le mani alzate: se smottano “i mercati” è come se arrivasse il terremoto, che ci vuoi fare? Ecco, stanno smottando, gli allarmi si fanno fragorosi, le previsioni molto cupe.

Questo potere assoluto e capriccioso, una roba da dèi dell’Olimpo, condiziona le nostre vite in modo decisivo. L’ultima botta, come ricordano in questi giorni tutti i cronisti dei periodici disastri economici, fu nel 2008, e dodici anni dopo siamo ancora in pieno dentro alla morsa causata da quella stretta, meno tranquillità, meno diritti, meno redditi, tutto meno sicuro e più precario. Ora, si paventa che, di fronte al virus cattivo, i famosi mercati ci potrebbero ricascare, potrebbe ripartire un altro massiccio impoverimento, con tutto quel che ne deriva.

E va bene, tutte cose che sappiamo.

Ciò che sappiamo un po’ meno è forse questo: quando siamo diventati anche noi “mercati”? Cioè quando esattamente ci siamo dotati di quel cinismo un po’ gretto travestito da realismo che fa dire, beh, era vecchio, beh, era già malato? Si sa che spesso la morte degli altri può essere un sollievo per i vivi, ma in questi giorni – anche nei dibattiti sul tema, sempre un po’ smarriti o paradossali – si legge, e non tra le righe, ma proprio nelle righe, qualcosa che somiglia un sollievo millenarista: e vabbé, se ne va il nonno, meglio lui che io.

A vederla in termini teorici, è una specie di scambio: preferite un’altra crisi economica planetaria oppure registrare un salto di mortalità nella fascia alta e altissima d’età? Oltretutto una fascia di vittime improduttive, e questo lo direbbero senza dubbio i famosi “mercati”, ma anche molte famiglie su cui è lasciato totalmente il peso delle cure e dell’assistenza: ecco un caso in cui il cinismo del profitto si accoppia tristemente a un cinismo di necessità.

In questa oscena tenaglia, lo squilibrio è evidente: scommettendo al ribasso sui mercati finanziari, le grandi potenze della speculazione produrranno altre ricchezze per sé e per i loro azionisti, in modo non dissimile da chi vende amuchina e mascherine a prezzi da mercato nero, cioè la collocazione etica è più o meno quella. Gli altri, cioè tutti noi, costretti ad accettare un baratto non contrattabile, cioè (come a Taranto, per analogia quasi perfetta) qualche sacrificio umano a fronte del mantenimento di un regime di vita che consideriamo ancora accettabile e in qualche modo (rispetto a molta parte del pianeta) privilegiato. Forse non lo sappiamo, tutto questo, forse ne intuiamo soltanto l’incombenza e l’alito fetido, forse siamo solo alla fase del sollievo corrente di non avere ancora “età avanzata e patologie pregresse”. Ma lo scambio, nei suoi termini ideologici, è assodato, chiaro, in qualche modo accettato. E quindi, si direbbe, abbiamo già perso.

DAL BLOG DI ALESSANDROROBECCHI.IT

Al suo primo interrogativo rispondo,si lavora ove sia possibile,nella zona rossa del lodigiano,nel padovano,ora pare anche a Bergamo ci si ferma,pazienza se il pil e la borsa andranno in affanno,se non si blocca tutto dove c’è un concentrato considerevole d’infezione è da idioti,nonostante cosa affermino dalle parti di Libero o dal suo direttore rincoistrionico ormai,anche perchè le sale da terapia intensiva non saranno sufficienti per tutti,anzi lo diventeranno per pochi,pur essendo il virus grave o gravissimo per il 3-5% degli infettati,non si va in terapia intensiva solo se si è delle cariatidi! Poi anche se fosse,siamo vicini alla teorizzazione del colpo alla nuca per chi è in pensione? Indi per cui un peso sociale nonostante abbia consentito alle passate generazioni di poter vivere di pensione d’anzianità?

Ma vengo alla possibilità della rinuncia al profitto senza ritegno,quello che non va tanto per il sottile,l’importante è “lavura”,se ci si ammala per inquinamento,per infortunio sul lavoro o se arricchisce una piccola percentuale di paperoni,e si lascia il surrogato di possedere qualche gadget elettronico per alcuni o di sopravvivere per molti,pare effettivamente molto sensato.

Non lo so se una futura generazione arriverà a limitare questa corsa senza senso,che tra l’altro fa molto male all’ambiente,al clima e farà terminare le risorse del pianeta molto velocemente,forse è davvero un’utopia per l’homo ex sapiens.

Ultima analisi,personalmente ritengo inaccettabile che tutti i virus,ma proprio tutti arrivino dalla Cina,a parte l’ebola molto limitata in Africa,si perchè ci sono stati due esplosioni di sars,l’aviaria,ora il corona virus che impatta mostruosamente a livello planetario,che dire li vogliamo stangare una volta per tutte i cinesi,ovvero chi li governa,tramite una colossale class action,se gli si farà pagare una penale da capogiro,forse si metteranno in condizione di pensare non solo all’economia,bensì all’igiene,agli allevamenti,alla alimentazione,o magari di lasciar perdere a degli incontrollabili laboratori con dei pasticcioni al suo interno? E di comunicare per tempo alle proprie popolazioni dell’infezione e di non tenerlo nascosto al mondo intero?
Si perchè negli States per quelle emissioni taroccate della fabbrica di Wolfsburg li hanno multati mica male i tedeschi.

Ma non sento parlare nessuno a proposito,forse perchè chi ha investito massicciamente a oriente,non vuole che il giocattolo si rompa? Ed è disposto ad accettare queste controindicazioni all’arricchimento infinito?

I.S.

iserentha@yahoo.it

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