mercoledì 14 novembre 2018

Puttane o giornalisti? C'è di tutto ma soprattutto lo sfruttamento dei medesimi









Stampa, il vero insulto è essere pagati sei euro ad articolo

di Alessandro Robecchi

Quando arrivi a prendertela con i giornalisti vuol dire che hai esaurito tutte le altre scuse, e “lasciateci lavorare”, e “la gente non capisce”, eccetera eccetera, e sei arrivato finalmente al bar, dove vale tutto. Sia messo a verbale che per un politico attaccare la stampa è sempre un mezzo autogol e un segno di debolezza. E questo senza addentrarsi nella qualità dell’insulto: “infimi sciacalli” (Di Maio) non è granché, mentre “puttane” (Di Battista) è sgradevole anche per motivi che coi giornalisti non c’entrano niente. Si prova una certa nostalgia per le “iene dattilografe” di D’Alema, che sposava irridente perfidia e raffinatezza stilistica, e questo per dire che si peggiora ma non si inventa niente.

La categoria è balzata su come una bestia ferita, cosa che fa periodicamente con più o meno convinzione. Si è visto vibrare orgoglio professionale, alcuni hanno fotografato il tesserino per postarlo sui social, e in generale la risposta all’attacco scomposto dei 5stelle è stata piuttosto veemente. Insomma, giù le mani dalla libera stampa. Mi associo pienamente. Anche se a tratti nella partita non si distinguevano più due cose un po’ diverse tra loro: la difesa della libertà di stampa e la difesa di una corporazione.

Poi, quando sarà passato lo tsunami di indignazione, si potrà magari discuterne meglio, a partire da due o tre cosette.

La prima riguarda la politica: dire un giorno che i giornali sono morti e non contano più niente, e il giorno dopo attaccarli come potere ostile è una palese contraddizione (comune a tutta, o quasi, la politica). Significa che il famoso disegno culturale dell’intermediazione (il mito della rete per i grillini, ma in generale i social per tutta la politica) non sta funzionando granché. Renzi dettava la linea a colpi di tweet, ma intanto prendeva la Rai e curava i rapporti con i giornali, Salvini fa il fotomodello di se stesso e i media lo adorano. Nomine e promozioni sono terreno di battaglia. Insomma, disintermedia qui, disintermedia là, ma il parere della stampa ai politici interessa ancora parecchio.

Come dicono quelli bravi – ma sarà per consolarsi – bisogna trasformare le disgrazie in opportunità. Sarebbe bello che i giornalisti italiani, così bruscamente insultati, sfruttassero questo loro sussulto d’orgoglio e ne usassero la spinta propulsiva per riflettere un po’ su se stessi, sulla professione, sulle sue modificazioni. I dati sul precariato nella categoria fanno spavento, si scrive per otto euro, per cinque euro al pezzo, i giornalisti sotto i quarant’anni arrivano in media a sei-settecento euro al mese, c’è un vastissimo lumpen-proletariatdel lavoro intellettuale, che diventa sfruttamento e ricatto professionale. I giornalisti garantiti da un contratto e da uno stipendio decoroso sono ormai una minoranza, la norma è una specie di McDonald dell’informazione dove si friggono notizie a basso costo.

Poi, come se non bastasse, tutti i giornalisti hanno questo destino infame: sentirsi spesso dare lezioni di giornalismo da gente che non ha mai messo piede in una redazione, che non ne sa niente. Ma loro, i giornalisti, che nelle redazioni ci stanno, che conoscono la macchina e sanno come funziona, dovrebbero accorgersi che queste forme di sfruttamento, che allungano quasi a vita l’età del precariato, nuocciono alla professione, nella sua dignità, anche più dell’insulto del politico di turno in piena crisi di nervi.

“Perché non mi scrivi una bella pagina sulla meritocrazia? Te la pago sei euro e cinquanta!”. Ecco una buona metafora di come sta messo oggi il giornalismo italiano, e si può valutare se la sua perdita di qualità non sia dovuta anche a questo. Nel dibattito sulla stampa offesa, tutto questo non c’è: solo insulti, allarmi e grida d’orgoglio ferito, politici isterici, giornalisti indignati e morta lì. Peccato.

DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT

Da sempre in Italia,non so in altre realtà extraterritoriali,un certo servilismo e cortigianeria mediatica è sempre esistita,che se ne accorgano ora gli esponenti di massima visibilità dei 5S mi risulta da dilettanti allo sbaraglio,altra conferma,piuttosto vadano nel merito,se vogliono cavalcare il fuoco di fila mediatico che c’è stato sull’attuale Sindaco di Roma o sul Tav per ciò che riguarda Torino,scrivano o dicano come ha fatto Travaglio ieri oggi sul Fq.
Altrimenti il boomerang corporativo arriva inesorabile,farli passare per vittime è ciò che vogliono.

Per quel che riguarda lo sfruttamento straccione sui giornalisti,non ci si deve meravigliare,esiste in tutti i campi lavorativi,la forbice delle retribuzioni è sempre più ampia,ricchi sempre più ricchi e poveracci ai confini della sopravvivenza,fa comodo,riesce a far emergere il servilismo e la ruffianeria,che va alla grande per cercare di migliorare la propria condizione.

I.S.

iserentha@yahoo.it

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