mercoledì 14 febbraio 2018

Elezioni politiche:Più 4 marzo per tutti...


















E’ partita la gara: vince chi mette più bandierine sul corpo dei morti

di Alessandro Robecchi

Piccola proposta di decenza per quel che resta della campagna elettorale: una moratoria sulla cronaca nera. Almeno sulle vittime, almeno sui morti, e morti male, su cui stampa e tivù si avventano come una nuvola di mosche. Sappiamo tutti che da qualche anno il dibattito politico sembra una seconda media di bambini difficili. Rimproverare cazzate all’avversario sembra l’unico argomento: ad ogni critica si può sempre rispondere: e allora il Pd? E allora i 5Stelle? E allora Silvio?: un battibecco che sta evolvendo, e ora si occupa di sangue.

Il solito beneamato trucchetto della “sicurezza” è una fuoriserie che la destra lucida e mette in moto ad ogni elezione, una specie di jolly da giocare nella partita della propaganda. Il Pd ci casca con tutte le scarpe, un classico, i 5Stelle si occupano di bonifici. Accanto alla (strabiliante, in effetti) disposizione emotivo-elettorale delle forze in campo, serpeggia nel paese una specie di tifo da stadio su morti e feriti, una specie di pallottoliere di carnefici e vittime. Se il marocchino ubriaco investe con la macchina la vecchietta sulle strisce pedonali, ecco immediatamente che la povera vittima diventa una bandiera della Lega. Al contempo, può accadere che un italiano, sbronzo pure lui, metta sotto un ragazzino nero, ed ecco riequilibrato il conto. Come se due ingiustizie, due tragedie, potessero pareggiarsi sul filo della propaganda. Ad ogni schifezza del male umano corrisponde una schifezza uguale e contraria. Segue polemicuccia. Erano gli albanesi. Ma no, quell’altro allora che era italiano? Ecco, le bestie nigeriane! E il tramviere di Milano, allora? Una gara a perdifiato per cui davanti a un fatto di sangue la prima domanda che si fa non è “come sta la vittima?” o “L’hanno preso?”, ma “Era straniero?”, “Era italiano?”.

La pietà su base etnica, la vita (e la morte) della gente che diventa un tassello della narrazione tossica.Una dialettica politica basata sul rimpallo, sull’arte più o meno sarcastica di rinfacciarsi errori e stupidaggini a vicenda è arrivata alla frontiera dei morti e dei feriti, gente con la vita spezzata del tutto, famiglie di cui cambia il destino.

Non è difficile immaginare lo screening quotidiano delle pagine di cronaca nera dello staff di Salvini: cercare il caso del giorno per portare un’altra tanica di benzina verso l’incendio. E altrettanto spaventosa è a volte la risposta politica: si cerca il caso uguale e contrario, in un rimpallo di vittime che ha qualcosa di osceno. In una gara spesso sporca e truccata, che trasuda malafede: chiunque abbia parlato degli innocenti sparati dal fascista di Macerata si è sentito rimpallare: perché non dici della povera Jessica? Tutto si mischia, tutto serve alla causa, senza alcun rispetto: delle vittime non gliene frega niente a nessuno, ci sono quelle che servono e quelle che servono meno. Il dolore che resti privato, qui serve usare la sua caricatura in pubblico

Inutile dire: in questo sconcio ping pong si scontrano due posizioni ideologiche. I razzisti xenofobi pancia a terra per dimostrare che l’immigrazione porta violenza e reati (anche con molte fake news, scemenze inventate, accuse false); gli altri fanno notare con ragione che i delinquenti sono anche bianchi, italiani, e anzi le statistiche confermano che sono molto più numerosi (si pensi soltanto alle violenze in famiglia dove “prima gli italiani” rasenta il novanta per cento).

Ma per quanto siano definiti i campi, e per quanto torti e ragioni siano evidenti, resta un grande disagio per questo giocare con le figurine dei morti ammazzati, per questa vergognosa caricatura di giustizia salomonica per cui un benzinaio rapinato dall’albanese si elide col gioielliere che spara al ladro. Una vera dance macabre, intorno a tutti noi.

DA ALESSANDROROBECCHI.IT


Non c’è da stupirsi più di tanto della cloaca elettorale,questi sono i tempi in cui viviamo,la società riflette la politica e viceversa.
Per quanto tocca dare interesse al quotidiano,cerco il più possibile di starne al di fuori,il 4 marzo ormai vicino mi stimolerà unicamente nel dare il mio consenso al meno peggio,e non basterà turarsi il naso,direi che tutti gli orifizi dovranno essere sigillati.

Pare davvero una scelta difficile,perlomeno esistono e sono assai chiari e delineati,chi manco sotto tortura potrà avere chances di scelta.

I.S.

iserentha@yahoo.it

Nessun commento: