venerdì 29 dicembre 2017

E' iniziato "il mercato delle vacche" elettorale
























2018, si porta molto il pacatismo

di Alessandro Gilioli

A leggere l'intervista che Berlusconi ha dato al Corriere di oggi, sembra di avere davanti un autorevole e moderato statista di centrodestra: di Gentiloni dice che è stato «insufficiente» ma ne elogia «la cortesia», su Grasso si limita all'aggettivo «inelegante», poi cita John Kennedy, ipotizza uno Ius soli seppur più temperato di quello appena cestinato e infine invita «al buonsenso». Pacatissimo, insomma. E nulla a che vedere con il Cavaliere caimano, spaventoso e a tratti sedizioso che è stato per anni, dal '94 al predellino e oltre.

Non molto dissimili erano i toni dell'intervista che Luigi Di Maio ha dato ieri al Fatto: «Voglio dare stabilità al Paese», «confido che il referendum sull'euro non si debba fare perché l’Europa è molto cambiata e per l’Italia ci sono maggiori spazi per farsi sentire», «creeremo una Banca pubblica per gli investimenti sul modello francese». Approccio istituzionale, nessun aggettivo fuori posto, moderazione verbale e programmatica. E nulla a che vedere con anni e anni di blog e comizi di Grillo, non privi di insulti sprezzanti.

Di Gentiloni - "l'impopulista", non c'è neppure bisogno che vi dica: la sua conferenza di fine anno è stata una dose di benzodiazepina, tutta tesa a rassicurare, acquietare, confortare, rasserenare. E nulla a che vedere con la baldanza nuovista e un po' isterica del suo predecessore, schiantatosi un anno fa come un motociclista cocainato sulla tangenziale.

È curioso come questo Paese sia passato in pochissimo tempo da un estremo al suo opposto. Solo ieri la politica italiana era fatta di tweet deflagranti, accuse violente, promesse di rovesciamenti mirabolanti, il tutto trasmesso con toni urlati, eccitati, demagogici, elettrizzati, talvolta ribellistici se non eversivi, comunque indirizzati alla pancia, finalizzati a provocare sdegno o creare chimere di cambiamenti rivoluzionari. Con tutti e tre i maggiori leader - Berlusconi, Grillo e Renzi - impegnati in questa assordante gara.

Adesso siamo alla democristianizzazione comportamentale multipartisan, con il Di Maio statista, il Gentiloni camomilla e la versione mansueta di Berlusconi. E pure quella che un tempo si chiamava "sinistra radicale" si è scelta un leader che non viene dalla piazza, ma dagli stucchi dorati e silenti di Palazzo Madama.

Insomma, sembra che la politica non voglia più eccitare, ma sedare. Con poche eccezioni, come Salvini (che però da mesi perde consensi nei sondaggi) e qualche ultrà renziano che non ha ancora capito che è cambiato il vento. Che nove italiani su dieci non si divertono più davanti a pollai urlanti dei talk show, ma cambiano canale appena le voci accalorate si accavallano. Perfino sui social sembra che ci sia meno gente che si accanisce nei flame, avendone ormai constatato l'inutilità totale dello scambio di insulti.

È il pacatismo, chissà se una svolta o solo una fase di down dopo la sovreccitazione trasversale recente.

Intendiamoci: questa mutazione è avvenuta, con ogni probabilità, più per stanchezza che per saggezza, più per distacco che per maturazione, più per disinteresse che per educazione. Ma intanto è avvenuta.

Con tutti suoi lati positivi - evidenti - ma anche quelli negativi, cioè i rovesci della medaglia, essendo un altro estremo opposto: ad esempio il rischio che il confronto perda passione, che la moderazione si tramuti in pigra difesa del presente. Che anche nelle cose da fare - e da cambiare - tutte le vacche diventino nere.

E neppure questo farebbe bene, in un Paese sempre più declinante e diseguale, che bisogno tanto di educata razionalità quanto di trasformazioni sociali radicali.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Ma che passione ci dovrebbe essere? Gli appassionati chi dovrebbero essere? Il ceto medio ormai inesistente? I lavoratori con degli stipendi da fame e precarizzati,che l'autonomia e men che mai una famiglia non se la potranno mai permettere? O magari i lavoratori che vedono come un'oasi nel deserto,che pare un miraggio,l'allungamento della vita lavorativa,le famose aspettative di vita,maddechè?

E dulcis in fundo,prendere atto che dei politici,la quasi totalità di una scarsezza infinita,prendono vitalizi e pensioni impressionanti per un qualsiasi comune mortale...

Ah già,quasi,quasi,dimenticavo questa Europa delle banche e della finanza,che sa mettere solo barriere sul fenomeno degli immigrati e dei rifugiati vari,e che fa capire in modo vigliacco e ipocrita,di arrangiarsi,perlopiù all'Italia e alla Grecia.

C'è da appassionarsi vero? Ovunque ti giri davvero un "wonderful world",fino al 4 marzo ne sentiremo,leggeremo e vedremo delle belle,poi la solita routine vomitevole.

I.S.

iserentha@yahoo.it

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