mercoledì 15 marzo 2017

Reato di tortura in Italia,ma quando mai!


















Tortura, ce lo chiede l’Europa ma questa volta non vale

di Alessandro Robecchi

“Ce lo chiede l’Europa” è stato per anni una specie di ritornello da canzonetta pop, un mantra buono per giustificare ogni cosa, un acceleratore di particelle, leggi, leggine, regolamenti, commi, riforme. Come in quegli stati americani dove la gente mette sul paraurti l’adesivo con scritto “Ha detto Gesù che devi tenere la distanza di sicurezza”, così in Italia la decalcomania “Ce lo chiede l’Europa” è stata appiccicata ovunque, da ogni governo. A volte anche allargando le braccia, facendo la faccia contrita, dicendo tra le righe: “Che volete, io non lo farei, ma ce lo chiede l’Europa…”. Anche la famosa riforma delle unioni civili, sbandierata dal renzismo come una specie di rivoluzione civile (in ritardo di anni, come se avessimo scoperto nel 2016 che la terra è rotonda o che il vapore può muovere le macchine) è arrivata da lì: la famosa Europa, dopo anni di sollecitazioni e bacchettate e strilli e urli, cominciava a incazzarsi davvero.

Ora – la notizia è dell’altro ieri – succede che per l’ennesima volta l’Europa ci chiede, anzi, ci sollecita vivamente, siamo all’anticamera dello schiaffone, di fare una legge. Questa volta non c’entrano soldi, spread, pensioni, bilanci: quel che si chiede, banalmente, a cinquecento anni da Torquemada e a settanta da via Tasso (e a sedici da Bolzaneto), è di fare una legge sulla tortura. Matteo Renzi l’aveva pure detto con il ditino alzato in uno dei suoi tweet ieratico-programmatici: “Quello che dovremo dire lo diremo in Parlamento con il reato di tortura. Questa è la risposta di chi rappresenta un paese!” (8 aprile 2015). Urca che paura. Intanto nessuna legge sulla tortura è arrivata in Parlamento. Chiacchiere e distintivo.

Soprattutto distintivo, viene da dire, perché a fermare un Ddl sulla tortura (una cosetta che ci metterebbe in regola con l’articolo 3 della convenzione europea dei diritti umani) è sostanzialmente una scuola di pensiero di grandi pensatori (tra gli altri, Giovanardi, Gasparri, Salvini), cui si aggiunse a un certo punto l’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano: “Evitiamo messaggi fuorvianti nei confronti delle forze dell’ordine”. Insomma: c’è il terrorismo, non è il caso di turbare gli animi delle forze dell’ordine. Come dire che se arresti un serial killer che fa il postino getti nello sconcerto tutti i postelegrafonici.

Non è ovviamente la prima volta che l’Europa ci sollecita. Il G8 di Genova si porta appresso decine di processi e ricorsi alle corti europee ed ogni volta che si accertano i fatti parte lo schiaffone per chiederci di fare una legge sulla tortura. Un famoso Ddl gira da anni tra commissioni e tavoli dei vari leader, compare e scompare, va e viene, poi sparisce di nuovo appena si parla di calendarizzarlo in Parlamento. Il dinamico tipino che doveva fare una riforma al mese, poi tre in un anno, poi due in due anni, poi i cento giorni, ah, no, i mille che è più comodo, ecco, quella riforma lì non l’ha saputa o voluta fare. Intanto abbiamo visto le piaghe più evidenti di un dolore di altri, i Cucchi, gli Uva, gli Aldrovandi, facendole un po’ nostre, partecipando di una sacrosanta richiesta civile: non si picchia la gente, tantomeno i prigionieri, e non li si ammazza di botte. Un principio etico basilare. Niente. Per una volta, anche se ce lo chiede l’Europa, tutti fermi. Quelli che ogni giorno ci mettono in guardia dal disamore per la politica, dal disincanto colpevole, dal babau del “se no vince il populismo”, dovrebbero un po’ riflettere su questo fatterello: noi, #Italiariparte, #Italiacolsegnopiù, #ItaliaGrandePotenzaCulturale, non abbiamo una legge che impedisca e punisca “la tortura, e i maltrattamenti inumani e degradanti”, eppure casi di tortura e maltrattamenti inumani e degradanti – nelle cronache – ne abbiamo un bel po’, il campionario allargato, la collezione completa.

DA ALESSANDROROBECCHI.IT

Sono velocissimi a legiferare dove fa comodo,ad esempio la previdenza portata in linea con il resto del continente,dove invece esistono tabù di natura religiosa o post fascista,fanno orecchie da mercante.

Più che uno strano paese,siamo costantemente accartocciati alle personalissime volontà dei vari potentati sparsi qua e là.

Sul neo resuscitato del Lingotto,che dire,fino a quando avrà consenso ce lo dobbiamo “succhiare”tutti quanti,volenti o nolenti,in senso figurato s’intende ci mancherebbe.

Pensavate voi che dopo il 4 dicembre,lui e la madonnina facessero altro nella vita,marameo!

I.S.

iserentha@yahoo.it

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