mercoledì 8 marzo 2017

Ma quale lavoro di cittadinanza,solo specchietti per allodole









Non è una spilla, non è un vestito

di Alessandro Gilioli

Avvicinandosi le elezioni - e forse ormai consapevoli dei danni fatti in tutti questi anni - centrosinistra e centrodestra hanno scoperto che esiste in Italia una questione sociale (ohibò) e che è questa (doppio ohibò) il primo booster di ogni "sentimento antisistema", di ogni espressione di rabbia nelle urne.

Di qui una corsa a inventarsi misure d'emergenza, più o meno decenti ma che per ora somigliano molto alla "social card" di berlusconiana memoria. E si affastellano comunque una sopra l'altra, perché ognuna è un annuncio, un titolo di giornale, insomma potenziale consenso.

Di misure sociali si parlerà pure al Lingotto, pare, perché c'è in ballo la proposta di "lavoro di cittadinanza" che Renzi ha deciso di contrapporre alle proposte di reddito minimo e/o universale verso cui ha mostrato sempre avversione. E a leggere il Giornale, perfino Berlusconi sta studiando una serie di misure sociali che dovrebbero costituire l'ossatura programmatica del pistone di destra, quello che dovrebbe riportare a casa anche Salvini e Meloni.

Benissimo, naturalmente. In termini di dibattito e di egemonia culturale, negli ultimi trent'anni il sociale era scomparso. Anzi, sembrava quasi una bestemmia, una roba da nostalgici del muro di Berlino, di Castro e Pol Pot.

Puttanate, naturalmente, ma così è stato per tre decenni.

Nei quali le issue politiche principali erano state solo due: "taglio delle tasse e libertà d'impresa", nella narrazione di Berlusconi; "competizione, meritocrazia e liberazione dei talenti" in quella renziana. E la redistribuzione si era limitata nel primo caso alla pura charity (ma intanto venivano tagliate le imposte di successione per i milionari) e nel secondo agli 80 euro (ma intanto venivano devastati i diritti dei lavoratori e si diffondeva all'infinito il precariato fatto di voucher e gig economy).

Adesso si corre ai ripari, sembra. O almeno si fa credere di farlo.

Benissimo, ripeto. Ma la questione sociale non è un vestito, che ci si mette o si toglie a seconda della bisogna. Non è un adesivo o una spilletta da appuntarsi sulla giacca.

La questione sociale è strutturale e immanente. E la questione sociale è conflitto.

Conflitto tra interessi diversi, tra ceti e classi diverse.

Ed è la linea che attraversa questo conflitto a definire sinistra e destra, molto oltre le etichette che si danno i partiti. È il punto in cui si fissa l'asticella, in cui si decide l'equilibrio tra interessi, ceti, classi. Oggi sbilanciato tutto da una parte, quello dei few rich.

Benissimo dunque, che finalmente si interessino del sociale dopo essersi interessati così a lungo di tutt'altro. Ma che stiano molto attenti, perché se poi si scopre che è un altro bluff, non basteranno gli appelli alla ragione per ricondurre al confronto civile la democrazia a cui tutti teniamo.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Mi permetta,ma lei con questo post dimostra di vivere nel magico mondo di Alessandro,siamo nel 2017 e ancora da credito a questi mercanti del consenso?

Ma questi stanno ventilando un lavoro di cittadinanza per attirare qualche allocco che crede ancora negli specchietti,ma figuriamoci,come chiuderanno i seggi tutti i nodi verranno al pettine,regaleranno un surrogato a cui potrà accedere l'1% degli sfigati che non hanno e non avranno mai futuro.

Giriamo pagina,io non so cosa faranno,o cosa riusciranno a fare quelli che sponsorizzano il reddito di cittadinanza,certamente quelle campane di cui ho accennato prima,non le sento più,le escludo automaticamente.

Mi raccomando,raddrizzi le orecchie anche lei!

I.S.

iserentha@yahoo.it

2 commenti:

Franco reperti ha detto...

Farebbero qualsiasi cosa per prendere uno o due voti in più... poi tanto quando vengono eletti fanno i loro porci comodi.

Ivo Serenthà ha detto...

E soprattutto una buona parte degli elettori dovrebbe avere capito l'antifona...