mercoledì 6 luglio 2016

L'umiltà alla bisogna dell'ultimo arrogante governativo











La versione toscana di “umile”: “Spaccagli la faccia, Matteo”

di Alessandro Robecchi

“Umile” sarebbe pure una parola nobile, a volerla guardare dal verso giusto, cioè dalla parte delle radici. Intanto perché deriva da humilis, e quindi da humus, terra, e insomma, va bene, un baobab, per dire, un pino secolare, non sono mica tanto umili, mentre l’erbetta sì, e infatti la calpestiamo senza tante storie.

Poi si sa che le parole si evolvono, che inseguono la società, ma anche la società insegue loro: di solito per picchiarle. Così oggi “umile” è diventata una parola da calciatori. “Dobbiamo essere umili”, dicono i bomber delusi davanti ai microfoni con i capelli a cresta e il Rolex grosso come il Big Ben, poi se ne vanno con la Ferrari, che agli umili – quelli veri – fa sempre effetto. Insomma, diciamolo: come certe attività commerciali che non muovono una lira ma fanno da copertura a ricchissimi affari, anche la parola “umile” è diventata uno schermo, una specie di burqua indossato alla bisogna da chi è stato molto arrogante e per farsi perdonare – o per continuare a ingannare – si finge “umile”. Inutile dire che a un umile vero – umile come condizione sociale, cioè rasoterra, per restare all’etimo – non verrebbe mai in mente di vantare la propria umiltà: di solito lo fanno quelli che non sono umili per niente.

Non è un caso che la parola “umiltà” salti fuori come un pupazzo a molla ogniqualvolta qualcuno prende una facciata clamorosa. Dopo le elezioni amministrative, basta cercare in rete, si fece grande spreco della parola. “Matteo Renzi, umiltà dopo le comunali”, titolava l’Huffington Post, e Pierluigi Bersani dettava alle agenzie il suo monito da allenatore esonerato: “Renzi sia più umile”, “Renzi abbia l’umiltà di riflettere”, eccetera, eccetera. Mentre La Stampa titolava: “La svolta umile di Renzi”, avendo però l’accortezza di mettere “umile” tra virgolette, perché non si sa mai con la lingua toscana, e magari a Rignano sull’Arno “umile” vuol dire “Vai e spaccagli la faccia, Matteo”.

Insomma, tutto questo avveniva solo qualche settimana fa, quando gli “umili” delle periferie (clamorosamente a Roma, ma, umilmente anche in molti altri posti) bastonavano il Pd asserragliato nei quartieri-bene. Ma poi succede che certe parole sono come i buoni propositi della notte di Capodanno, che ti svegli il giorno dopo, mezzo sbronzo, e te li sei dimenticati alla grande. Ed ecco che nella direzione del Pd ripetutamente rinviata in modo che il voto amministrativo apparisse più lontano, quasi antico, diventava lontana e antica anche l’umiltà, evocata solo dal povero Cuperlo che pregava il sovrano di praticare la modestia “non solo nel tono della voce”.

Ecco fatto. Fine dell’umiltà e dell’autocritica, se mai ve ne fu. E anzi, ammonimenti e minacce, come quella di un Renzi modello hostess, che dice a chi scende dal carro del vincitore che poi – si avvertono i gentili passeggeri… –

non si risale più: una versione soft del famoso lanciafiamme (a proposito di umiltà).

Insomma, se c’è una cosa che gli umili sanno benissimo – intendo gli umili di condizione economica, gli umili pagati in voucher, gli umili che non meritano 80 euro perché troppo poveri – è di diffidare di chi sbandiera la propria umiltà. Capiscono che è un trucco, una trappola, un’operazione mimetica. Sono umili, mica sono scemi.

Che poi vorrei essere un po’ umile anch’io, corre l’obbligo di denunciare che non sono certo cose nuove, queste, e anzi si sanno da secoli, e già le diceva un certo Shakespeare nel Giulio Cesare: “L’umiltà è la scala di una giovane ambizione. Ma, come abbia raggiunto l’ultimo gradino, volge essa le spalle alla scala e rimira le nubi, spregiando i gradini più bassi ond’essa è ascesa”. Ecco fatto. E chi l’avrebbe mai detto che il vecchio bardo sapesse già come andava a finire, all’alba del 1600, una direzione del Pd di quattro secoli dopo.

DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT

Per esser tra quelli che attende da sempre di prenderla in saccoccia dagli arroganti che si trasformano in umili alla bisogna,e che ne vedrà altri della stessa stirpe da considerare quasi dei cloni,che dire,forse a maggioranza piace essere masochisti?

A ottobre abbiamo la possibilità di mandare a stendere l'ultimo noto tra gli umili,il quale con una giravolta mirabolante ha fatto sapere che siamo noi ad attribuire una valenza politica al referendum,il che inquadra senza appello il calibro del personaggio,attendendo con "trepidazione" la comparsa di un'altra macchietta tanto interessante e simpatica...

I.S.

iserentha@yahoo.it

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