martedì 28 giugno 2016

Le riforme del nulla del Ministero dell'Istruzione
















AA+, il rating per gli studenti

di Alessandro Robecchi

Un esercito di piccoletti liberati dalla dittatura del voto, dall’ossessione delle medie, dall’ansia da prestazione prima che sia l’ora. Eccola qui la nuova giravolta della scuola elementare. C’erano i voti (fino al 1977), poi arrivarono i giudizi, poi arrivò la Gelmini e, siccome le disgrazie non vengono mai da sole, ripristinò i numeri (2009), poi ecco, da domani (dal prossimo anno scolastico), le lettere. A, e sei il primo della classe, E, e sei un somaro conclamato. In mezzo B, C, D, che dicono che il riscatto è possibile. Se prendi AAA+, poi, puoi dire di avere un rating che Moody’s ti fa una pippa.

Barbatrucco interessante (viene dall’America e da alcuni stati europei) per fare in modo che un quattro all’inizio dell’anno non ti freghi per sempre, e – effetto collaterale – per imbrogliare i genitori più distratti (“Essù, mamma, ho preso E, mica Z!, la bicicletta arriva lo stesso, vero?”). Ma sia: nulla deve spaventarci, figurarsi le piccole cosmesi alla pagella (anche perché, dice la riforma, alla fine dell’anno i numeri ve li beccate lo stesso). E così, addio alle alchimie dell’aritmetica, quei meravigliosi sei meno meno, i sette e mezzo che sembravano rapine al treno (“Era un otto, cazzo!”), i dieci (rari, sì, ma sui quali si poteva campare una vita). Con le lettere non si può fare la media aritmetica, e questo è bene, e c’è un sapore di speranza: coraggio, da E si può solo risalire. Riformina-ina-ina, ma con un suo piccolo valore: meno assurda competizione, meno ansia da performance, che poi, dopo, nella vita post- quinta elementare, non mancherà. E soprattutto, qui sì molto bene, non si boccerà più alle elementari che era, quella sì, una cattiveria dei grandi sui piccolini (e una faccenda, scusate il termine, di classe).

Tutto bene, allora? Quasi tutto, perché la minima dose di buonsenso contenuta nel passaggio dai voti ai numeri merita qualche apprezzamento, sì, ma non l’enfasi poderosa con cui certi esponenti della maggioranza la salutano esultanti. “Misurare con un numero la gioia di apprendere di un bambino è come misurare il cielo con un righello”, ha detto Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd. Ecco, anche meno, grazie. Perché altrimenti si rischia il voto in retorica (E) e pomposità (D), a meno che non si voglia valutare col metro (pardon, righello) dell’eloquenza da hasthtag che piace tanto ai giovinotti del ministero, qualcosa come #cambiaversoprendiA.

DA ALESSANDROROBECCHI.IT

Provo a elencare alcune riforme che a mio giudizio sono importanti.altro che le minchiate dei numeri o delle lettere.

Ristrutturazioni e nuovi istituti scolastici,poiché diffusamente sono tra il decrepito e il rischioso per gli studenti e gli insegnanti.

Stipendi adeguati alla media europea,magari facendo fare più ore agli insegnanti e soprattutto meno ferie estive,siamo oltre i due mesi di vacanza.

Far scomparire tutti i libri cartacei e sostituirli tramite i tablet,se continuiamo così gli zaini continueranno ad essere macigni fino al quarto millennio,talmente hanno la velocità del bradipo al ministero.

Non essendoci soldi e per non sfrucugliare gli zebedei a chi campa scrivendo libri scolastici,magari cambiando un paio di pagine ogni anno per fare business,i fenomeni governativi fanno le riforme con i voti,un po’ come sostare permanentemente nel giurassico.

I.S.

iserentha@yahoo.it

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