venerdì 27 maggio 2016

Se Roberto Saviano sta sulle palle a tutti....










Roberto Saviano nella No Man's Land

di Alessandro Gilioli

«Un'icona farlocca, che si è arricchito con un libro, dovrebbero togliergli la scorta», ha detto di Roberto Saviano il senatore verdiniano Vincenzo D'Anna.

«Un mafiosetto di quartiere», lo ha definito qualche settimana fa il renziano Fabrizio Rondolino, in un articolo che ancora campeggia sul sito dell'Unità.

«Un guru anti camorra diventato fenomeno da salotto», secondo Giuliano Ferrara.

Uno che «si inventa la camorra per non restare disoccupato», a detta del governatore della Campania Vincenzo De Luca.

«Nazista e stupratore», semplicemente, nelle parole di Vittorio Sgarbi.

«Un nichilista, un pessimista cosmico, così può far male a molti», ha aggiunto con più educazione Raffaele Cantone.

«Aprite gli occhi: il suo programma lo produce Endemol, e chi è Endemol? È Berlusconi. Il programma fa ascolti altissimi: quindi Berlusconi guadagna un sacco di soldi. Se aggiungiamo che Saviano non fa i nomi dei politici collusi, è chiaro che poi il nano gode come un riccio», ha detto invece Beppe Grillo.

«Saviano è un fiancheggiatore involontario del male», secondo il sindaco di Napoli Luigi de Magistris

Potrei andare avanti per pagine e pagine: non c'è esponente di qualsivoglia area politica che non abbia attaccato, con più o meno veemenza, lo scrittore italiano che ha venduto più libri al mondo, tra quelli viventi.

Sia chiaro: Saviano, come tutti, è criticabile. Io stesso non sempre sono d'accordo su quello che dice e scrive. E ci mancherebbe.

Tuttavia credo che solo in Italia un intellettuale possa essere lapidato così dal mondo politico. E non da una sola parte, ma da tutte o quasi.

Ai politici, con pochissime eccezioni, Saviano dà fastidio.

Dà fastidio per il combinato tra due cose che - messe insieme - la politica non riesce proprio a sopportare.

La prima è che è popolare e autorevole, cioè viene ascoltato da una platea molto vasta che tende a prendere in considerazione i suoi "j'accuse".

La seconda è che non guarda in faccia a nessuno: e se negli anni del berlusconismo i suoi attacchi al Cavaliere facevano gioco agli altri partiti, dopo il tramonto di B. non ha lesinato accuse anche molto dure né al Pd né a Grillo (né alla sinistra radicale, come nel caso dello scontro con De Magistris).

Ora, un "senza parocchia" in questo Paese non è tollerabile. Specie se è molto ascoltato.

Proprio non è accettabile. In una curva devi stare, con la tua onestà intellettuale devi fare qualche compromesso. Non è Paese per menti libere.

Saviano invece se ne frega.

Può farlo, perché è autore da milioni di copie. Perché vive all'estero. Perché non ha bisogno di nessuno in Italia. Perché è Saviano, insomma.

Ma è rara avis. Rarissima. Quasi tutti gli altri intellettuali in Italia hanno bisogno di qualcosa. Di un buon rapporto con una casa editrice. Di qualche collaborazione come autore a un programma televisivo. O di qualche ospitata, almeno. O di un giornale che gli chieda un parere, che lo faccia scrivere, che recensisca il suo ultimo libro.

Tutta roba difficilissima, da ottenere, se conservi il 100 per cento della tua onestà intellettuale. Anche sbagliando, quando capita, ma in onestà intellettuale e senza fare sconti a nessuno.

Questo racconta oggi il caso Saviano.

Cioè il caso di uno dei pochissimi intellettuali italiani che per una serie di ragioni (in parte anche casuali) gode della condizione di poter essere sempre quello che è e dire sempre quello che pensa.

E ogni volta che lui denuncia con chiarezza qualcosa o qualcuno, non so perché, a me vengono in mente tutti gli altri che non lo fanno: perché non sono nella stessa condizione, negli stessi rapporti di forza con la politica, con i partiti, con l'establishment, con il reale. Ma mi vengono in mente anche quelli - non molti - che invece lo fanno: e tuttavia, essendo voci meno potenti di Saviano, restano per questo tagliati fuori dal giro, niente tivù, niente collaborazioni, niente premi Strega, niente paginate di recensione.

E sì, credo che tutto questo abbia qualcosa a che fare con il nostro ormai famoso 77° posto, frutto di conformismi e autocensure molto più che di esplicite censure.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Sicuramente il nostro 77esimo posto sulla libertà di stampa è dovuto a certi comportamenti-condizionamenti professionali del settore, il nascondere o evidenziare certe notizie,tradotto "tengo famiglia"può riassumere il contesto.

L'elenco davvero completo delle aspre critiche a Saviano,non può che certificare la genuinità del personaggio,se stai sulle palle da dx a manca con le stelle incorporate è la migliore verifica possibile.

Mi sto chiedendo se tutti i martiri del paese,che vanno da Falcone a Borsellino,magistrati,poliziotti,etc,etc,si siano immolati per la giustizia inutilmente,considerato ciò che leggiamo e sentiamo a riguardo.

I.S.

iserentha@yahoo.it

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