mercoledì 30 marzo 2016

La soap opera dei "matteo",a breve scadenza però













“Grappa ce n’è?” La domanda cruciale della filosofia salvinista

di Alessandro Gilioli

Forse un giorno leggeremo su Wikipedia che Matteo Salvini ha creato una nuova corrente filosofica. Il Salvinismo consiste nell’interpretare il Superomismo nietzschiano ebbri di vin brulé, le guance arrossate dal freddo, e lo sguardo determinato in una sola, poderosa, tonante domanda: grappa ce n’è?
Ma mi sbaglio e mi scuso: questo è solo il Salvinismo dei giorni di Pasqua, quando Matteo abbracciava alcuni pescatori, prima di inerpicarsi in vetta e lanciare giocherellone! – un concorso fotografico di cime innevate (testo: “Dai, chi pubblica la foto che prende più like vince una cena con la #Boldrini”). Seguiva un’altra fotina in cui chiedeva al popolo: “Che dite, lo faccio il lancio col parapendio?” (una sorta di nichilismo democratico autopromozionale). E poi, finalmente, la fotina del Salvini volante che tutti i giornali hanno riportato, chi ammiccando un po’ ironicamente, chi assumendo quel tono serio delle diagnosi: sì, il paziente è piuttosto grave.
Insomma, abbiamo visto, niente ci sarà risparmiato.
Ovviamente sono millenni che il capo per sentirsi capo deve essere il più tosto, il più rapido con la clava, il più solerte nel twittare, il più coraggioso, sicuro di sé, burbanzoso, virile e macho. E’ il motivo per cui Putin si fa fotografare stile Rambo nella neve, a caccia di tigri, di orsi, a cavallo o coi pettorali scolpiti. Il sottile messaggio è: questo è il nostro Capo, forte e indomito. Corrono poi, come sempre, sottili differenze, come per esempio che uno viene da Kgb e l’altro da Radio Padania, ma insomma, il Salvinismo è anche quello: un’arte in sedicesimo, una miniatura, un piccolo fregio sulla realtà dei giorni nostri.
Niente foto istituzionali, liftate e instagrammate, messaggi col cuore in mano come quell’altro Matteo (che per queste cose ha uno staff poderoso). No, il Salvinismo prevede una certa ruspante naïveté che comincia con lo spirito del taglialegna e prosegue con il tradizionalissimo vittimismo italiano. In ogni cosa che fa e dice e fotografa e diffonde Salvini c’è il marameo ai “sinistri”, lo sberleffo ai “compagni”, la ginocchiata alla Boldrini (è la teoria dei gufi vista, appunto, con la logica del ruspante taglialegna). Insomma, il capo dev’essere, oltre a tutto quello che si è detto sopra, anche un po’ rissoso. Ma a volte – qui casca l’asino, e avviso Salvini che è un modo di dire, niente di personale – un pochino esagera. Per esempio quando scrive: “Confesso, non ho l’iPhone, ma ho un Nokia66 vecchio di anni, cosa che magari ai compagni può dar fastidio”. Eh? Come? Ammetto di essermi perso per qualche minuto, di aver provato una vertigine: ma perché cazzo a me “compagno” (poniamo), dovrebbe dar fastidio se Salvini ha un telefono piuttosto che un altro? Può uno aspirare al superomismo, sia pure nella caricaturale variante salvinista, e occuparsi di simili dettagli che già un tredicenne considererebbe infantili? Dopo le foto di Bruxelles (abbondantemente sbertucciate dalla rete), è evidente che il salvinismo prevede di diventare una specie di culto della personalità per gente che sta, volente o nolente, davanti a uno schermo tutto il giorno. Ma questo si scontra con il culto del Capo che gli piacerebbe tanto: un capo dev’essere anche temuto e autorevole, e se invece diventa un panda che gioca nella neve, un gattino di Facebook, o un pupazzo buono per la colonnina destra dei giornali a caccia di clic, perde un po’ questa sua potenza di fuoco. La corrente filosofica del salvinismo si trova dunque in mezzo al guado, al momento della drammatica scelta: può fare la faccia trucida che inneggia alla ruspa liberatrice, faro dell’umanità, oppure può essere l’affabile piccoloborghese che manda a tutti le foto della montagna: urca, va’ che bel sole, quando si mangia?

DAL BLOG ALESSANDROGILIOLI.IT

La saga dei “matteo” ormai spopola,uno nelle fantasie più rozze cavalcando le nuove paure popolari,l’altro nel super gruppo mettendo alla berlina chi non la pensa come il nuovo branco,quello dei rottamatori.

A tutti e due mancano i soldini,come nella versione caimano,ed è su questo particolare che non sarà possibile la lunga soap opera del satrapo di Arcore,certamente sparandole sempre più grosse al popolino piace,ormai lo sanno anche in Groenlandia come siamo messi qui.

I.S.

iserentha@yahoo.it

Nessun commento: