lunedì 7 marzo 2016

Armatevi e forse partite per la Libia













La guerra più idiota del mondo

di Alessandro Gilioli

Nel corso dei secoli in cui finora si sono dipanate le vicende umane, sono stati fatti quasi tutti i tipi di guerra: d'aggressione, di difesa, di convenienza, di colonizzazione, d'indipendenza, di liberazione, di rivoluzione, di prevenzione e così via.

Ultimamente però ci stiamo specializzando nella guerra stupida.

Intendo stupida proprio secondo il celebre Quadrante di Cipolla: apporta danni agli altri senza alcun vantaggio per se stessi, anzi procurando grandi svantaggi anche a chi la dichiara.

Il debutto di questa modalità bellica idiota si può forse far risalire all'intervento occidentale in Somalia, nel 1992; peggio è andata in Afghanistan all'inizio di questo secolo; peggio ancora con la splendida idea di Bush e Clinton di invadere l'Iraq nel 2003, una scelta a cui dobbiamo tra l'altro la nascita dell'Isis; ma hanno cercato di non essere da meno Sarkozy e gli altri interventisti in Libia, nel 2011.

Adesso c'è la seria possibilità che tocchi agli italiani battere tutti per imbecillità, mandando truppe in Libia.

A parte forse Panebianco, credo che non ci sia nemmeno bisogno di convincere nessuno in merito, talmente è evidente l'idiozia della cosa.

Basterebbe il solo fatto che noi siamo l'ex potenza coloniale a rendere semplicemente impensabile un intervento italiano (figuriamoci un "ruolo guida" dell'Italia nella futura occupazione). Basterebbe solo quello.

È tra l'altro curioso il fatto come questa cosa sia poco enfatizzata, nel dibattito politico nostrano: probabilmente abbiamo rimosso il nostro passato di paese che occupava - e massacrava. Del resto a scuola ci insegnano pochissimo delle nostre guerre in Libia e Abissinia. Peccato invece che in quei Paesi la memoria in merito sia molto viva. Me ne sono accorto di persona, quando meno di un anno fa ho passato un breve periodo in Etiopia: e anche nelle campagne più sperdute mi indicavano i luoghi dove gli italiani avevano fatto impiccare dei ragazzi locali. Il nome del generale De Bono, che da noi conosce probabilmente meno di un persona su cento, in Etiopia è invece sulla bocca di molti. I nonni hanno raccontato ai nipoti, del resto, quello che da noi invece non sa quasi nessuno: preferiamo l'etichetta di "brava gente", rifugio ipocrita di chi non ha fatto i conti con il proprio passato.

Poi c'è quello che viene dopo, nel considerare la stupidità questo intervento. Non richiesto - ad esempio - da nessun governo libico unitario e legittimato, per il semplice fatto che questo non esiste: ci sono gli amici dell'assassino al Sisi da una parte e gli amici dei Fratelli Musulmani dall'altra, più una pletora di milizie più o meno tribali - e l'Isis.

Noi andremmo a cacciarci in questa guerra di tutti contro tutti, dove non ci sono neppure lontanamente i buoni da un parte e i cattivi dall'altra. E lo faremmo fondamentalmente per conto terzi, cioè del resto dell'Occidente che manda avanti noi perché evidentemente siamo i più cretini.

Il tutto, sia chiaro, in assenza di alcun piano progettuale sul cosa fare per stabilizzare l'area a nemico eventualmente battuto, perché non sia abbandonata la buona tradizione di fare la guerra senza avere uno straccio di idea sul cosa fare dopo, visti gli ottimi risultati che questa strategia dell'improvvisazione ha già dato in Libia e Iraq.

Ecco, forse nel 2016, di fronte all'ipotesi di fare la guerra in Libia, potremmo utilmente mettere da parte le contrapposizioni di principio che di solito vengono tirate in ballo: quelle sull'articolo 11 della Costituzione, sul pacifismo come valore assoluto o relativo, sulla liceità morale di un intervento in territorio altrui.

Perché oggi basta guardare pragmaticamente al senso specifico proprio di questa guerra, alla sua specifica e totale stupidità.

Proprio nel senso di Cipolla: far danni ad altri facendo danni a se stessi.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

#ma stia sereno gilioli,ho letto che dalla D'Urso il nostro comandante supremo ha dichiarato che prima ci dovrà essere un governo libico credibile,e ci passeranno decenni prima che succeda, e poi migliaia di baionette forse partiranno.

Così,tanto per rinverdire quanto siano buoni gli italiani,con l'ausilio del neo amico Verdini...

Sulle idiote campagne occidentali, dalla Somalia ai Bush,per finire all'ultima idiozia francese in Libia,ha già riferito lei in modo esaustivo, rimane il problema di fondo,l'isis se si riuscirà ad affamarlo ok,altrimenti con i taglia teste ci si dovrà necessariamente "sporcare le mani".

I.S.

iserentha@yahoo.it

1 commento:

Vincenzo Iacoponi ha detto...

Questa è la dimostrazione di quanto stupido sia Matteo Renzi e il suo governicchio, e di quanto effettivamente poco conti l'Italietta. A prescindere dal fatto che NON esiste una guerra intelligente, questa, che sarebbe la maglia gialla più quella iridata delle guerre cretine, la fanno dirigere a noi -DICONO E SCRIVONO- e quel somaro che sta a palazzo Chigi fa il belloccio in giro per i palazzi d'Europa vantandosene. Però si guarda bene dal mandare oltremare una qualsiasi unità delle nostre Forze Armate, bensì un gruppo elitario soggetto ai servizi segreti e che pertanto non deve essere soggetto a controlli del Parlamento.
Questo già la dice tutta. Nessuno vuole sporcarsi le mani con la Libia -enorme casino dove non si raccapezza nessuno- per cui danno il boccino a noi, che già una volta abbiamo insanguinato quel paese, e non c'entrava Mussolini, che ha scatenato la guerra contro l'Impero etiopico per dare una corona imperiale a Re Pippetto. La guerra di colonizzazione e di sterminio in Libia la fecero i Savoia, Re d'Italia perché l'Italia avesse finalmente anche lei le sue colonie, col beneplacito degli inglesi e l'obtorto collo dei francesi.
Mai fare questa guerra, MAI, se non vorranno avere morti e feriti in Africa e morti e feriti a casa nostra procurati dall'ISIS. Parigi non ha proprio insegnato nulla? E stia tranquillo quel cretino di Alfano: se l'ISIS decidesse di attaccarci in casa nostra noi non saremmo più bravi dei francesi, ma più fessi.