sabato 23 gennaio 2016

Il malvagio egoismo nel concepire solo la famiglia tradizionale














La famiglia, il pane di noi atomi

di Alessandro Gilioli

È un brutto segno per tutti, in fondo.

Dico: in generale, se si scende in piazza per parlare di famiglia, è un brutto segno.

Perché vuol dire che lì ci ha riportato, come in una grande risacca, la tempesta globale di questi anni: alla famiglia. Cioè alla struttura sociale e affettiva più basilare. Quella fondamentale, la prima di cui ciascuno è circondato.

Quella oltre la quale si costruiscono le altre reti sociali e affettive: come le amicizie autentiche e profonde, ad esempio, che vengono subito dopo; e poi, l'essere compagni di comuni ideali politici o credo spirituali; quindi lo stare insieme per un obiettivo magari sindacale, lavorativo, creativo o anche più piccolo e magari solo di quartiere; via via verso le forme meno intense ma comunque appaganti, chessò, la festa di un pomeriggio e perfino i colori comuni di una squadra sportiva.

La socialità - l'essere società, anziché solo individui atomizzati - è fatta di tanti strati diversi. Da quelli più profondi a quelli più superficiali. Da quelli più indispensabili a quelli più voluttuari.

Noi oggi stiamo qui a litigare sul primo guscio, quello familiare.

Non è un buon segno, dunque: almeno per chi crede nell'essere umano come sociale. Per chi crede, al contrario di Thatcher, che oltre l'individuo esista la società, anzi che questa sia fondamentale proprio per la persona. Per chi crede che l'interrelazione sia molto, se non tutto, per ciascuno e ciascuna di noi: che sia importante almeno quanto i punti tra i quali si crea, proprio come le sinapsi sono importanti almeno quanto le cellule che mettono in contatto.

Insomma, per chi crede che nessuno possa essere felice da solo.

Questo nostro concentrarci sulla famiglia forse rivela che tutte le altre relazioni sono a pezzi. Quelle sociali, politiche, ideali, spirituali, lavorative, ludiche, locali.

Ci urla la solitudine del cittadino globale, atomizzato e perduto nel grande nulla del neocapitalismo.

Che quindi si aggrappa al suo guscio più vicino e indispensabile, la famiglia.

I cattolici fondamentalisti, i più impauriti di tutti, convinti che negare una famiglia agli altri dia più forza e solidità alla loro: e che illusione sciocca, mamma mia.

Ma un po' anche noi ci aggrappiamo all'unico guscio che ci hanno lasciato: noi che saremo nelle piazze oggi per difendere una banale ed evidente uguaglianza di diritti.

Anche noi, dicevo, in fondo siamo lì perché non c'è più altro legame sociale della famiglia - e almeno quello vogliamo che a tutti e tutte sia riconosciuto, visto che a tutte e tutti sono stati strappati tutti i legami sociali successivi, tutti quelli che l'individualismo ha progressivamente disgregato e reciso.

Ci hanno lasciato solo la famiglia, almeno che tutti ne abbiano diritto, diremo noi oggi in piazza.

Ci hanno lasciato solo la famiglia e la vogliamo solo per noi, diranno in piazza quegli altri sabato prossimo.

Ovvio chi sta messa peggio, delle due compagini, ma è un segno brutto per tutti. Perché la famiglia sta ai bisogni sociali come il pane sta a quelli alimentari. E sul diritto al pane ormai siamo qui a litigare.

Punto a un giorno in cui nessuno scenda in piazza per nessuna famiglia: perché ciascuno avrà la sua, come gli pare, e gli obiettivi di interazione sociali potranno essere dunque meno difensivi, meno fondamentali - e perfino più voluttuari, più lussuosi.

Il pane ma anche le rose, nella vita sociale e affettiva così come in quella economica.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Fate sapere ai paladini della "famiglia normale" come intendono loro,che molte volte al suo interno si sono consumate le peggio nefandezze inenarrabili,sfilare poi nell'impedire altre forme di unione tra persone,che vogliono ufficializzare la loro condizione,è una pessima forma egoistica,un malvagio impedimento ideologico e dogmatico religioso.

E ci mancava anche lo pseudo progressista a capo dei cattolici,affermare la solita litania,una delle tante che non cambiano mai nel corso dei secoli,entrando a gamba tesa nella solita ingerenza verso uno Stato che dovrebbe essere laico,e che in questo paese non lo è per niente.

A tutti i bigottoni stile Adinolfi,spero che una colossale pernacchia seppellirà le vostre idee da neo inquisizione.

I.S.

iserentha@yahoo.it

2 commenti:

Vincenzo Iacoponi ha detto...

Il giochetto è vecchio e lo hanno inventato proprio loro, i preti.
Discutiamo di famiglia cristiana e non cristiana così non vediamo la merda che monta e diventa montagna e ci sommerge tutti...tutti meno loro.
Visto don Giacomo, prete barbuto che ha due morti in incidente stradale da benedire un marito cattolico e una moglie marocchina e musulmana. Lui che fa? Benedice il marito e se ne frega della moglie. Cacciate quel verme. Ma non faranno niente e il biancovestito populista e paraculo non dirà niente.

Ivo Serenthà ha detto...

Mi tengo distante da certi ambienti,considero le religioni una forma di potere e di controllo,per ciò che riguarda il crollo nel savonese,facendo nome e cognome,don Angelo Chizzolini,il fenomeno che possiede una umanità sconfinata...

Nel silenzio di santa madre chiesa