mercoledì 28 ottobre 2015

Il solito allarmismo mediatico,ieri sulla carne rossa











Cosa c'entra il bacon con la differenziata

di Alessandro Gilioli

La nota vicenda della "carne che fa venire il cancro" ha suscitato dibattiti più o meno scientifici e gustose ironie, compresa la storia della donna più vecchia del mondo che da un secolo fa colazione con uova e pancetta, fino all'incazzatura di Coldiretti per i possibili effetti sull'occupazione di notizie negative sul consumo di carne.

Ovvio che ognuno può mangiare quel che gli pare e quasi niente fa davvero male se non se ne abusa.

Tuttavia, da vegetariano quasi trentennale, aggiungo che il dibattito in merito viaggia (soprattutto in Italia) su binari forse un po' sbilenchi.

La questione dei presunti effetti sulla salute, infatti, si va ad affiancare a un confronto un po' ideologico: quello sullo "specismo", cioè sul diritto o meno degli esseri umani a far prevalere i propri desideri sulla vita delle altre specie, e via andare talvolta fino a livelli di "disneyzzazione" degli animali che sono peraltro interamente frutto dell'immaginazione umana.

Boh.

Forse sarebbe più utile provare a ragionare tutti in termini pragmatici: cioè di futuro dell'umanità, di produzione e distribuzione delle proteine, di inserimento del cibo all'interno di strategie e di prassi di economia circolare (quindi sostenibili) anziché imprudentemente devastatorie.

È noto ormai da trent'anni, ad esempio, che gli animali d'allevamento, mangiando vegetali o derivati vegetali, consumano molte più calorie di quante ne producano sotto forma di carne. Specie i bovini, che sono un po' sfondati. L'opera di conversione di proteine vegetali in proteine animali rappresenta quindi una grande perdita di cibo potenziale, con un rapporto di conversione da mangimi animali a cibo per gli umani che in media è di 1 a 15.

Su questo e altri danni economico-ambientali prodotti dall'esplosione nell'ultimo secolo degli allevamenti intensivi, cioè dalla massificazione di questa inefficace opera di conversione, ha scritto pagine utili anche Jeremy Rifkin in un libro che sempre consiglio a chi mi chiede perché sono vegetariano.

L'effetto serra, la deforestazione, la scarsità d'acqua, l'inquinamento dell'aria e dell'acqua e l'iniqua distribuzione delle proteine hanno tra le loro concause - piaccia o meno - anche gli allevamenti intensivi e l'aumento esponenziale del consumo di carne rossa nel mondo, dovuto spesso non tanto a bisogni alimentari quanto a fattori culturali connessi con il modello dominante: cioè quello americano, che si è diffuso ad esempio tra i due o tre miliardi di asiatici nella cui dieta la carne rossa non ha avuto, per millenni, un ruolo centrale (ad esempio, in India i carnivori sono sempre stati minoranza fino al 2002, quando si è verificato il sorpasso sui vegetariani).

Insomma, mangiare troppa carne non fa forse bene al nostro al nostro corpo, ma fa di certo male al luogo che tutti condividiamo, cioè il nostro pianeta, e all'obbiettivo di nutrire a sufficienza tutti gli esseri umani.

Se si mangia spesso carne, si ha un impatto su queste cosucce.

Mangiarla ogni tanto quindi non è un delitto, non è immorale né - a quanto capisco - fa venire il cancro. Mangiarne meno o non mangiarne, però, ha un senso sociale, etico e ambientale proprio come lo hanno altri comportamenti che a poco a poco sono entrati nella nostra vita di persone di questo secolo così interconnesso: come fare la raccolta differenziata dei rifiuti, non tenere accesa l'automobile mentre aspettiamo che la fidanzata esca dal negozio o non fumare se intorno ci sono altre persone.

Tutto qui, senza assolutismi ma con consapevolezza. Perché mangiare è, come noto, anche un momento felicemente sociale: e mangiare riducendo il proprio impatto lo è parecchio di più.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Tutte informazioni risapute da anni,ma il circo mediatico in modo seriale deve inventarsi i soliti tormentoni,al di là di diventare vegetariani o vegani che sia,e sul fondamentalismo di queste categorie ce ne sarebbe da dire,cibarsi di tutto un po' è la regola per una buona salute e chissà di longevità,poichè questa è legata al proprio Dna.

Ieri sera mi sono recato al piccolo supermercato vicino a casa mia,al banco dei salumi e formaggi non c'era nessuno per la prima volta,e dopo aver acquistato prosciutto,mortadella e un pezzo di formaggio.dopo di me non c'era ancora nessuno,questo per far comprendere quanto sia potente l'informazione,e nello stesso tempo quanto siamo una società ridicola.

Detto ciò a ognuno i propri gusti alimentari,senza che alcuno si creda migliore degli altri.

I:S.

iserentha@yahoo.it

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