martedì 15 settembre 2015

I disorientamenti a destra dopo la svolta Labur in Uk


















Perché hanno paura i padroni del linguaggio

di Alessandro Gilioli

In questi giorni leggo un sacco di gente di destra che si dice preoccupatissima che Corbyn faccia perdere la sinistra. Boh: dovrebbero esserne contenti, se è così: invece si stracciano le vesti. Valli a capire.

Ma non è l'unica stranezza post primarie in Uk: una giovane elettrice di Corbyn, ad esempio, ha notato sul Guardian che quasi tutti quelli che oggi l'accusano di guardare al passato, rimpiangono disperatamente il 1997. Anno che, evidentemente, per loro fa parte del futuro.

Un altro divertente paradosso l'ho visto oggi sul Foglio: che dedica al nuovo leader del Labour un terzo della sua prima pagina e un intero paginone all'interno, sostenendo però che Corbyn "non va preso sul serio" (Giuliano Ferrara). Pensa se lo prendevano sul serio: ci facevano un allegato in brossura.

Ecco: a occhio ho l'impressione che questa cosa di Corbyn agiti molto più i sonni a destra che i sogni a sinistra.

Voglio dire, qui a sinistra abbiamo visto di tutto - specie in Italia - e se una cosa abbiamo imparato è che si va per tentativi, sperimentazioni, musate, due passi in avanti e uno indietro, comunque senza uomini della provvidenza o salvatori degli ideali.

A destra invece questa roba di Corbyn li rende inquieti.

Sia chiaro: inquieti non tanto nei confronti di Corbyn come candidato premier inglese (anche perché in Gran Bretagna si vota tra cinque anni, un'era geologica), quanto verso l'ipotesi di cominciare a perdere - passo dopo passo - l'egemonia culturale che ha permeato l'Europa negli ultimi trent'anni.

Quella egemonia che ha creato una serie di luoghi comuni diventati indiscutibili capisaldi di quasi tutti i media: la spesa pubblica è solo spreco, tagliamo le tasse ai ricchi per creare benessere, lasciamo le mani libere agli imprenditori, trasformiamo il welfare in charity (copyright Fornero), no ai lacci e laccioli, la modernità è fatta di diseguaglianze, chi vince è figo e chi perde è sfigato, la competizione è benessere, le elezioni si vincono al centro, ogni alternativa all'attuale capitalismo è utopia, eccetera eccetera.

Tutte cose che in una società laica e plurale dovrebbero essere pragmaticamente discusse, a una a una, ma che invece sono diventate verità più assolute e ontologiche di una confessio fidei medievale.

Vedete, finché a porre in discussione questi dogmi era un economista come Piketty o un ex partigiano come Stéphane Hessel, gli eretici si potevano derubricare a intellettuali eccentrici o ad anziani compassionevoli. E finché l'opposizione politica agli stessi dogmi era costituita solo da radicali di sinistra alla Tsipras o giovani terzomondisti alla Iglesias, li si poteva irridere come adolescenti sognanti. Ma se la contrapposizione a quella egemonia culturale diventa invece leadership del più antico partito progressista d'Europa, il segnale è un po' più forte.

Di qui il nervosismo dei padroni del linguaggio. Che vedono, per la prima volta dagli anni Ottanta, il rischio di non essere più tali. Il rischio che le parole correnti siano anche diverse. Che circolino anche memi opposti. Che queste parole e questi memi entrino nel ragionare e nel parlare diffuso. Che quindi i dogmi del trentennio siano messi in discussione.

Ecco: anche a me - come ai nostri avversari - di Corbyn come tale interessa fino a un certo punto.

Ma del ribaltamento del linguaggio, dei memi diffusi e dell'egemonia culturale - di cui anche Corbyn sembra essere una componente - oh sì, di quello invece mi importa moltissimo.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Chi ha sposato o è saltato sul carro del liberismo e dell'impoverimento del welfare,e tutto sommato ci sta mangiando bene,politicamente,mediaticamente,etc,etc,sino ad arrivare a chi gli gira bene nel libero professionismo che gli frega,almeno alcuni si stanno chiedendo cosa succede in Uk,dove i labur hanno sterzato senza alcun dubbio a sx.

E' il sistema che non regge quello fondato da una trentina d'anni,prendere atto di talune alternative non dovrebbe sorprendere più di tanto,l'insoddisfazione è palese,senza elencarne tutti i motivi,basta e avanza prendere i dati della percentuale di chi si reca alle urne,prima o poi quell'oblio troverà stimoli anche se in Italia il fascino della barra al centro continuerà ad andare per la maggiore,non saremo noi a dettare il trend,qui si è sempre scimmiottato.

E non c'è da preoccuparsi sui disorientamenti dei teorici della parola,quelli sanno trasformarsi molto rapidamente.

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