martedì 21 luglio 2015

Se i razzisti sapessero che millenni fa eravamo tutti di colore













Il bianco e il nero

di Massimo Gramellini

Se guardi il mondo in bianco e nero, sei come il signore a destra della foto, quello con la svastica sulla pancia e un’idea tutto sommato rassicurante e fasulla: tu sei il buono, gli altri fanno schifo. Gli altri sono i neri, i politici della Capitale, chiunque attenti alle tue consuetudini e ti costringa ad adeguarti e a cambiare. Scendi in piazza per manifestare contro di loro, ma stai per svenire dal caldo, un nero in divisa ti mette le mani addosso e non sai quale delle due iatture ti sgomenti di più.
Se guardi il mondo a colori, sei come il Leroy Smith alla sua sinistra. In venticinque anni di polizia forse non ti era mai capitato di soccorrere un adepto del Ku Klux Klan intento a insultare tutto ciò che tu rappresenti. Eppure lo prendi per un braccio e lo accompagni verso l’ombra ristoratrice. Perché è il tuo dovere. Perché noi non siamo mai quello che gli altri dicono di noi. Siamo i nostri gesti, non i loro giudizi e tantomeno i loro pregiudizi.

Lo sai, il mondo in bianco nero è una tana, mentre quello a colori un labirinto. Però, a differenza dell’altro, è vivo. Vivo, dunque incompleto. In fiduciosa attesa della prossima foto, quella del poliziotto bianco che soccorre il manifestante nero.



Difficilmente convincerà mai un razzista alle sue idiozie sul colore della pelle,dipende nella stragrande maggioranza dei casi dall'educazione impartita all'interno delle famiglie,e così via per intere generazioni,e dire che i vari Borghezio,Bonanno e compagnia poco bella,aggiungendo il fenomeno accompagnato all'ombra dal poliziotto,alcune migliaia di anni fa il loro antenato era colorato,l'effetto candeggina c'è stato nel corso dei millenni,ma non fateglielo sapere,non ci crederebbero manco sotto tortura....

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