lunedì 1 giugno 2015

Riflessioni sulle elezioni regionali


















Confesso che ho goduto

di Alessandro Gilioli

«Trovo incomprensibile che ci sia una sinistra che gioisce per la vittoria della destra» è una frase che non viene solo da Renzi e dai suoi, questa mattina, ma anche da molti elettori tradizionali del Pd, gente normale che non stravede per il premier ma in ottima fede non crede sia un miglioramento tornare a far vincere Berlusconi - e il loro è un ragionamento che detto così sembra avere un senso, non si può negare.

Però - lo ammetto tranquillamente - sono stato tra quelli che ieri, appresi i risultati liguri, hanno immediatamente fatto scattare l'avambraccio sinistro ponendovi sopra la mano destra e accompagnando il tutto con sorriso a 32 denti.

Sono tafazziano? Sono complice della "cinica operazione di Civati" (cit. Raffaella Paita)? Sono un utile idiota della destra?

Può darsi, s'intende. Ma forse è lecita anche una lettura del reale un po' più controintuitiva della semplificatoria visione di cui sopra, che ancora si basa su etichette ormai stinte di bottiglie ormai vuote e fa scattare il solito meccanismo pavloviano: "bisogna far vincere il Pd sennò vince la destra".

Partiamo dalla domanda di base: cosa vogliamo far vincere, noi di sinistra?

Un sistema di potere locale che si è incancrenito in un intreccio spaventoso di affari, relazioni, appalti?

Una candidata legata a doppio filo - perfino famigliare! - con questo intreccio affaristico-politico, e di rapidissima conversione renziana dopo essere stata fedele bersaniana per anni?

Un leader nazionale che sta smontando le regole costituzionali e i suoi contrappesi per mettere la democrazia al guinzaglio, una cosa che se l'avesse fatta Berlusconi saremmo tutti in piazza, insieme, ininterrottamente da sei mesi?

Un partito che da un anno legifera per rendere sul lavoro ancora più forti i forti e ancora più deboli i deboli, con la licenziabilità, il telecontrollo e il demansionamento?

Un segretario che sbertuccia e "asfalta" ogni giorno chi osa controargomentargli nel merito proprio da sinistra, a suon di "rosiconi", "professoroni", "gufi" e altri epiteti da cabaret indegni di un confronto tra idee?

Un "partito della nazione" che tutto comprende e che tutto comprendendo punta all'azzeramento di ogni richiesta sociale, in nome di un vincismo darwinista travestito da meritocrazia?

Ecco, non è poi così strano se qualcuno di sinistra - vedendo quella sinistra diventata di destra come la destra, più simile al Tea Party americano che alle socialdemocrazie scandinave - non ritiene più che quella sinistra sia un argine contro le politiche di destra.

Anzi, ne diventa un facilitatore: perché con l'etichetta di sinistra può fare cose di destra con meno contrapposizione sociale. Non a caso Renzi ha fatto ciò che a Berlusconi non era stato consentito, a partire dallo smantellamento dello Statuto dei Lavoratori.

E se la cosiddetta sinistra finisce per fare quelle cose di destra che la destra in quanto destra non riusciva a fare, è chiaro che il meccanismo "voto comunque sinistra per fermare la destra" va a farsi benedire. Ma proprio pragmaticamente, a benedire. Perché forse il Paese è andato più a destra con un governo cosiddetto di sinistra che con i governi che si dicevano di destra.

E allora, cari amici del Pd, credetemi: per quanto mi riguarda non c'è alcun livore personale, né tanto meno rancore. C'è solo una lettura delle cose: sicuramente opinabile, ma credo non lunare.

Resta naturalmente, anche condividendola, la domanda che viene dopo: e allora, chi è di sinistra, cosa deve fare?

Ognuno risponde a modo suo e infatti sul concetto di diaspora della sinistra ho scritto parecchio, da un anno in qua: chi resta accanto al Pd comunque, per antico affetto o sperando che non sia sempre così; chi alle elezioni si astiene (molti); chi vota il M5S, un partito che sarebbe sciocco definire privo di elementi di sinistra; chi cerca di costruire qualcosa d'altro e di nuovo, come quel 10 per cento che proprio in Liguria si è visto ieri.

Ho rispetto per tutte e quattro le scelte ma personalmente penso che la meno fertile - quella che fa accadere meno cose positive, sul medio termine - sia la prima: la perpetuazione cieca della cessione del proprio consenso a un partito che si dice di sinistra ma fa cose di destra.

Ed è proprio perché nella prima non credo più che ieri ho sommessamente e silenziosamente esultato. Perché penso che delle quattro scelte quella cessione sia l'opzione di maggior danno, per chi sta con la parte bassa della piramide, contro le élite economiche e politiche che gestiscono questo Paese, felici di fare non solo quello che vogliono, ma di farlo anche con i voti di tante persone di sinistra e con un governo che si ritene immune dalle critiche perché ha un'etichetta di sinistra.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Ma che vinca il pd targato renzi,o la riesumata destra del caimano in Liguria,se non è zuppa è pan bagnato,se proprio i liguri volevano dare un'impronta al cambiamento,avrebbero dovuto premiare le stelle,se non fossero dominate dalla solita aurea dei due compari.quindi a parte l'astensione dovuta anche al ponte,non vedo differenze dalla solita minestra quotidiana,5 regioni a 2 per il Pd punto e basta,con la regione ligure ammutinata a sx contro chi è in Afghanistan in questo momento.

E se può insegnare concetti elementari l'elezione di ieri,è che se non ci si coalizza detteranno legge sempre i soliti,un avviso importante per gli emergenti che hanno aggiunto voti ma staranno a guardare all'opposizione.

Ma che glielo diciamo a fare,costoro avrebbero problemi a prendere un caffè insieme a chicchessia,continuino così che gli altri godono come ricci.

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

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