lunedì 4 maggio 2015

Ulteriori riflessioni sulla prossima legge elettorale

















Il potere, Renzi e i suoi successori

di Alessandro Gilioli

Si dice spesso che i Costituenti optarono per un potere molto distribuito perché venivano dal fascismo, cioè da una dittatura personale, quindi erano scottati da quel precedente così recente e tragico: per questo, si dice, insistettero tanto sul carattere ampiamente parlamentare della nuova Repubblica (addirittura mille eletti!), si inventarono contrappesi come il bicameralismo e la Consulta, addirittura non vollero che il primo ministro si chiamasse così bensì 'presidente del consiglio', quasi fosse un inter pares.

Negli anni tutto questo è stato però gradualmente cambiato. Il presidente del consiglio - che viene ormai comunemente chiamato "premier" - già con il Porcellum aveva di fatto un'investitura diretta e quindi politicamente molto rafforzante (con l'Italicum anche di più); il bicameralismo è in corso di sepoltura perché "rallentava la produzione delle leggi"; il leader che prenderà più voti alle elezioni si prenderà in un sol boccone legislativo ed esecutivo non solo se vincerà al ballottaggio ma anche solo con una robusta maggioranza relativa (tra il 40 e il 50 per cento); quanto alla Consulta, la delegittimazione iniziata ai tempi in cui bocciò il Lodo Alfano e appena riattizzata per l'intervento sulle pensioni non è, diciamo, una tendenza che promette niente di buono neanche per questo organo.

Comunque tutto questo dovrebbe portare, nelle intenzioni dichiarate, più efficienza e chiarezza: comanda uno - quasi da solo - e dopo cinque anni lo si giudica.

In questo senso uno degli ispiratori dell'Italicum, il professor Roberto D'Alimonte, oggi sulla 'Stampa' adduce a modelli della sua legge la Francia e la Gran Bretagna, che sono senza dubbio Paesi democratici. Personalmente tuttavia ritengo entrambi gli esempi poco centrati: la Francia perché lì nessuno può governare con una minoranza, si va al ballottaggio anche se al primo turno hai preso il 49,99 per cento dei voti, senza dire ci sono partiti forti e plurali (e da noi no); la Gran Bretagna per altri motivi, più storici e culturali: è una democrazia che non ha mai avuto tentazioni cesaristiche, non rientra nella loro cultura l'idea di un leader salvifico e adorato dal popolo, che è invece profondissima da noi; insomma non hanno avuto non solo il fascismo ma nemmeno Berlusconi, quindi probabilmente possono permettersi quello a cui noi dovremmo stare un filo più attenti.

Ecco: io non sono così sicuro che i Costituenti avessero distribuito il potere solo perché uscivano dal Ventennio. Forse, un po', anche perché conoscevano bene il popolo di cui facevano parte. E volevano preservarlo da se stesso, dalle sue frequenti cadute personalistiche, dai suoi emotivi e carsici innamoramenti per l'uomo forte.

E in tutto questo, paradossalmente, sul lungo termine il vero rischio è che Renzi sia soltanto prodromico a ciò che può venire dopo di lui, con quello che ha creato lui.

Nel senso che sta creando un modello sia culturale sia costituzionale per la democrazia italiana del futuro: quello in cui il premier non tollera un'alzata di sopracciglia nemmeno dai suoi, agisce con un Parlamento prono, risponde alle critiche solo con l'irrisione; e, in più, ha tutti gli strumenti legali perché questa superbia non resti solo mediatica, ma si declini anche in un potere concreto ed effettivo.

Mi chiedo, ad esempio, se tutti i miei amici renziani così ostili alle urla di Grillo apprezzerebbero un eventuale premier Grillo in questo nuovo contesto culturale e costituzionale in cui il leader ha in mano tutto e si rapporta all'opposizione soltanto con il dileggio; così come mi chiedo se i dem che onestamente sbarrano gli occhi di fronte alle brutalità di Salvini si rendono ben conto di quel che significherebbe Salvini in quelle stessi vesti che il loro leader si è appena cucito addosso ma che domani saranno indossate da un altro, dato che le elezioni nessuno le vince per sempre.

E in ogni caso il problema non è quanto è quanto è democratico Renzi, quanto è democratico Grillo, quanto è democratico Salvini o quanto sarà democratico chiunque altro spunterà nei prossimi vent'anni: il problema è proprio che, con questa nuova cultura del potere e con queste nuove regole del potere, ci dovremo comunque affidare al loro personale senso di tolleranza, di pluralismo, di rispetto, di redistribuzione delle decisioni, di accettazione dei contrappesi, di rifiuto della demagogia, di rifiuto dell'ondata di consenso cesaristico nei confronti del capo di turno.

Siamo messi bene, eh?

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Siamo talmente messi bene,che il suo blog e' da considerare come se fosse un salotto per intellettualoidi,nel senso che l'italiano come ha spiegato in altre circostanze e' preso nei suoi indubbi problemi e la nuova legge elettorale gli interessa poco o nulla.

Tutto cio' lo possiamo considerare molto grave,purtroppo e' la cruda realta',si pagano anni dove un migliaio di parlamentari,insieme ai portaborse,hanno goduto di vitalizi e di pensioni dopo appena due mandati,e i risultati che portavano facevano e fanno pieta',e per la pubblica opinione qualsiasi arrogante decisionista,strillone che sia o che sara' andra' bene,non rendendosi conto del dell'ulteriore disastro a cui si andra' incontro.

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

Nessun commento: