martedì 7 aprile 2015

Eventuale ballottaggio Renzi-Grillo? Non c'è partita












Perché nel 2018 Renzi può perdere

di Alessandro Gilioli

Matteo Renzi è uno scommettitore ottimista, di quelli che rischiano pensando sempre di vincere, e finora il gioco gli è riuscito. Ma in politica - come nella vita - non c'è nulla di eterno e guardando quello che sta accadendo in queste settimane viene abbastanza naturale chiedersi se l'azzardo dell'Italicum - costruito su misura al Pd trionfante delle europee - non possa finire per ritorcersi contro il suo inventore, quando si andrà a votare.

Non è fantapolitica. È lettura dei dati di realtà. Provvisori, certo, ma di realtà.

Il primo dei quali riguarda lo sfaldamento della destra. Che ormai ha almeno tre anime: una con Salvini (anti sistema, anti immigrati, anti euro); una con quel che resta di Forza Italia (lacerata e in procinto di dividersi anche formalmente); una con i moderati che sognano di fare Sarkozy (Alfano, Casini e altri).

Si potrebbe dire: beh, per Renzi questo è un vantaggio visto che dalla destra a pezzi prende un bel po' di voti. Un po' sì, è vero. Ma secondo tutte le rilevazioni demoscopiche degli ultimi mesi, non abbastanza voti per superare la soglia del 40 per cento che (con l'Italicum) garantisce la maggioranza assoluta alla Camera. Secondo Techné, oggi il Pd è al 37,5, mezzo punto in meno di un mese fa; per Pagnoncelli (Corriere) è al 35,7 (-1,1 per cento nell'ultimo mese); per Ixé, che è il più ottimista, al 38,4; per Datamedia al 37,1. In altre parole, se non guadagna altri 3-5 punti, il rischio di un ballottaggio per il Pd di Renzi è molto alto.

E qui viene il punto-cardine. Con chi si confronterebbe, nello scontro secco, il presidente del Consiglio uscente?

La tradizionale capacità di Berlusconi è stata quella di riunire alla fine sotto l'ombrello della sua persona e del suo partito tutte le diverse anime della destra: liberista e statalista, nazionalista e federalista, cattolica e laica etc etc etc. Ma appunto in politica non c'è nulla di eterno e questa capacità oggi sembra, per usare un eufemismo, molto appannata. Le possibilità che anche al prossimo giro B. riesca a rimettere insieme tutti - da Alfano a Salvini, da Fratelli d'Italia a Fitto - sono scarsissime. È probabile invece che la destra si presenti alle future elezioni con almeno due simboli diversi. E dato che l'ultima versione dell'Italicum non prevede le coalizioni, questi nemmeno potranno coalizzarsi tra loro. Stando a tutti gli attuali sondaggi - ma anche stando alle tendenze - è probabile che nessuno di questi simboli sia in grado di arrivare secondo.

Quindi, in questo scenario, il ballottaggio sarebbe tra Renzi e il Movimento 5 Stelle. Che l'ultimo sondaggio di Pagnoncelli dà al 21,3%, in crescita di un punto e mezzo rispetto a due mesi fa. Il dato del M5S in tutte le rilevazioni successive alle Europee in realtà è sempre stato abbastanza stabile, attorno al 20. Insomma non è mai crollato. Adesso dà segni di crescita. In altre parole, aldilà dei suoi meriti o demeriti, il M5S è e resta il principale (forse l'unico) canalizzatore nazionale dell'opposizione al governo Renzi.

Che cosa succederebbe se al ballottaggio un Renzi attorno al 35 dovesse scontrarsi con un Movimento 5 Stelle attorno al 20?

Il risultato non è così scontato come sembra. Perché Renzi ha polarizzato tutto, ha desertificato lo scenario politico eliminando protagonisti diversi da se stesso (compreso il suo partito), insomma ha reso la battaglia elettorale un "Renzi contro il Resto del mondo". Lo ha fatto per diversi motivi, che non è qui il caso di analizzare. Ma in questo "Renzi contro il resto del mondo" nessuno sa veramente cosa sceglieranno, a quel punto, vasti strati di società. Quelli che al primo turno si saranno astenuti, ad esempio: un terzo e più dell'elettorato, probabilmente in maggioranza non favorevoli al premier; ma anche gli elettori di Salvini; e quel 3-4 per cento di sinistra radicale, poca roba che potrebbe però diventare decisiva.

Questo vuol dire che vincerà il M5S? No, naturalmente. Ma che sia possibile, sì. Paradossalmente, forse, visto il casino in cui si è arenata questa forza politica dal 2013 a oggi; e vista la mancanza - tutt'ora - di una sua classe dirigente munita di credibilità di governo.

Dopodiché, naturalmente, questa è una fotografia, una lettura provvisoria. Hic et nunc. In tre anni può cambiare tutto. Non solo nella geografia politica, ma soprattutto nella realtà sociale. E ancor più in quella economica. Che, a seconda del suo andamento, sarà il vero fattore decisivo in un senso o nell'altro.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Con i se,i forse e con i sondaggi si fa poca strada,ma lo scenario del ballottaggio con un 20 a 35 % dei due contendenti non vedo come possano le stelle colmare il gap,nonostante l'astensione e gli interrogativi a destra,i due guru piacciono a quella percentuale di elettori,e se ci sono effettivamente aspetti buoni del movimento l'ingombrante presenza dei medesimi sono a parer mio un muro insormontabile nel riuscire a sfondare,ci vorrebbe ben altro.

Si vince a volte per i propri meriti,nel caso di fonzie per manifesta scarsezza dei competitor,sono tempi così.

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

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