domenica 12 aprile 2015

Con le ruspe anti zingari si fa poca strada

















Il ruolo della ruspa (e altro)

di Alessandro Gilioli

Uomo di scarsissimo spessore sotto ogni altro punto di vista, Matteo Salvini è tuttavia proprietario di un notevole fiuto mediatico, di una notevole capacità di comunicazione anche (se non soprattutto) subliminale. Lo sostengo da diversi anni, almeno da quando era consigliere comunale nella mia città - e con un collega al giornale discuto spesso in merito, al punto che lui mi accusa di essere troppo bonario con il capo leghista.

Invece no, naturalmente: il mio non è un giudizio di valore, ci mancherebbe. La mia è una constatazione: Salvini sa comunicare molto bene. Non a caso - in un contesto in cui ormai politica e comunicazione sono il tuorlo e l'albume di un uovo sbattuto - è l'unico che regge il confronto con gli altri tre protagonisti della politica italiana: due straordinari piazzisti televisivi e un espertissimo attore comico.

Lo parla anche con il corpo, il suo linguaggio, Salvini: e con le felpe, e con le immagini, e con le metafore.

L'ultima delle quali è quella della ruspa, che dopo un debutto poco più che casuale riferito ai Rom sta diventando il trademark del leader leghista: il quale dopo la prima battuta ha ripetuto più volte l'elogio di Caterpillar e affini, facendosi infine fotografare accanto a uno di essi.

La ruspa, come macchina distruttrice, è del resto la perfetta metafora di una forza politica che punta a catalizzare la protesta antisistema. I suoi obiettivi, nella metafora, sono tutti i nemici che Salvini indica alle persone come causa della loro condizione e della crisi economica: l'euro, Equitalia, gli immigrati, la sinistra (qualsiasi cosa sia, nella visione di Salvini), oltre agli stessi Rom.

Con la ruspa, si punta quindi a completare il processo di riverginazione della Lega (insomma a far dimenticare che è stata al governo per dieci degli ultimi vent'anni, combinando nulla dal punto di vista politico ma ingrassando di molto i suoi notabili); e si cerca ad accreditarsi come unico vero strumento di abbattimento del presente, dello status quo.

Quanto sia adatta la ruspa all'immagine di Salvini, del resto, è confermato anche dalla sua etimologia, che è la stessa di ruspante, aggettivo che si attaglia perfettamente al posizionamento "selvaggio e genuino" fortemente cercato dal leader leghista in ogni apparizione pubblica.

Anche quella di Salvini è una narrazione, insomma, o come preferirebbe dire Renzi uno storytelling: nemmeno così diverso da quello che lo stesso Renzi ha alimentato quando era alternativo alla vecchia guardia piddina, dato che la ruspa serve a rottamare.

Adesso le parti sono diverse: nel suo storytelling il premier racconta la speranza di costruzione, Salvini la forza distruttrice.

Ruoli, in fondo, niente più che ruoli. In un contesto in cui ormai politica e marketing sono appunto il tuorlo e l'albume di un uovo sbattuto.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Nel suo articolo c'è del vero e c'è della esagerazione sulle potenzialità del personaggio,in parole povere gli sta dando un'importanza che non ha.

La pancia del paese specie in un momento così miserabile aumenta il suo volume, ma non è con la lotta senza quartiere agli zingari che potrà ottenere il potere,anche i sassi conoscono le distorsioni del paese,quelle gravi e insormontabili che lui e il senatur non le hanno mai sfiorate, la lega chiamiamola 2.0 senza alcun merito continuerà il trend.

E poi ha già assaggiato il flop sulle avances nel mezzogiorno,manco una centrifuga termo-nucleare riuscirà a pulire le "riflessioni" sui terroni quanto puzzate di qualche annetto fa.

Teniamoci fonzie a tempo indeterminato,non ha rivali,fino a quando non ci sarà un movimento popolare 3.0,poichè quello del comico e dello stralunato sono zavorrati al 20% e con quella percentuale il toscano può dormire tranquillo.

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

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