mercoledì 15 aprile 2015

10,100,1000 Scuole Diaz













Mio Diaz

di Massimo Gramellini

Il poliziotto romano Fabio Tortosa rientrerebbe «mille e mille volte» nella caserma Diaz dove furono torturati i manifestanti pacifici del G8 di Genova. La sua rivendicazione pubblica suscita scalpore, ma non stupisce. Leggendo quella prosa irta di espressioni come «giovanile vigoria» ed «entusiasmo cameratesco», si comprende il clima che si respira in certe frange minoritarie della polizia di Stato. Loro sono i Buoni, costretti a difendere dal disordine del mondo la cittadinanza ingrata e smidollata che li contesta, ma felici di farlo per amore di Patria.

Eppure gli smidollati non vedono l’ora di cambiare opinione. Basterebbe che accanto ai Tortosa che ostentano lo spirito di corpo con linguaggio vittimista da ultrà, un poliziotto - uno solo - avesse il coraggio di scrivere quello che la maggioranza dei suoi colleghi pensa. «Cari Tortosa, avete torto. La Diaz è una pagina vergognosa della nostra storia. La polizia non è una masnada di pretoriani che agisce al di fuori della legge accanendosi sui più deboli per sfogare il rancore accumulato nella vana caccia ai veri colpevoli. Noi siamo i custodi armati della democrazia. E democrazia è quando la polizia difende le persone, non quando le persone devono difendersi dalla polizia. Comprendo la vostra frustrazione, ma i valori che ogni giorno indosso assieme alla divisa mi impongono di prendere le distanze da chi, con linguaggio e comportamenti da esaltato, dimostra di non avere le basi culturali né la tenuta nervosa per sostenere questa missione. Noi siamo un corpo. E quando un corpo si ammala, bisogna curarlo. Anche a costo di amputarne la parte malata».



Quella del poliziotto è una dichiarazione che poteva evitare,sicuramente l'input si è avviato dopo la sentenza della corte europea,quella condanna di tortura alla Diaz non è stata tollerata,capire la percentuale degli intolleranti nelle forze dell'ordine,farebbe comprendere quanto sia gravemente malata quella parte importante delle istituzioni.

Scrollarsi le responsabilità adducendo ad altri personaggi le violenze indicibili in quella notte all'interno della scuola,equivale a nascondersi dietro a un dito,tutto ciò nel rispetto di chi ha avuto teste rotte e ricoveri ospedalieri di una certa gravità.

Si,dopo la sentenza che dovrebbe far vergognare l'intero paese,toccherebbe fare chiarezza una volta per tutte su quella storia,ad iniziare dalla mancate scuse del ministro degli interni dell'epoca,un certo sciaboletta,al responsabile delle forze dell'ordine silente ora presidente di finmeccanica.

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