mercoledì 11 marzo 2015

L'assoluzione solo legale del Rubygate















Che cos'è stato il Rubygate

di Alessandro Gilioli

Sentivo questa mattina l'avvocato Franco Coppi spiegare che nel Rubygate ha vinto la sua linea difensiva, fondata sulla tecnicalità e il pragmatismo: non negare che ad Arcore si faceva in abbondanza sesso a pagamento, ma argomentare che Berlusconi non era al corrente della minore età di Ruby - per quanto riguarda il capo d'accusa di prostituzione minorile; e sul fatto che la sua telefonata in Questura, per quanto bugiarda ("è la nipote di Mubarak"), non rientrava nei parametri della concussione così come riformata dalla legge Severino nel 2012.

Quindi nessun reato: e se la magistratura in appello e Cassazione ha deciso così, è così. Non sarebbe onesto né attaccarsi alla diversa sentenza di primo grado né al fatto che, nel momento in cui Berlusconi chiamava la questura, la norma era diversa e con quella sarebbe stato condannato: in Italia, per fortuna, vale il principio della retroattività a favore dell'imputato.

Contemporaneamente, la Cassazione ha smentito anche le balle diffuse al tempo dall'allora Cavaliere e dai media a lui vicini, sia quelle sulle «cene eleganti» (di sistema prostitutivo si trattava, è stato sancito) sia quella a un certo punto votata dal Parlamento secondo la quale l'allora era premier era davvero convinto che la ragazzina fosse nipote di Mubarak. Insomma Berlusconi si faceva portare a domicilio camionate di ragazze a pagamento e poi ha sparato una quantità senza fine di consapevoli bugie, compresa quella rifilata alla questura, ma queste due cose non costituiscono reato.

Per inciso, va notato che anche questa sentenza definitiva è già stata distorta nel suo contrario dalla stampa berlusconiana: «Il bunga bunga era una bufala», titola oggi il Giornale, mentre la Cassazione (seguendo la tesi della difesa, cioè di Coppi) ha detto l'esatto opposto, cioè che il bunga bunga c'era eccome, ma non oltrepassava il codice penale.

Transeat, e comunque fine del Rubygate.

Che tuttavia ha costituito un prima e un dopo, in questo Paese. Ha generato cioè - insieme a molte altre cose, per carità - il discredito mondiale di cui si è circondato Berlusconi a partire dal 2010-2011, l'immagine da vecchio puttaniere malato di sesso (come diceva la sua ex moglie) che passava i suoi giorni e le sue notti a occuparsi di ragazze da portarsi a casa, mentre l'Europa e l'Italia venivano investite dalla più grande crisi economica dal 1929, con tutti i rischi di destabilizzazione politica conseguente.

Il 2011, in particolare, è stato l'anno chiave.

Mentre Berlusconi era alle prese con il bunga bunga - e ogni giorno i quotidiani ne davano conto, intercettazioni comprese - in Italia il vento stava totalmente cambiando e in un senso molto pericoloso per l'establishment economico e politico locale ed europeo, che proprio su Berlusconi aveva fatto conto da anni. Ad esempio, in tre delle principali città in cui si è votato quell'anno (Milano, Napoli, Cagliari) hanno vinto sindaci di area radicale, non solo avversari di Berlusconi ma anche estranei all'opposizione tiepida, rassicurante e centrista congiuntamente proposta da Bersani e Casini. Nello stesso anno, i referendum sul legittimo impedimento, il nucleare e l'acqua pubblica raggiungevano un risultato oltre ogni aspettativa e rappresentavano una richiesta di cambiamento altrettanto radicale, molto oltre quella della segreteria Pd. Ancora, nel 2011, i sondaggi davano come politico più popolare in Italia il governatore della Puglia Nichi Vendola, che non aveva ancora iniziato la sua parabola discendente. Intanto, iniziava a crescere nei sondaggi il Movimento 5 Stelle.

Insomma, si prospettava non solo un'uscita dal berlusconismo, ma soprattutto un'uscita radicale, di alternativa completa: ancora incerta nei protagonisti e nelle forme partitiche, quindi imprevedibile e pertanto ancora più pericolosa per l'establishment e gli azionisti della continuità.

Sappiamo come è andata a finire: grazie a un concorso di eventi, di decisioni e di responsabilità (non ultime, quelle di Napolitano), il tutto è stato gradualmente ricondotto nell'alveo degli stessi poteri che avevano appoggiato Berlusconi, per poi vergognarsene e disarcionarlo. Non è stato facilissimo: prima c'è voluto Monti e poi si è tentato con Letta, ma infine hanno fatto bingo con Renzi. Che è «una perfetta creazione mediatica del regime, maniche di camicie e linguaggio internettiano per nascondere il fatto che fa le politiche di sempre, quelle della Troika e delle élite economiche», come mi ha detto l'altro giorno di lui una politologa, docente universitaria e intellettuale di Podemos, Carolina Bescansa.

Questo passaggio è stato, con lo sguardo lungo di poi, il Rubygate.

Non credo che abbiamo fatto male a indignarcene e a chiederne le dimissioni, anzi: che quell'uomo faccia schifo per comportamenti e balle mi sembra storicamente fuori discussione; né sono pentito per aver festeggiato, la sera delle sue dimissioni, insieme ad altre migliaia di persone sotto le finestre del Quirinale.

Che la situazione sia migliore, dopo tre anni nei quali - con volti molto più presentabili - il potere economico italiano e straniero ha fatto tutto ciò che Berlusconi non aveva la forza di fare, beh, è davvero un altro discorso.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Penso che un italiano "comune",con un buon legale e con le stesse accuse non l'avrebbe svangata.

In ogni caso rimangono gli sputtanamenti di una povera ragazza marocchina diventata ricca sfondata in Messico,di un politico che a quei livelli rimane ricattabile, e dell'ennesima figura di merda a livello mondiale d'esser stati e di continuare ad essere inaffidabili.

Non so se da domani potrà essere nuovamente eleggibile, dal punto di vista di visibilità non possiamo peggiorare,il fondo l'abbiamo già toccato da anni.

E per ciò che riguarda il nuovo che è emerso in questi anni, si consoli chi si accontenta davvero di poco.

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

Nessun commento: