domenica 8 febbraio 2015

La prostituzione da regolamentare e legalizzare










Marchette, ipocrisia e sex worker

di Alessandro Gilioli

Scriveva Indro Montanelli nel ‘56 che in Italia, prima della legge Merlin, «le tre istituzioni Fede, Patria e Famiglia trovavano la più sicura garanzia nei postriboli».

Il concetto era lucido e chiaro: una società maschiocentrica ipocrita e bugiarda teorizzava “virtù morali” che poi non praticava, quindi necessitava di un retrobottega per fare in privato ciò che deplorava in pubblico. Del resto la stessa Lina Merlin, che aveva subìto una rigida educazione religiosa, con la sua battaglia si era fondamentalmente ribellata a questa doppia morale che poi si concretizzava nello sfruttamento di tante donne.

Questo, negli anni Cinquanta.

Sei decenni dopo, le cose sono un po’ cambiate e un po’ no.

Sono cambiate nel senso che Fede Patria Famiglia, per fortuna, non sono più le colonne di niente, quindi non c’è più alcuna finzione di valori di cartapesta da tenere in piedi: di conseguenza il “postribolo” (cioè la prostituzione legalizzata) non svolgerebbe più quella funzione ipocrita di “sostegno istituzionale” di cui parlava Montanelli.

Ma altre cose non sono cambiate perché tuttavia lo sfruttamento delle donne prostitute si è intanto moltiplicato, specie con l’immigrazione, e il suo moltiplicarsi si appoggia proprio sull’assenza di detti “postriboli”: cioè, nel 2015, di luoghi in cui lo scambio di sesso per denaro avviene in modo reciprocamente libero, consapevole, legalizzato, alla luce del sole e sotto il controllo dello Stato sia sotto il profilo sanitario sia sotto il profilo della prevenzione dello sfruttamento da parte di terzi.

In altre parole: le ragioni forti che spingevano alla sua battaglia Angelina Merlin, si sono rovesciate. La prostituzione legalizzata non svolge più alcun ruolo di sostegno a un’ipocrita finzione istituzionale moralistico-religiosa; e per contro la legalizzazione controllata svolgerebbe esattamente quella funzione di lotta allo sfruttamento della donna a cui Merlin aveva dedicato la sua vita.

Ecco perché il dibattito sulla prostituzione forse dovrebbe uscire dall’equivoco in cui ancora oggi si trova: da un lato i sostenitori della legge Merlin – pensata 60 anni fa contro la doppia morale cattofascista – dall’altro i nostalgici delle “case chiuse” che a quell’ipocrisia vorrebbero forse tornare.

È un dualismo grottesco. Perché l’alternativa alla legge Merlin nel secondo decennio del secondo millennio non è la vecchia marchetta postribolare, ma l’accettazione sociale della piena libertà e trasparenza dello scambio tra sesso e denaro, tra persone adulte libere e consenzienti; e l’azione concreta affinché questo scambio avvenga sempre in condizioni appunto di libertà, di consapevolezza, di salute e senza sfruttamento, quali che siano i generi e le preferenze sessuali di chi vende e di chi acquista prestazioni.

Tutto ciò, ovviamente, ha come gancio di cronaca la discussione che sta avvenendo attorno alla zona Eur di Roma, di cui avrete letto. Che mi sembra anche un piccolo passo in avanti – rispetto alla situazione attuale – ma di una timidezza estrema tanto nell’affermare un principio (libero sesso, tra adulti liberi consenzienti) quanto nell’applicazione delle sue conseguenze (emersione e legalizzazione per combattere lo sfruttamento e lo schiavismo).

DA L'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Se non esiste una regolamentazione che possa umanizzare una delle professioni più antiche del mondo,possiamo ringraziare la chiesa e il mondo politico che ne è influenzato.

Vorrei capire quanto ci sia di caritatevole nel comportarsi come degli struzzi con la testa nascosta sotto la sabbia,nell’indifferenza di uno sfruttamento criminale con tutte le violenze che devono subire le donne che battono i marciapiedi,solo al pensiero che queste vittime devono stare ad aspettare clienti nelle notti glaciali di questo periodo,farebbe rabbrividire chiunque abbia un minimo di sensibilità.

E chissà quando apparirà una legge che vieterà la prostituzione per strada e la consentirà solo nelle strutture che vorranno ospitarla,non sarà mai la panacea che curerà tutti i mali ma perlomeno darà delle garanzie alle professioniste e in ultima analisi anche il gettito fiscale avrà i suoi benefici.

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

2 commenti:

valerio ha detto...

Non capisco perchè non si possa ritornare alle case chiuse , con i "vantaggi" che ne deriverebbero , non più in strada , controlli e tasse !!!

Ivo Serenthà ha detto...

E' l'Italia,ipocrita e bigotta,preferisce guardare da un'altra parte ed evitare il problema.

Saluti