giovedì 19 febbraio 2015

Il comodo anonimato sui social network















La gabbia

di Massimo Gramellini

Un ergastolano si suicida in prigione e sulla pagina Facebook di un sindacato di polizia penitenziaria compaiono commenti di tenebra: «un rumeno di meno», «mi chiedo cosa aspettino gli altri a seguirne l’esempio». Stupore, scandalo, indignazione. E il solito carico insopportabile di ipocrisia. Come se molti secondini non avessero mai formulato questi pensieri anche prima che la tecnologia permettesse loro di farli conoscere a tutti. Come se, oltre a pensarli, non li avessero già espressi fin troppe volte in pestaggi e torture. Ma, soprattutto, come se si trattasse di qualche malapianta cresciuta in un giardino di rose anziché dell’ovvia conseguenza di un sistema in cui carcerieri e carcerati condividono le stesse brutture e combattono l’ennesima guerra tra poveri.

La galera in Italia non è un centro di recupero, ma una soffitta orrenda dove stipare rifiuti umani che almeno metà della popolazione vorrebbe vedere sparire per sempre, non fosse altro perché teme che qualche garbuglio legale riesca a rimetterli in libertà molto prima del meritato e del dovuto. Le statistiche urlano che il carcere riesce a cambiare soltanto chi lavora, possibilmente in un luogo sano. Eppure nella pratica comune i condannati vivono da parassiti e la pena viene espiata in ambienti fetidi e brutali, tranne per chi è abbastanza ricco e mafioso da potersi permettere un trattamento privilegiato. Rendere civili le carceri e dare un senso alla galera non porta voti, quindi è considerato uno spreco. La politica ci risparmi almeno la sua indignazione per la beceraggine di certi immondi carcerieri. È lei ad averli disegnati così.



Da queste parti oltre non costruire nuove carceri e puntare sulle pene alternative,come ha accennato lei nel cercare di recuperare i detenuti col lavoro,non si riesce a far funzionare la possibilità del braccialetto elettronico per le pene più leggere.

E sui commenti anonimi nei vari socialnetwork,sono troppi comodi e vigliacchi,la stragrande maggioranza dei macho con tastiera incorporata non ripeterebbero gli stessi "vomiti" in pubblico,ed è per questo motivo che costringerei il sistema ad una carta d'identità del web,con la quale si potrebbe postare e commentare,altrimenti solo leggere.

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

2 commenti:

valerio ha detto...

"...costringerei il sistema ad una carta d'identità del web,con la quale si potrebbe postare e commentare,altrimenti solo leggere"

Condivido , è ora di finirla con i sciacalli

Ivo Serenthà ha detto...

Una soluzione che porterebbe solo vantaggi,l'anonimato è troppo comodo sul web.

Saluti