sabato 3 gennaio 2015

La deregulation del commercio in Italia













Lavorare a Capodanno?

di Alessandro Gilioli

È raro che qui si citi con benevolenza il ministro Franceschini. Tuttavia quando ci vuole, ci vuole.

E a quanti nei giorni scorsi si sono stracciati le vesti per la chiusura di Pompei a Natale e a Capodanno, il suddetto Franceschini ha fatto giustamente notare che negli stessi giorni sono ugualmente chiusi il Louvre, il British, la National Gallery di Londra, il Reina Sofia, l’Ermitage, il Met, i Musei Vaticani, l’Acropoli di Atene, Versailles, il Moma, la Tate Modern, il Museo d’Orsay, il Gugghenheim etc etc.

Insomma non è scritto tra le leggi consegnate sul Sinai che noi consumatori abbiamo diritto a consumare tutto 7/24. Non è necessario che il call center dell’assicurazione risponda anche a mezzanotte: potete rinnovare la polizza il giorno dopo. Non è indispensabile acquistare un imbuto made in China il primo maggio: arrotolate un giornale e l’imbuto lo acquistate il due.

E basta con questo mito del consumatore onnipotente, a cui tutta la società si piega. La società è fatta prima da persone che da consumatori: persone con il diritto al tempo libero, agli affetti, al non lavoro.

Questo, per i lavori non continuativamente indispensabili, su cui forse occorreva e occorre mettere un punto.

Poi, invece, ci sono i lavori indispensabili a tutti, sempre: i medici in ospedale, gli autisti dei mezzi pubblici, i famosi vigili che tanto scandalo hanno creato in questi giorni (quasi sempre da parte di persone che a Capodanno non hanno mai lavorato né lavorerebbero mai: siamo tutti molto liberisti con il culo degli altri).

In questi casi, in una società decente, esistono dei sistemi decenti: incrementi di stipendio per quel giorno, maggiori ferie compensative in altri periodi, semplici rotazioni. Tutte cose normali, in paesi normali. Dove c’è un contratto sociale. Dove c’è un tessuto sociale.

Da noi, no. Da noi ormai è un tutti contro tutti, un gran fregarsi a vicenda, un gran “si salvi chi può”, con sdegni reciproci di categorie contro categorie.

Passato il flame sui vigili assenteisti (quello contro gli orchestrali era di due mesi fa, con i tassisti invece ce la prendiamo il mese prossimo, ok?) forse dovremmo occuparci soprattutto di questo: come ci siamo arrivati, come se ne può uscire.

No?

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Fanno parte dell’educazione forzata al consumo le aperture in qualsiasi momento dell’anno,oltre le triturate e digerite aperture domenicali,il tabù del 1 maggio è ormai archiviato,resistono Natale e primo dell’anno,la prima per motivi religiosi,la seconda per ovvi motivi dei bagordi a S.Silvestro,chi apre il primo dell’anno è destinato all’oblio….

Dalle mie parti,da alcune settimane hanno modificato l’orario di un market di media grandezza,dalle canoniche ore continuate 9-21 all’apertura delle 24 ore festivi compresi,non ho controllato a Natale,ma non mi sarei stupito se fosse stato aperto.

Bene,da un articolo di giornale ho letto che ora va di moda fare la spesa a notte fonda,spero bene che siano in pochi,altrimenti il cosiddetto cervello in pappa è da considerarsi infettivo….

No limits,e da domani chissà quali saranno le nuove proposte del consumismo imperante? Il vero problema per chi vende sono diventati i passeggiatori da consumo,riescono solo a cibarsi con gli occhi!

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

1 commento:

valerio ha detto...

Concordo sicuramente con l'autore Alessandro!!!