sabato 17 gennaio 2015

Il vigliacco miasma delle pubblicazioni sul web


La parola vigliacca

di Massimo Gramellini

Quando i messaggi in Rete divennero di uso comune, noi fanatici della scrittura vivemmo un momento di rivalsa. L’oralità trionfante cedeva sorprendentemente il passo a una comunicazione meno spudorata, che avrebbe consentito anche ai timidi e ai riflessivi di fare sentire la propria voce nella piazza dell’umanità. Mai previsione è stata più stropicciata dalla realtà. Che si parli della malattia di Emma Bonino o della liberazione delle ragazze rapite in Siria - per limitarsi agli ultimi giorni - sul web si concentra un tasso insostenibile di volgarità e di grettezza. Una grettezza cupa, oltretutto, raramente attraversata da un refolo di ironia.
Non mi riferisco al merito dei commenti. Nell’Occidente di Charlie ciascuno è libero di esprimere le opinioni più urticanti, purché rispettose della legge. No, è la forma dei messaggi che corrompe qualsiasi contenuto. Una radiografia di budella, una macedonia di miasmi, una collezione di frasi impronunciabili persino con se stessi. Nessuna di queste oscenità pigiate sui tasti troverebbe la strada per le corde vocali. Nessuno di quelli che per iscritto augurano dolori atroci alla Bonino e rimpiangono il mancato stupro delle cooperanti liberate avrebbe la forza di ripetere le sue bestialità davanti a un microfono o anche solo a uno specchio. La solitudine anonima della tastiera produce il microclima ideale per estrarre dalle viscere un orrore che forse neppure esiste. Non in una dimensione così allucinata, almeno. Per noi innamorati della parola scritta è una sconfitta sanguinosa che mette in crisi antiche certezze. Per la prima volta guardo il tasto «invio» del mio computer come un nemico.



Non ho alcun problema nello scrivere sul web,da quando ho iniziato a pubblicare le personali idee,riflessioni,critiche,ho sempre inserito la mia firma,e non ho problemi nel leggere scritti intestini pieni di livore,poichè questa è una parte della società,spiace piuttosto che questi siano anonimi,e per ovviare al fenomeno o perlomeno arginarlo,toccherebbe obbligare la registrazione su qualsiasi piattaforma che permetta la pubblicazione online.

Vietare pseudonimi,o nomi e cognomi farlocchi si può,basterebbe richiedere i documenti anagrafici,e chi non vuole accettare questa registrazione legge e non commenta,e non organizza siti,e chi obbietta che viene minata la libertà di espressione afferma una bufala,poichè qualsiasi parola,concetto che pubblichiamo online è possibile rintracciare chi l'ha inviata,ma trincerarsi nello pseudo anonimato solo per offendere pesantemente non gli sarà più possibile.

Naturalmente da parte delle società a cui vengono affidati questi dati,ci dovranno essere delle severissime sanzioni penali se dovessero in qualsiasi modo usare le nostre identità.

Tutto ciò perchè non sia troppo facile,comodo e soprattutto vigliacco partecipare a questa grande possibilità mai vista dall'esistenza umana,di poter conoscere e farsi conoscere.

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

3 commenti:

Arianna Marangonzin ha detto...

Condivido le parole di Gramellini, sempre attento alle sfumature...e dettagli.
Buon weekend

valerio ha detto...

Condivido , su alcuni giornali permettono di usare pseudonimi di qualsiasi genere, il "bello" che scrivono pure volgarità.
Credo che alcune (spero pochi) testate permettono tutto questo .
Il motivo forse è la grande mole di gente che entra nei blog delle varie testate , traendo beneficio in pubblicita!!!
Si bloccare si può se lo vogliono !!

Ivo Serenthà ha detto...

Tanti cari saluti Arianna

Valerio,il web dev'essere necessariamente libero ma con dei paletti,sennò diamo spazio alla immondizia in modo gratuito.

Ciao