domenica 11 gennaio 2015

Houellebecq e la società globalizzante stracciona


















Houellebecq non è Briatore

di Alessandro Gilioli

Prima di decidere che Houellebecq è un simbolo dell’Occidente minacciato dall’Islam, bisognerebbe leggere qualche suo libro: meglio tutti, a iniziare dall’Estensione del dominio e della lotta, giù giù fino alle Particelle elementari, La possibilità di un’isola, Piattaforma, etc.

Non perché assurgerlo a simbolo sia necessariamente sbagliato, ma perché si tratta di intendersi su ciò di cui può essere simbolo.

Pochi scrittori viventi come Houellebecq hanno messo a nudo la disperazione dell’uomo occidentale contemporaneo: “nato in Francia, allevato in Francia, macellato in Francia”, come recita l’etichetta di una confezione di vitello in cui uno dei suoi protagonisti si specchia. Pochi autori hanno urlato in modo tanto forte e umano la loro critica esistenzialista verso il neocapitalismo e il modello di vita che ne deriva, al punto da immaginare una sorta di transumanesimo tecnologico come unica possibile via d’uscita. E nessun politico ha mai denunciato il vincismo e il darwinismo sociale attuale come Houellebecq nel suo libro d’esordio, di certo non il più maturo ma forse il più diretto.

Di nuovo, quindi, si tratta di intendersi sui termini, sulle parole.

Se per Occidente si intende il modello di vita che abbiamo creato e che oggi è più che mai moneta corrente anche in Italia – competizione violenta, uno contro tutti, società come agglomerato di solitudini in cerca di sopravvivenza, consumo di prodotti e di mode politiche o generazionali come surrogati o placebi per tirare avanti in questo deserto – a occhio consiglio davvero di lasciar stare Houellebecq. Come simboli di quell’occidente usate – chessó – Oscar Farinetti, Davide Serra, Flavio Briatore, gente così.

Se invece per Occidente intendiamo anche e soprattutto i liberi, urticanti e scorretti anticorpi alla moneta corrente di cui sopra, anticorpi che per fortuna continuiamo a produrre sotto forma di critica, di letteratura, di satira o altro, allora Houellebecq va benissimo.

Ma si tratta d’intendersi, come sempre.

DA L'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Di Serra conosco solo Michele,meglio così sicuramente,e per un farinetti che si fa i suoi interessi,un briatore mi è distante anni luce,sia per il presente ma soprattutto per il suo passato.

Sulla schifosissima società che ha costruito il capitalismo globalizzante,al momento pare regga senza problemi,oltre l’opportunismo,l’individualismo,l’egoismo,ha saputo lobotomizzare in modo paralizzante la società.

E per il momento vincono loro,domani tra parecchio si vedrà.

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

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