sabato 20 dicembre 2014

Premio Ilaria Alpi:L'amarezza della madre










Il Premio Ilaria Alpi

La decisione della madre

“Dopo vent’anni ci arrendiamo siamo sconfitti”

di Gianni Barbacetto

Luciana Alpi ha la voce sicura: “Ho mandato una lettera tranquilla: dopo più di vent’anni, non abbiamo avuto verità e giustizia. Conosciamo la verità storica, ma non abbiamo raggiunto la verità processuale sull’omicidio di mia figlia Ilaria e del suo collega Miran Hrovatin. Dunque adesso basta: inutile proseguire con il premio di giornalismo. Per me è una storia finita”.
La lettera di dimissioni è stata spedita il 21 novembre ai responsabili dell’Associazione Ilaria Alpi e del premio Ilaria Alpi, oltre che al sindaco di Riccione e all’assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, che hanno sempre sostenuto e finanziato l’iniziativa. Diceva: “Pur non avendo un ruolo formale nella vostra associazione e nell’organizzazione del Premio Alpi, ho sempre sentito il dovere di seguire la vostra attività e possibilmente collaborarvi, specialmente nei rapporti con l’esterno, al fine di garantirne la rispondenza agli ideali di mia figlia”. Ma “questo impegno, con l’andare degli anni, è divenuto particolarmente oneroso, anche per l’amarezza che provo nel constatare che, nonostante il nostro impegno, le indagini in sede giudiziaria non hanno portato alcun risultato”.
Quindi, conclude Luciana Alpi nella sua lettera, “vi prego di prendere atto delle mie dimissioni irrevocabili da socio dell’Associazione e del mio desiderio che si ponga termine a iniziative quali il Premio Alpi, di cui non è più ravvisabile alcuna utilità”.

Due giorni fa, qualcuno ha fatto arrivare la sua lettera, in forma anonima, all’Ansa di Bologna.
Io sono caduta dalle nuvole. Era una lettera tranquilla, tra persone civili. L’anonimo che l’ha mandata all’Ansa ha fatto una vigliaccata, un gesto da gentaglia, un’azione mafiosa. Se ne poteva parlare tranquillamente, ma a viso aperto, non così. Io però ho le spalle forti, a 81 anni, e vado avanti tranquilla.

È sempre dell’idea che il premio Ilaria Alpi sia finito?

Sì. Ilaria, giornalista del Tg3, è stata uccisa a Mogadiscio nel 1994, insieme all’operatore Miran. Sono passati vent’anni. La prima ragione per cui è nato il premio è avere verità e giustizia. Non è successo. Allora prendiamo atto che è finita. Ci sono decisioni burocratiche da prendere, ma per me il premio è chiuso.
Gli organizzatori del premio spiegano che non era nei loro poteri risolvere il caso giudiziario, ma che hanno mantenuto viva la memoria.
La memoria di Ilaria è viva, ormai la conoscono tutti gli italiani. E io andrò avanti, continuerò a parlare di tutti i sotterfugi e i depistaggi che sono stati fatti per non farci raggiungere la verità. Ma adesso basta: non si è riusciti? E allora finiamola. Io sono sola. E anche i medici mi hanno detto di stare tranquilla. Queste cose mi turbano ancora.

L’indagine giudiziaria è ancora aperta.

Anche la Procura di Roma non è che abbia fatto granché. Non ha archiviato, ma non ha raggiunto un risultato. L’inchiesta prosegue e più d’un anno fa ho incontrato il procuratore Giuseppe Pignatone. Mi ha ascoltato a lungo. Gli ho raccontato tutti i particolari che restano vivi nella mia memoria, finché ci riesco. Ha promesso che avrebbe fatto tutto il possibile. Io ho aspettato tanto e aspetto ancora. Ma alla mia età non ho più molto tempo. Mio marito se n’è già andato senza sapere la verità.
Poi la sua lettera di dimissioni è diventata pubblica.
Mandarla così è stata una vigliaccata. Forse qualcuno voleva creare polemica a ogni costo. Io l’avevo mandata a sette-otto persone. A fotocopiarla e mandarla all’Ansa evidentemente è stato uno di loro.
La sua decisione è stata una scossa per cercare di smuovere le acque?
No, la mia non è, come qualcuno può pensare, una provocazione. È una decisione chiara. Un’epoca è finita. Per me il premio è chiuso.
L’ASSOCIAZIONE e i responsabili del premio vorrebbero continuare. La presidente Mariangela Gritta Grainer dichiara: “Sono vicina a Luciana Alpi come lo sono stata ogni giorno negli ultimi vent’anni, e continuerò a esserlo. Per questo capisco e condivido la sua posizione. Comprendo il suo grido di dolore, perché in questi vent’anni alla ricerca della verità abbiamo trovato continui ostacoli, depistaggi, bugie. L’associazione si era costituita per contribuire a trovare la verità, ma non ci siamo riusciti”. Il sindaco di Riccione, Renata Tosi, dice che comprende, “condividendole con affetto, le parole, espressione di assoluta delusione e amarezza, di Luciana Alpi. È davvero inaccettabile, per una madre e per il nostro Paese, che dopo vent’anni ancora non si sia giunti a una verità giudiziaria”. Ma esprime anche il desiderio di andare avanti: “Ritengo che non si possa in alcun modo porre fine all’azione culturale ed educativa portata avanti nel nome di Ilaria. Se pur con animo triste rispetteremo la volontà della signora Luciana, ma è nostra ferma intenzione costruire a Riccione un progetto nuovo e ambizioso, capace di valorizzare l’inestimabile patrimonio di archivi, documenti e relazioni raccolto in questi anni e di cui la nostra città è gelosa custode”.



Più che comprensibile l'amarezza della madre dopo vent'anni di inchieste fallimentari e di depistaggi conclamati,anche se con la chiusura del premio si rischia di dimenticare definitivamente il sacrificio della giornalista e del reporter.

Personalmente distinguerei sul mantenimento della memoria e dell'inchiesta giudiziaria,quest'ultima ormai si è compreso che non arriverà alla verità.

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