lunedì 24 novembre 2014

Latte materno e latte in polvere,e la deontologia andata a farsi friggere













Latte amaro

di Massimo Gramellini

Dodici pediatri toscani sono in carcere con l’accusa di avere indotto le pazienti ad abbandonare l’allattamento al seno per quello artificiale. Alla base del cambio di prescrizione, una ricetta medica irresistibile: viaggi, telefonini e computer offerti dall’azienda produttrice del latte in polvere. Eppure uno immagina che all’inizio della carriera anche quei pediatri abbiano sentito il brivido di una missione due volte sacra. Erano medici, e medici di bambini. La prosa della vita ridimensiona gli ideali, ma non intacca il prestigio del ruolo né lo stipendio, significativo. Due degli arrestati sono addirittura primari e uno, Roberto Bernardini, è presidente dell’associazione italiana di immunologia. Se le accuse saranno provate, ci si chiede come possano avere tradito se stessi, e la fiducia di chi ne riponeva in loro, per un weekend a Maiorca tutto compreso. Da fuori, la sproporzione tra l’enormità del danno e la meschinità del beneficio è raggelante. Ma, si sa, da dentro il punto di vista cambia. Le ditte farmaceutiche fanno balenare pacchi-dono scintillanti e al primo «no» segue spesso un «perché no?». L’ingordigia e il delirio di impunità, più che quello di onnipotenza, completano la conversione. Ci vuole poco per tacitare la coscienza con il classico «così fan tutti». E la vergogna di avere manipolato una madre ansiosa, insinuandole dall’alto del proprio camice che il suo latte è poco nutriente, cede il passo alla minimizzazione degli effetti negativi di quella scelta criminale.

Esiste un solo dato consolante in questa storia: nessuno dei pediatri coinvolti è una donna. Vorrà pure dire qualcosa.

   

A prescindere dalla deontologia inesistente dei professionisti citati,se i medesimi rischiassero la radiazione dalla professions per un grave fatto come questo,evidentemente non lo avrebbero commesso,rischiano solo una brutta figura ed é un po' pochino.

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