domenica 9 novembre 2014

La Lega sempre di più nazionalista e lepeniana
















Cara Paola Bacchiddu

di Alessandro Gilioli

Personalmente ho amici di ogni parte politica e che alle urne votano un po’ di tutto.

Una delle persone che mi è più care al mondo – e che da 35 anni mi è quasi fratello – è un ex compagno di scuola che conobbi litigando furiosamente alle assemblee del Berchet, lui ciellino e io radicalmente di sinistra; nella vita lui è poi stato anche consigliere comunale di Forza Italia e ciò non ha mai eroso la solidità della nostra amicizia – né le nostre infinite discussioni.

Non si tratta di un caso isolato: e quando la recente diaspora della sinistra ha portato diversi altri miei amici sul fronte del renzismo – taluni anche con cariche di governo e simili – non li ho certo per questo bannati dai miei affetti. Tutt’altro. Certo, mi ha creato dispiacere l’eclissi degli obiettivi comuni a breve termine, ma questa è stata in parte compensata dall’arrichimento della contaminazione e dalla bellezza del confronto. E in ogni caso l’amicizia è tra i più sacri dei sentimenti, pertanto di quelli di cui occorre avere più cura.

Tu e io, cara Paola, non siamo mai stati amici nel significato più stretto – di quelli cioé che si frequentano anche da soli, in vacanza, e si scambiano parti della propria anima; ma lavorando insieme, in diverse occasioni editoriali e non solo, abbiamo imparato, credo, a coltivare una stima reciproca che pertanto – per quanto mi riguarda – non viene intaccata dalla tua scelta di fare dichiarazione di voto su Facebook a favore di Matteo Salvini, nel caso questi si presentasse come sindaco di Milano. Non partecipo quindi né al collettivo di fucilazione digitale nei tuoi confronti né tanto meno a quello di chi alla fucilazione ha aggiunto improperi.

Tuttavia ti invito, se posso, a fare un po’ di pulizia all’interno dello stesso ragionamento che ti ha portato a quella conclusione.

Perché non c’è dubbio sul fatto che Matteo Salvini sia un efficace animale politico – fin dai tempi in cui era consigliere comunale a Milano – né sul fatto che alla politica si dedichi con estrema partecipazione dal mattino alla sera, senza lesinare energie. Né, per quanto mi riguarda, ci sono dubbi che oggi le nostre scelte alle urne debbano essere ispirate a letture pragmatiche più che a corridoi ideologici (per quanto in merito ultimamente sia stata fatta un po’ troppa propaganda, direi altrettanto “ideologica”).

Questo a te sembra bastare per un giudizio complessivamente positivo verso la persona di Salvini, tanto da farti pensare di votarlo come sindaco.

Ma attenzione, perché intanto sbattersi verso un obiettivo, di per sé, non qualifica l’obiettivo stesso. Per capirci, anche Mussolini tra il ‘19 e ‘22 era un instancabile ed efficace attivista, giornalista, organizzatore di eventi e sobillatore di piazze. Tuttavia dubito che ciò all’epoca moralmente e politicamente bastasse per schierarsi con le camicie nere.

Prima che qualcuno strilli al paragone improprio: non sto dicendo che Salvini è Mussolini. Sto dicendo che l’attivismo, la capacità poltica e l’impegno presenzialista di per sé non qualificano gli obiettivi, quindi sono argomenti molto fragili per giustificare una scelta alle urne.

A proposito, entrando nel merito: quali sono gli obiettivi del Salvini?

Su questo nel tuo post e nelle risposte a chi ti critica non mi pare tu abbia approfondito il punto, che è a mio avviso quello più rilevante.

La mia opinione in merito è che “Teo”, come lo chiami tu, abbia preso in mano una ditta moribonda a causa della fine tragicomica della sua vecchia ragione sociale, cioè il federalismo o l’indipendenza della “Padania”. Dal 1992 al 2013 la Lega ha creato consenso attorno a un obiettivo autonomistico che non solo non ha minimamente realizzato pur avendo passato al governo 11 anni, ma che ha utilizzato in buona parte proprio per quella spartizione di sottopotere, quelle ruberie e quel bel vivere romano (a spese dei contribuenti) contro cui tanto tempo prima era nata.

Fallito l’obietivo politico, perduta ogni reputazione e annusata l’aria, Salvini ha capito che quella ragione sociale lì non aveva più alcuna utilità per far rinascere l’azienda di cui era diventato amministratore delegato. Sicché lui (che pure prima girava con le felpe “Padania is not Italy” e cantava “Napoletani colerosi”) ha rottamato tanto la secessione quanto il federalismo per buttarsi nella formula che tanto successo ha avuto e sta avendo in Francia e in altri Paesi europei, quella dell’avversione agli immigrati e agli zingari.

Infatti, com’è noto, quasi tutta l’Europa è in recessione e l’Italia di più. In recessione – specie in questa recessione – i poveri sono di più e stanno peggio, anche perché hanno meno servizi (case, asili, scuole, code negli ospedali etc) e c’è molto meno lavoro. Insomma nel bacino dove nuotano i poveri ci sono più pesci e meno acqua. Salvini ha pensato che il modo migliore per conquistare consensi fosse rivolgersi ai pesci di un certo tipo, che sono tanti, dicendo che bisogna discriminare quelli dell’altro tipo, che sono di meno e di arrivo piu recente.

Come sai, Paola, noi di sinistra invitiamo piuttosto a guardare chi regola i rubinetti dell’acqua, ma non è di questo che oggi ti voglio parlare. Quello su cui ti invito a chiederti è se tu non rischi di fare confusione tra l’attivismo di Salvini e i suoi obiettivi: che sono appunto garantire se stesso, la sua carriera e il suo futuro, risollevando un partito che stava chiudendo le serrande (per tradimento, per fallimento e per furto) attraverso un consapevole calcolo basato sull’alimentazione del conflitto tra le componenti più basse della piramide sociale, giocando quindi per interesse proprio sull’odio tra le persone meno avvertite e, di solito, più rabbiose e meno felici.

Non ti sarà infatti ignoto, cara Paola, che se per ipotesi accademica un domani nessun migrante dovesse più arrivare in Italia e tutti gli zingari dovessero trasferirsi improvvisamente all’estero, il Salvini resterebbe disoccupato per esaurimento delle cause del suo successo. Ciò che egli a parole avversa – “l’invasione”, il degrado, gli scippi nelle stazioni etc – è in realtà ciò che più fortemente desidera, perché gli garantisce sopravvivenza politica e anzi ascesa, visibilità, popolarità. Senza, sarebbe zero.

In altre parole, Paola, la mia opinione è che Salvini sia decisamente tra le persone piu dannose per questo Paese: perché con grande e consapevole cinismo, foraggia l’odio orizzontale tra le persone più deboli per aumentare i profitti dell’azienda di cui è a capo.

Certo, lo fa tecnicamente bene. Ma chiediti, guardandoti la coscienza, se questo basta perché si meriti il tuo voto.

DALL'ESPRESSO BLOG PIOVONO RANE

Non ho mai votato lega,le derive destrorse sono sempre state evidenti,sia con il federalismo e lo scissionismo mai raggiunto,votando qualsiasi indecenza al boss-caimano che ha colmato i debiti fallimentari del movimento alla fine degli anni 90.

Ancora oggi non mi piace quel nazionalismo lepeniano che rincorrono per arrivare alle due cifre in percentuale,che ha descritto assai bene il titolare del blog nell’articolo.

Ma pur essendo fondamentalmente di sinistra a me non piacciono chi da sempre e per tradizione risulta un parassita della società, delinque e sfrutta anche i minori,di pari passo con l’evidente degrado di una buona parte dei comuni italiani,poiché i problemi sociali ed economici sono palesi,e se si vuole non dare forza ai movimenti come quello di Salvini,tocca fare qualcosa a riguardo,altrimenti le derive xenofobe-razziste determineranno condizioni sociali assai peggiori.

La tolleranza zero non deve essere un valore monopolizzante della destra.

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

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