mercoledì 6 agosto 2014

Dal patto del Nazareno non nominare il nome di Prodi invano




PRODI NELLA PATRIA DEI TAVECCHIO

di Antonio Padellaro

Confesso di aver letto con somma curiosità l’intervista a Matteo Renzi uscita lunedì su Repubblica, alla ricerca di un nome, quello di Romano Prodi. Come i nostri lettori sanno il Fatto è impegnato da tempo nella ricerca dell’autentico Patto del Nazareno, faticosa al pari della ricerca del mitico vello d’oro che aveva il potere di guarire le ferite. Mentre qui, più modestamente, si tratta delle tavole della legge sottoscritte da Renzi con Berlusconi un fatale giorno di febbraio ma che nessun’altro (a parte i complici) ha potuto leggere, forse perché l’accordo con un pregiudicato contiene sempre qualcosa di compromettente. E siccome il diavolo non fa i coperchi qualcosa piano piano da quella strana pentola comincia a tracimare, e non ha un odore gradevole. Per esempio, che il successore del Napolitano pro tempore non ha da essere quel Romano Prodi, inviso all’ex cavaliere, forse perché è l’unico da cui è stato battuto in campo aperto e con il quale non è mai riuscito a fare inciuci. Quando lo abbiamo scritto ci aspettavamo una qualche smentita sia pure di facciata. Mentre però a palazzo Grazioli la cosa è stata presa quasi come un’ovvietà da palazzo Chigi silenzio di tomba. Poi l’intervistona di Renzi. Quale migliore occasione per una parola definitiva sulla questione da parte del giovane premier. Orgogliosa: un veto sul padre del Partito Democratico, ma siamo impazziti?! Indignata: se Berlusconi avesse solo osato chiederlo me ne sarei andato sbattendo la porta. Sarcastica: sì, e voleva anche che gli cedessimo Quadrado al Milan. E invece nulla, bocche cucite. Di Renzi e di tutti quelli che da Romano Prodi hanno ricevuto incarichi e poltrone ministeriali, e sono plotoni. Qualcuno ci ha consigliato di leggere meglio dentro una frase del titolo: “niente scambi nel Patto del Nazareno”, una sorta di enigma che neppure abbiamo ritrovato nel testo. Insomma, par di capire che perfino pronunciare il nome di Prodi rischia di irritare il padre costituente di Cesano Boscone. Del resto, nella patria di Carlo Tavecchio for president, uno che nel curriculum a parte le banane può vantare numerose menzioni nel bollettino del protesti, sui galantuomini è meglio tacere. Non fosse mai che qualcuno ne sentisse la mancanza. E comunque ora si capisce qualcosa di più sui 101 che affossarono il professore di Bologna.



Lo sanno anche i muri ormai che i piddini dopo vent'anni di tresche dietro l'angolo,finalmente sono arrivati alla nozze conclamate con l'arrivo di fonzie,e scusi la personale ripetitività ma il cerchio magico degli orrori lo può far terminare solo il popolo sovrano,altrimenti oltre le cronache del Fq e pochi altri ne potremo solo prendere atto.

Aggiungo che se aspettiamo che il popolo sovrano si svegli diventiamo vecchi,e se non avrà la fortuna di diventare centenario,almeno bastasse,le possibilità sono zero.

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

2 commenti:

giovanotta ha detto...

concordo con le tue conclusioni!! sì il patto con un pregiudicato, Tavecchio for president, Schettino all'Università ecc. ecc. ecc.
ma prima o poi tutto questo in qualche modo finirà!..
ciao

Ivo Serenthà ha detto...

Dici bene,prima o poi,ma abbiamo un passato inquietante sui gusti dell'elettorato.

A parte il duce del ventennio,che in ogni caso aveva il giubilo della maggioranza degli italiani,dopo i più significativi personaggi sono stati,il gobbetto,il garofano truffaldino,il caimano ad personam e ora c'è fonzie il logorroico,con questa lista non oso pensare al futuro....

Saluti e buone vacanze se sei in procinto di avviarle.