martedì 29 aprile 2014

E ci sarà sempre qualche idiota a lanciare banane




Ma 'ndo vai

di Massimo Gramellini

L’indigestione di banane che ha intasato il globo nelle ultime ventiquattr’ore ci racconta che, da Martin Luther King a Dani Alves, dal profeta di Atlanta che urla «I have a dream» al calciatore del Barcellona che mangia la banana lanciatagli da un buzzurro, il codice della comunicazione è stato stravolto. La parola, nobile testimonianza di epoche passate, ha ceduto il passo al linguaggio immaginifico dei gesti, immediatamente comprensibili e replicabili su vasta scala.

Nella macedonia di banane che ci sovrasta c’è anche un altro verdetto, meno banale. Che il razzismo può ancora vincere qualche battaglia in certe sacche minoritarie di umanità ossessionata, ma ha perso la guerra. Il disprezzo sociale che lo circonda è ormai talmente vasto da avere consentito a Dani Alves un facile apostolato bananiero. Ai tempi di Luther King il suo gesto non avrebbe suscitato la reazione compatta di solidarietà che ieri ha indotto chiunque, persino una personcina poco sensibile alle tendenze del momento come Matteo Renzi (ehm ehm), a brandire il frutto associato alle scimmie per trasformarlo in un simbolo universale di fratellanza. Non rimane che stare attenti alle bucce.



A prescindere che le mamme degli idioti sono sempre gravide,i coltivatori del frutto ringraziano,a meno di un mese dalle elezioni un pò tutti ingoierebbero anche rospi.

Sarà mai che al posto degli eurini promessi si dovranno accontentare di un casco del frutto esotico...?

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