martedì 24 settembre 2013

Della serie ricette facili:Come se bastasse una Merkel italiana




Il Paese senza Scilipoten

di MASSIMO GRAMELLINI

Viste da qui, le elezioni tedesche sono state un fenomeno paranormale. Alle sei le urne erano chiuse, alle sei e un quarto si sapeva già chi aveva vinto, alle sei e mezza Merkel si concedeva un colpo di vita e stiracchiava le labbra in un sorriso, alle sette meno un quarto il suo rivale socialdemocratico riconosceva la sconfitta e alle sette tutti andavano a cena perché si era fatta una cert’ora.

Qualsiasi paragone con le drammatiche veglie elettorali di casa nostra – gli exit poll bugiardi, le famigerate «forchette», le dirette televisive spalancate sul nulla, le vittorie contestate o millantate e la cronica, desolante assenza di sconfitti – sarebbe persino crudele.


La diversità germanica rifulge ancora di più il giorno dopo. Pur stravincendo, Merkel ha mancato la maggioranza assoluta per una manciata di seggi. Eppure non invoca premi di maggioranza o altre manipolazioni del responso elettorale e si prepara serenamente ad aprire le porte del potere a uno dei partiti perdenti: socialdemocratici o Verdi. I cittadini tedeschi, di destra e di sinistra, paiono accogliere questa eventualità senza emozioni particolari. Nessun giornalista «moderato» grida al golpe. Nessun intellettuale «progressista» raccoglie firme per intimare ai propri rappresentanti di non scendere a patti con il nemico. Nessun Scilipoten eletto con l’opposizione si accinge a fondare un partito lillipuziano per balzare in soccorso della vincitrice. Né alla Merkel passa per l’anticamera del cervello e il risvolto del portafogli di trasformare il Parlamento in un mercato, agevolando il passaggio nelle proprie file dei pochi deputati che le basterebbero per governare da sola.

Nelle prossime settimane, con la dovuta calma, i due schieramenti si incontreranno. Ci sarà una discussione serrata sulle «cose» e si troverà un compromesso nell’interesse del Paese. Nel frattempo il capo sconfitto della Spd avrà già cambiato mestiere, anziché rimanere nei paraggi per fare lo sgambetto al suo successore. E alla scadenza regolare della legislatura si tornerà al voto su fronti contrapposti (e con due ottime candidate donne, probabilmente: la democristiana Ursula von der Leyen e la socialdemocratica Hannelore Kraft).

La saggezza popolare sostiene che i tedeschi amano gli italiani ma non li stimano, mentre gli italiani stimano i tedeschi ma non li amano. Ci deve essere del vero. Ma ieri, oltre a stimarli, li abbiamo invidiati un po’. Qualcuno dirà: troppo facile, loro possono coalizzarsi in santa pace perché nel principale partito del centrodestra hanno una Merkel, mica un Berlusconi, e in quello del centrosinistra gli ex comunisti sono spariti da un pezzo, a differenza dei presunti smacchiatori di giaguari. Anche in questa obiezione c’è del vero. Infatti è sbagliato dire che li invidiamo un po’. Li invidiamo tantissimo.




Infatti qualsiasi paragone con i mangia kartofen sono inutili,ho letto che molti si augurano una Merkel italiana,dimenticando che in quel paese non esiste corruzione a tutti i livelli,criminalitá organizzata e una evasione fiscale spaventosa,qui fallirebbe chiunque e chi mantiene il potere convive con tutte le mostruositá citate.

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

2 commenti:

Tina ha detto...

La vanno a fare la spesa in solitudine, qua vanno all'Ikea con la scorta, la per aver copiato una tesi di laurea si dimettono, qua, con una condanna passata in giudicato si minaccia di far cadere il governo, la pensano con la testa, qua, pensano con le palle.
Ciò non toglie che non sono contenta della vittoria della Merkel.

Notte buona Ivo
Tina

Ivo Serenthà ha detto...

Ci vuole poco a reperire un paese più serio del nostro,nell'ambito delle democrazie sparse nel mondo.

Ogni paese esprime ciò che rappresenta dai livelli più bassi,e i grandi numeri a me paiono avvilenti,basta guardarsi in giro.

Notte a te,Tina