mercoledì 13 marzo 2013

La scelta di Dario Fo e quella di mio Padre durante il ventennio fascista

Una puntualizzazione necessaria considerate le ultime cronache del premio Nobel della letteratura,in democrazia si può abbracciare qualsiasi movimento o forza politica che sia,ma il peso della medesima scelta va valutata con il proprio passato.

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da Wikipedia e dal blog di Tina CLICK

Visto che il nobel ha il “vizietto” di querelare chi mette il luce la sua camicia nera, mi limito a copiare e incollare da wikipedia, se vuole, quereli wikipedia, ma tanto, la verginità non gliela ricostruirà nessuno.

---Le dichiarazioni di Milani e Lazzarini provocarono grande scalpore, tant'è che testimoniarono durante il processo di Varese contro Fo il quale, dopo un acceso confronto, li denunciò per falsa testimonianza.
La querela al comandante partigiano Giacinto Lazzarini provocò non poco stupore, poiché ne la biografia “La storia di Dario Fo”, di Chiara Valentini, si legge che "il leggendario comandante Lazzarini fu l'idolo della mia vita". Il processo di Varese dura un anno e si conclude, dopo oltre dieci udienze, il 15 febbraio 1979, con una sentenza che assolve per intervenuta amnistia il direttore, de “II Nord”. Nel 1979 nella sentenza fu scritto: "E’ certo che Fo ha vestito la divisa del paracadutista repubblichino nelle file del Battaglione Azzurro di Tradate. Lo ha riconosciuto lui stesso - e non poteva non farlo, trattandosi di circostanza confortata da numerosi riscontri probatori documentali e testimoniali - anche se ha cercato di edulcorare il suo arruolamento volontario sostenendo di avere svolto la parte dell’infiltrato pronto al doppio gioco. Ma le sue riserve mentali lasciano il tempo che trovano.[...] lo rende in certo qual modo moralmente corresponsabile di tutte le attività e di ogni scelta operata da quella scuola nella quale egli, per libera elezione, aveva deciso di entrare. E’ legittima dunque per Dario Fo non solo la definizione di repubblichino, ma anche quella di rastrellatore" Milani fu assolto dall'accusa di falsa testimonianza con sentenza definitiva nel 1980 perché "il fatto non sussiste". La sentenza non fu appellata e così passò in giudicato. [3]

Fo dichiarerà poi nel 2000 al Corriere della Sera: "Aderii alla Rsi per ragioni più pratiche: cercare di imboscarmi, portare a casa la pelle. Ho scelto l’artiglieria contraerea di Varese perché tanto non aveva cannoni ed era facile prevedere che gli arruolati sarebbero presto stati rimandati a casa. Quando capii che invece rischiavo di essere spedito in Germania a sostituire gli artiglieri tedeschi massacrati dalle bombe, trovai un’altra scappatoia. Mi arruolai nella scuola paracadutisti di Tradate. Poi tornai nelle mie valli, cercai di unirmi a qualche gruppo di partigiani, ma non ne era rimasto nessuno".[4][5]


Nel 2007 Ercolina Milanesi,giornalista, collaboratrice e free-lance su diversi quotidiani nazionali, ha scritto che nel 1944/45 era sfollata a Cittiglio (VA), ha raccontato che conosceva bene Dario Fo e ha ricordato che "un giorno si presentò tronfio come un gallo per la divisa che portava e ci tacciò di pavidi per non esserci arruolati come lui"---



Per non dimenticare

Aldo Serenthà (1924-2010)

Nel settembre del 1943, dopo l'ultima chiamata alle armi della classe 1924 (ovvero la mia) da parte del generale Badoglio, mi ero presentato al 37° Reggimento Artiglieria di Albenga, caserma Piave.
Trovarmi in una situazione del genere alla bella eta' di 19 anni, lascio immaginare a voi, quale potesse essere il mio stato d'animo.
A causa dell'armistizio di Badoglio, il mio reggimento era stato trasferito a Garessio e costretto a lasciare le armi ai tedeschi.
Fummo costretti tutti quanti ad una scelta, dopo il discorso del gerarca compiacente ai tedeschi, di aderire o meno alla repubblica di Salo', furono pochissimi ad accettare di diventare camicie nere.
Inutile dire che dopo qualche giorno, mi ritrovai con i miei compagni su uno dei treni diretti a Berlino con l'obiettivo di andare a lavorare nei campi di lavoro tedeschi.
Appena entrati nei lager, ci arrivò una pioggia di insulti da parte dei prigionieri francesi, inglesi e tedeschi, per via d'essere in una posizione di ex alleati dei nazisti e di voltagabbana, dimostrazioni a riguardo, anche nei nostri giorni, evidentemente e' inserito diffusamente nel nostro dna.
Oltre 700000 soldati furono destinati al lavoro forzato nelle fabbriche tedesche... io ero nel DWM di Luckenwalde.
Io e i miei compagni dovevamo lavorare dalle 6 alle 18 tutti i giorni con vitto di pochissime calorie che ci veniva fornito solo a cena.
Il sonno era impossibile in quanto i bombardamenti erano incessanti... il mio stato fisico e psicologico iniziò a peggiorare visibilmente.
Alla fine della prigionia pesavo 38 Kg!!!
Non potevamo avere notizie di alcun tipo dall'Italia anche se per mia fortuna dopo diversi mesi arrivarono dei pacchi alimentari da parte dei miei genitori e di quelli che sarebbero poi diventati i miei suoceri.
Molti internati morirono di tubercolosi e malattie intestinali, altri morirono sotto i bombardamenti... e anche in questo direi di essere stato fortunato in quanto mi arrivò una bomba a 30 metri di distanza che non scoppiò!!
Ad Aprile del 1945 arrivarono i soldati russi a liberarci, trattandoci con molto rispetto... e a Settembre riuscimmo a prendere il treno che ci riportava a casa in quanto tutte le linee ferroviarie erano interrotte...
Ricordo ancora oggi quel giorno che avevamo protetto una ragazza tedesca, avvisando la madre e la zia che doveva essere violentata la sera stessa dai soldati russi... la ragazza ebbe il tempo di fuggire...
Rammento il desiderio di trattenerci in quel paese da parte della popolazione locale, italiani brava gente, si usava ancora dire.
Al nostro ritorno, purtroppo non fummo bene accolti, in quanto molti partigiani credevano che avevamo collaborato con i fascisti repubblicani!!!
Nel 1945 le truppe naziste in ritirata fecero delle vere e proprie stragi di soldati italiani per il tradimento e la mancata adesione alla repubblica fascista...
Io e i miei compagni di sventura non abbiamo avuto e mai avremo rancore verso il popolo tedesco, ma speriamo e continueremo a sperare che i popoli non parlino più di guerra e di massacri di innocenti... anche se la storia delle guerre
purtroppo non sembra insegnare!!!

Concludo la puntualizzazione testimoniando la scelta di mio nonno Giacomo Serenthà,il quale non volle mai iscriversi al partito fascista,grazie alla sua scelta non riuscì in quel periodo a trovare lavoro a Torino,dovette ripiegare nel lavoro di artigiano del rame in provincia.

2 commenti:

Tina ha detto...

Intanto grazie per la citazione.

Ma grazie per aver postato la storia di Aldo Serentha.

Aveva solo 2 anni in più del "re dei ciarlatani", ma quanta dignità e quanto carattere ha mostrato.

Quel raccontare senza acredine, quel pensiero finale di speranza e l'amara presa di coscienza che la gente dimenticherà.

Per non dimenticare bisogna sempre raccontare Uomini come Aldo o come Levi.

Grazie Ivo e buona serata ;-))

Ivo Serenthà ha detto...

Grazie a te per avermelo suggerito,portare nuovamente alla ribalta la sua storia può far riflettere ulteriormente,soprattutto sugli ultimi avvenimenti.

C'è da rammentare il suo impegno insieme alla associazione degli ex internati,nello spiegare all'interno delle scuole le esperienze di quel drammatico periodo della nostra storia.


Ti auguro una buona serata