giovedì 2 agosto 2012

Vendola si svendola......




LA SCELTA DI VENDOLA: NO, DI PIETRO NO

Vede Bersani, apre all’Udc e dice: “Tonino populista” Poi si corregge: “Un dolore se non fosse con noi”

di Caterina Perniconi

Nichi Vendola aveva già previsto una giornata tutta in salita ieri mattina quando ha indossato un paio di scarpe sneaker sotto il completo elegante.
Abbigliamento inusuale per Montecitorio, dove il governatore della Puglia mette piede alle 9.05 per ascoltare l’informativa del Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, sull’Ilva di Taranto. “Dobbiamo avere il coraggio di trasformare una grande crisi in una grande opportunità” dice Vendola parlando dell’acciaieria. Ma la stessa frase la ripete anche a Pier Luigi Bersani, un’ora e mezzo dopo, riferita al centrosinistra.
Alle 10.30 in punto è davanti all’ascensore della sede del Pd, diretto nell’ufficio del segretario. Confortato – dice prima di entrare – da ciò che ha letto nella carta d’intenti. Il colloquio dura un’ora e mezzo, il tempo necessario per chiarire che quest’anno non ci sarà un’altra foto di Vasto: nessun veto su un’alleanza aperta al centro (quello con la C maiuscola come scritto dai democratici) e fuori Antonio Di Pietro, reo di populismo e di troppi attacchi al Colle. Questo è infatti il nodo centrale che ha messo l’Idv nel-l’angolo: il Quirinale non ha gradito le parole usate dall’ex magistrato in diverse occasioni – ultima quella sul conflitto con i pm di Palermo – e la traduzione è l’esclusione da qualsiasi ipotesi di alleanza pre o post elettorale con il Pd.
VENDOLA, all’uscita dalla riunione, descrive la situazione con piglio deciso: “Io non pongo veti a nessuno che condivida la nostra agenda sui diritti sociali e civili – il riferimento in questo caso è all’Udc – mentre l’Idv non sta mostrando interesse per la costruzione di un’alleanza di centrosinistra. Il propagandismo esasperato di Di Pietro lo sta portando alla deriva”. C’è anche un nome della “cosa”: il polo della speranza. Ma l’umore del governatore cambia in fretta. Pochi minuti e le sue dichiarazioni rimbalzano sui social network scatenando l’ira di centinaia di sostenitori di Sel. “Nichi mi hai deluso profondamente” scrive Manuela sulla pagina Facebook del governatore, “Nichi Vendutola” è il commento di Francesca che gioca col suo cognome, fino a qualche mal celato insulto. Vendola, che è da poco rientrato nella sede del partito, capisce subito cosa sta succedendo e, dopo una stoccata (non proprio nelle sue corde) ai giornalisti di averlo “male interpretato”, convoca una conferenza stampa urgente per le 15.30. Nel frattempo riunisce il coordinamento e mette nero su bianco un documento che chiarisce la distanza culturale tra lui e Casini, ma evidentemente non basta a placare gli animi dei militanti. Il tempo di un panino e arriva l’ora di correggere il tiro. “Sarebbe un dolore per me se nel centrosinistra non ci fosse l’Idv del mio amico Antonio Di Pietro” esordisce Vendola “ma la foto di Vasto rischia di diventare un dagherrotipo del passato se non si lavora per essere protagonisti di un nuovo centrosinistra”. Nuovo con l’Udc? “Non credo che Buttiglione sia interessato ad un’alleanza con me – continua il leader di Sel – ma non pongo veti”.
CHE DIFFERENZA c’è tra il Di Pietro con cui stringeva un patto di sangue un mese fa e quello di adesso? “Nessuna”, risponde Vendola in prima battuta, costretto a rettificare ancora, pensando a quel giorno e alle proposte anziché alle proteste. “Ma gli insulti contro le istituzioni lo portano verso una deriva berlusconiana”. Le parole non riescono ad essere gentili come quelle spese verso il Pd “che nella carta d’intenti scrive di voler andare oltre il liberismo”. A chi gli fa notare che in quel documento ci sono anche le basi per un’alleanza con un partito che per 15 anni il liberismo lo ha sostenuto, Vendola risponde diretto: “Offre comunque una sponda alla ricerca e alla lotta politica”. Di certo non ci sono i temi che Vendola ritiene fondamentali: “Disarmo, cancellazione della legge 30, revisione della legge 40”. Allora meglio cambiare argomento: “Lo annuncio: mi candido alle primarie”. Una coalizione non c’è ma Bersani, nonostante le pressioni interne per evitare la competizione, sa che l’unico modo che ha per andare a Palazzo Chigi è la legittimazione popolare. Ben accetto quindi il primo contendente, che dice di non temere il sindaco fiorentino Matteo Renzi e nemmeno l’assessore milanese Bruno Tabacci intenzionato a correre per i moderati. Poi ci saranno da fare i conti con la nuova iniziativa Arancione di Luigi De Magistris e anche con Casini, che il veto su Sel ce l’aveva messo eccome. Una lista unica col Pd? “Fantapolitica” chiosa Vendola , perché “Sel punta a mantenere la propria identità”.
E POI C’È CHI, un’identità culturale, vorrebbe ritrovarla, o almeno fare chiarezza. “La cosa più divertente della giornata di oggi – scrive il democratico Pippo Civati sul suo blog – è che tutti negano di volersi alleare con l’Udc. Anche molti democratici che fino a qualche giorno fa volevano aprire a tutti i costi a quelli che definiscono moderati, ora precisano, smorzano, trattano e ritrattano. Sta a vedere che l’ho proposta io, ‘di persona, personalmente’, l’alleanza con l’Udc”. La formula per un centrosinistra unito nessuno sembra averla in tasca. Forse Vendola esprimerà un desiderio a San Lorenzo, durante l’evento pugliese “Calice di Stelle” che da ieri pomeriggio è il post più in vista sulla sua pagina Face-book. Alleanze e polemiche meglio lasciarle indietro.



Nammobbene! Ci siamo persi anche Vendola,per seguire i fuori di testa del Pd ammiccherebbe anche lui a piercasinando,dovesse concretizzarsi il progetto ci sarebbe da ridere per non piangere,chissà quali politiche potrebbero organizzare,essendo praticamente l'antitesi di loro stessi.

E dire che il Sel un tempo si spacciava come forza di sinistra....

&& S.I. &&


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